Decreto 'salva calcio': effetti nel bilancio delle società sportive alla luce dei recenti interventi legislativi

Nel corso del 2005 il nostro Legislatore ha approvato una serie di provvedimenti finalizzati a rimuovere gli effetti distorsivi prodotti nei bilanci delle società sportive, in applicazione delle disposizioni previste dal c.d. «decreto salva calcio», introdotto con la L. 27/2003. Tale provvedimento – già affrontato nei contributi prima di Onesti/Romano, poi di Busardò, pubblicati in questa Rivista nel 2004, e, più recentemente, da Regoliosi nel 2006 – è stato oggetto di indagine da parte delle Autorità europee che hanno aperto due procedure di inchiesta, una diretta a verificare se la legge costituiva aiuti di stato a favore delle società calcistiche, l’altra per sospette infrazioni ai principi stabiliti nelle direttive europee in materia contabile. Dopo un lungo braccio di ferro tra Governo italiano e Commissione europea, entrambe le procedure sono state chiuse. Il tutto è avvenuto nel corso del 2005, prendendo atto degli interventi correttivi introdotti dalle Autorità italiane che hanno di fatto finito con lo sterilizzare i contenuti e gli effetti del «decreto salva calcio», imponendo il ripristino della corretta situazione contabile che si avrebbe avuto senza l’applicazione di questa disposizione. Il lavoro in esame, dopo aver illustrato sinteticamente gli effetti prodotti e quelli realmente attesi dall’applicazione dello stesso «decreto salva calcio», affronta le problematiche derivanti dalla rimozione di tali effetti nei bilanci di esercizio di queste società. In particolare, il contributo si pone l’obiettivo, da un lato di analizzare le soluzioni contabili compatibili con il disposto della norma, che impone la rimozione di tali effetti (art. 6 c. 2 L. 168/2005) entro l’esercizio in corso al 31.12.2006, dall’altro di osservare quali potrebbero essere le possibili ripercussioni sulla solidità e sull’equilibrio economico-finanziario dei club che hanno adottato il decreto nel 2003.