La dimensione dell’isola, per i Greci, è comune, condivisa e per certi versi scontata; come tale, così, essa non produce immediatamente una categoria specifica della descrizione etnografica né un parametro generale che riconduca un tratto fisico, un’abitudine comportamentale, una pratica sociale al solo e nudo dato geografico dell’insularità. Essere isolani, insomma, non significa di per sé essere altri. L’insularità però diventa di nuovo elemento dirimente quando ci si sposti dal piano di realtà a quello delle immaginazioni, quando cioè sulla descrizione prevale la proiezione intellettuale che sconfina in un’etnografia solo immaginaria e da questa giunge all’utopia. In tal senso sono rivelatrici alcune pagine dei primi libri di Diodoro Siculo, su cui si intende concentrare l’attenzione. Le molte isole del terzo libro individuano specificità zoologiche, alimentari, cultuali; le isole delle Amazzoni, sorta di variante in un tema mitografico complesso, descrivono un mondo chiuso per molti versi paradigma di alterità; l’isola degli Iperborei e l’isola visitata da Iambulo, infine, rappresentano due mondi felici e impossibili in cui i codici e il linguaggio dell’osservazione etnografica sono prestati all’elaborazione di una prospettiva utopica. Nella loro diversità si tratta comunque di casi esemplari in percorsi che a partire da modelli illustri vedono l’isola farsi luogo e condizione quasi necessaria a ricostruzioni ideali.
Insularità, etnografia, utopie. Il caso di Diodoro
DE VIDO, Stefania
2009-01-01
Abstract
La dimensione dell’isola, per i Greci, è comune, condivisa e per certi versi scontata; come tale, così, essa non produce immediatamente una categoria specifica della descrizione etnografica né un parametro generale che riconduca un tratto fisico, un’abitudine comportamentale, una pratica sociale al solo e nudo dato geografico dell’insularità. Essere isolani, insomma, non significa di per sé essere altri. L’insularità però diventa di nuovo elemento dirimente quando ci si sposti dal piano di realtà a quello delle immaginazioni, quando cioè sulla descrizione prevale la proiezione intellettuale che sconfina in un’etnografia solo immaginaria e da questa giunge all’utopia. In tal senso sono rivelatrici alcune pagine dei primi libri di Diodoro Siculo, su cui si intende concentrare l’attenzione. Le molte isole del terzo libro individuano specificità zoologiche, alimentari, cultuali; le isole delle Amazzoni, sorta di variante in un tema mitografico complesso, descrivono un mondo chiuso per molti versi paradigma di alterità; l’isola degli Iperborei e l’isola visitata da Iambulo, infine, rappresentano due mondi felici e impossibili in cui i codici e il linguaggio dell’osservazione etnografica sono prestati all’elaborazione di una prospettiva utopica. Nella loro diversità si tratta comunque di casi esemplari in percorsi che a partire da modelli illustri vedono l’isola farsi luogo e condizione quasi necessaria a ricostruzioni ideali.File | Dimensione | Formato | |
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