Il lavoro di tesi, finanziato dall’Agenzia della Protezione Ambientale della Regione Veneto (ARPAV) attraverso il Progetto I.S.PER.I.A., ha affrontato problematiche inerenti l’implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) da parte di organismi istituzionali tecnici in relazione al controllo delle sostanze pericolose immesse nell’ambiente acquatico della Regione Veneto. L’attenzione è stata posta innanzitutto sulla definizione di buono stato chimico dall’ambiente acquatico, descritto dalla legislazione nazionale che recepisce ed implementa quella europea, e ai conseguenti concetti di “inquinante” e “sostanza pericolosa e/o prioritaria”. Questi concetti sono legati alle proprietà di tossicità, persistenza e bioaccumulo delle sostanze in questione con le relative conseguenze dovute alle interazioni una volta immesse nell’ambiente idrico. Sono stati presi in considerazione criteri per l’aggiustamento dei piani di monitoraggio, per l’adeguamento dei laboratori analitici di controllo e per una caratterizzazione del territorio con lo scopo di aver una maggior conoscenza degli effettivi problemi ambientali. Di conseguenza un’approfondita consapevolezza delle esigenze necessarie, per un maggiore controllo delle fonti di pressione d’inquinamento, diventa obiettivo primario di protezione ambientale. Nello specifico, le tematiche affrontate dal lavoro di tesi hanno riguardato in un primo momento l’aspetto prettamente chimico-analitico, seguito da una indagine territoriale calata nella realtà regionale. Innanzitutto è stato sviluppato un metodo multiresiduale rapido ed efficiente per la determinazione simultanea di anilina, nitrobenzene, e loro derivati clorurati (cloroaniline e cloronitrobenzeni), considerati dalla legislazione nazionale sostanze pericolose per l’ambiente idrico. Il metodo adotta l’estrazione SPE in ambiente basico con conseguente analisi in GC-MS senza alcun tipo di derivatizzazione. Una validazione della procedura in termini di linearità, recupero, ripetibilità e robustezza, nonché una preliminare valutazione dell’incertezza, si sono rese necessarie per l’applicazione del metodo a livello di agenzia di controllo e laboratorio di analisi di routine su matrici ambientali. Lo stesso metodo è stato testato su matrici ambientali reali per verificarne la fattibilità e per indagare sulla presenza di queste sostanze come inquinanti dell’ambiente acquatico della regione. L’esigenza data dalla Direttiva Quadro di ottenere un buono stato chimico, sia per acque superficiali che per acque sotterranee, ha spinto allo sviluppo di ulteriori indagini legate alla problematica di nuovi inquinanti organici che in qualche modo influenzano la qualità dell’ecosistema acquatico. L’attenzione si è quindi concentrata su una classe di sostanze affine, per caratteristiche chimiche, a quelle già considerate: derivati azotati dei benzotrifluoruri (BTFs). La conoscenza in letteratura di un episodio di inquinamento della falda idrica dovuta ad alcune di queste di sostanze nella zona del Vicentino e risalente alla fine degli anni settanta, ha permesso di riconsiderare l’evento per verificare la situazione attuale nelle zone interessate dalla passata contaminazione. Le tecnologie d’indagine odierne, sia chimico-analitiche che territoriali, hanno permesso di riprendere il caso e studiarlo in modo maggiormente approfondito partendo dai pochi e disomogenei dati di cui si era in possesso. E’ stato quindi possibile elaborare in modo maggiormente dettagliato i dati storici disponibili e quindi successivamente è stato possibile sviluppare specifici metodi di determinazione analitica partendo da alcune modifiche della procedura già considerata per l’analisi di cloroaniline e cloronitrobenzeni. I risultati hanno permesso di confrontare la situazione passata con quella attuale, di individuare la presenza di ulteriori contaminanti non descritti dalla letteratura come inquinanti ambientali e di identificarne una loro tracciabilità nel territorio. La persistenza ambientale di tali sostanze, riscontrabili in alcuni casi in considerevole quantità anche a distanza di decenni, e la propagazione di queste sostanze a livello di falda acquifera nella zona della Valleagno, pone la questione di quanto sia importante rivalutare e non tracurare eventi passati poiché il territorio può fungere da archivio di contaminazione chimica ambientale. Infine il lavoro di tesi ha affrontato problematiche connesse alla tossicità ambientale di alcune di queste sostanze indagando, seppur in modo preliminare attraverso test ecotossicologici effettuati sul tre livelli trofici diversi, sulla reale pericolosità intrinseca delle sostanze pure.
Priority chemical substances in environmental waters under the implementation of the Water Framework Directive / Lava, Roberto. - (2010 Jan 25).
