Il contributo utilizza gli atti della Giunta (dal 1882 Consiglio: GSS, poi CSS) superiore di statistica, pubblicati negli “Annali di statistica” per ricostruire le diverse posizioni concernenti la natura, gli scopi e l’organizzazione da dare al censimento della popolazione. Per chiarire il contesto e i presupposti di tali discussioni fa il ricorso non solo all’ampia letteratura ormai disponibile sulle vicende amministrative della statistica ufficiale in età liberale, ma anche ai carteggi privati dei principali membri dell’organo consultivo. L’attenzione è prevalentemente concentrata sui problemi legati alle procedure da adottare in fase di rilevazione e di spoglio dei dati e al rapporto tra la principale rilevazione dello stato della popolazione e altre rilevazioni, continue (come l’anagrafe) o di movimento (come la statistica dello stato civile). La scelta della fonte conduce a concentrare prevalentemente l’attenzione sul quindicennio 1871-1886, quella che è stata identificata come l’“età dell’oro” della statistica ufficiale nell’Italia liberale. Nel corso di quegli anni, emerse all’interno della GSS e poi del CSS una contrapposizione fondamentale tra i fautori di una preminenza del registro anagrafico, in quanto principale strumento amministrativo di controllo dei movimenti della popolazione, e coloro che sostenevano invece la funzione specificamente statistica del censimento. Questa contrapposizione aveva il suo presupposto in diverse concezioni della statistica stessa, in quanto strumento diretto di governo piuttosto che elemento pubblico di conoscenza quantitativa della nazione. A queste corrispondevano inoltre prese di posizione diverse sull’opportunità o meno di utilizzare il censimento per indagare alcuni aspetti piuttosto che altri, e diverse soluzioni ai problemi di inefficienza e disomogeneità delle procedure di rilevazione adottate, tanto nei rapporti con gli organismi periferici (Comuni e Prefetture), quanto nell’organizzazione del lavoro statistico all’interno dell’ufficio centrale. Lungi dal rappresentare una curiosità storica, tali discussioni consentono di seguire nel dettaglio il modo in cui una moderna concezione delle funzioni del censimento e della sua corretta organizzazione emerse in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento.

Il dibattito sull'organizzazione dei primi censimenti unitari negli atti della Giunta e del Consiglio superiore di statistica.

FAVERO, Giovanni
2012-01-01

Abstract

Il contributo utilizza gli atti della Giunta (dal 1882 Consiglio: GSS, poi CSS) superiore di statistica, pubblicati negli “Annali di statistica” per ricostruire le diverse posizioni concernenti la natura, gli scopi e l’organizzazione da dare al censimento della popolazione. Per chiarire il contesto e i presupposti di tali discussioni fa il ricorso non solo all’ampia letteratura ormai disponibile sulle vicende amministrative della statistica ufficiale in età liberale, ma anche ai carteggi privati dei principali membri dell’organo consultivo. L’attenzione è prevalentemente concentrata sui problemi legati alle procedure da adottare in fase di rilevazione e di spoglio dei dati e al rapporto tra la principale rilevazione dello stato della popolazione e altre rilevazioni, continue (come l’anagrafe) o di movimento (come la statistica dello stato civile). La scelta della fonte conduce a concentrare prevalentemente l’attenzione sul quindicennio 1871-1886, quella che è stata identificata come l’“età dell’oro” della statistica ufficiale nell’Italia liberale. Nel corso di quegli anni, emerse all’interno della GSS e poi del CSS una contrapposizione fondamentale tra i fautori di una preminenza del registro anagrafico, in quanto principale strumento amministrativo di controllo dei movimenti della popolazione, e coloro che sostenevano invece la funzione specificamente statistica del censimento. Questa contrapposizione aveva il suo presupposto in diverse concezioni della statistica stessa, in quanto strumento diretto di governo piuttosto che elemento pubblico di conoscenza quantitativa della nazione. A queste corrispondevano inoltre prese di posizione diverse sull’opportunità o meno di utilizzare il censimento per indagare alcuni aspetti piuttosto che altri, e diverse soluzioni ai problemi di inefficienza e disomogeneità delle procedure di rilevazione adottate, tanto nei rapporti con gli organismi periferici (Comuni e Prefetture), quanto nell’organizzazione del lavoro statistico all’interno dell’ufficio centrale. Lungi dal rappresentare una curiosità storica, tali discussioni consentono di seguire nel dettaglio il modo in cui una moderna concezione delle funzioni del censimento e della sua corretta organizzazione emerse in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento.
2012
XII/2
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