Priority chemical substances in environmental waters under the implementation of the Water Framework Directive
Lava, Roberto
2010-01-25
Abstract
Il lavoro di tesi, finanziato dall’Agenzia della Protezione Ambientale della Regione Veneto (ARPAV) attraverso il Progetto I.S.PER.I.A., ha affrontato problematiche inerenti l’implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) da parte di organismi istituzionali tecnici in relazione al controllo delle sostanze pericolose immesse nell’ambiente acquatico della Regione Veneto. L’attenzione è stata posta innanzitutto sulla definizione di buono stato chimico dall’ambiente acquatico, descritto dalla legislazione nazionale che recepisce ed implementa quella europea, e ai conseguenti concetti di “inquinante” e “sostanza pericolosa e/o prioritaria”. Questi concetti sono legati alle proprietà di tossicità, persistenza e bioaccumulo delle sostanze in questione con le relative conseguenze dovute alle interazioni una volta immesse nell’ambiente idrico. Sono stati presi in considerazione criteri per l’aggiustamento dei piani di monitoraggio, per l’adeguamento dei laboratori analitici di controllo e per una caratterizzazione del territorio con lo scopo di aver una maggior conoscenza degli effettivi problemi ambientali. Di conseguenza un’approfondita consapevolezza delle esigenze necessarie, per un maggiore controllo delle fonti di pressione d’inquinamento, diventa obiettivo primario di protezione ambientale. Nello specifico, le tematiche affrontate dal lavoro di tesi hanno riguardato in un primo momento l’aspetto prettamente chimico-analitico, seguito da una indagine territoriale calata nella realtà regionale. Innanzitutto è stato sviluppato un metodo multiresiduale rapido ed efficiente per la determinazione simultanea di anilina, nitrobenzene, e loro derivati clorurati (cloroaniline e cloronitrobenzeni), considerati dalla legislazione nazionale sostanze pericolose per l’ambiente idrico. Il metodo adotta l’estrazione SPE in ambiente basico con conseguente analisi in GC-MS senza alcun tipo di derivatizzazione. Una validazione della procedura in termini di linearità, recupero, ripetibilità e robustezza, nonché una preliminare valutazione dell’incertezza, si sono rese necessarie per l’applicazione del metodo a livello di agenzia di controllo e laboratorio di analisi di routine su matrici ambientali. Lo stesso metodo è stato testato su matrici ambientali reali per verificarne la fattibilità e per indagare sulla presenza di queste sostanze come inquinanti dell’ambiente acquatico della regione. L’esigenza data dalla Direttiva Quadro di ottenere un buono stato chimico, sia per acque superficiali che per acque sotterranee, ha spinto allo sviluppo di ulteriori indagini legate alla problematica di nuovi inquinanti organici che in qualche modo influenzano la qualità dell’ecosistema acquatico. L’attenzione si è quindi concentrata su una classe di sostanze affine, per caratteristiche chimiche, a quelle già considerate: derivati azotati dei benzotrifluoruri (BTFs). La conoscenza in letteratura di un episodio di inquinamento della falda idrica dovuta ad alcune di queste di sostanze nella zona del Vicentino e risalente alla fine degli anni settanta, ha permesso di riconsiderare l’evento per verificare la situazione attuale nelle zone interessate dalla passata contaminazione. Le tecnologie d’indagine odierne, sia chimico-analitiche che territoriali, hanno permesso di riprendere il caso e studiarlo in modo maggiormente approfondito partendo dai pochi e disomogenei dati di cui si era in possesso. E’ stato quindi possibile elaborare in modo maggiormente dettagliato i dati storici disponibili e quindi successivamente è stato possibile sviluppare specifici metodi di determinazione analitica partendo da alcune modifiche della procedura già considerata per l’analisi di cloroaniline e cloronitrobenzeni. I risultati hanno permesso di confrontare la situazione passata con quella attuale, di individuare la presenza di ulteriori contaminanti non descritti dalla letteratura come inquinanti ambientali e di identificarne una loro tracciabilità nel territorio. La persistenza ambientale di tali sostanze, riscontrabili in alcuni casi in considerevole quantità anche a distanza di decenni, e la propagazione di queste sostanze a livello di falda acquifera nella zona della Valleagno, pone la questione di quanto sia importante rivalutare e non tracurare eventi passati poiché il territorio può fungere da archivio di contaminazione chimica ambientale. Infine il lavoro di tesi ha affrontato problematiche connesse alla tossicità ambientale di alcune di queste sostanze indagando, seppur in modo preliminare attraverso test ecotossicologici effettuati sul tre livelli trofici diversi, sulla reale pericolosità intrinseca delle sostanze pure.File | Dimensione | Formato | |
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