L’occupazione della Grecia da parte italiana negli anni 1941-1943, resta a tutt’oggi un territorio sostanzialmente inesplorato, per non dire dimenticato, nell’ambito delle occupazioni italiane della seconda guerra mondiale. Se è possibile oggi fare un discorso generale sui motivi che hanno portato a non avere una buona e ampia storiografia delle occupazioni italiane, risulta più complesso addentrarsi nella “foresta di fantasmi” che ricopre l’occupazione della Grecia. La produzione memorialistica edita è assai limitata, mentre quella inedita oltre ad avere dei limiti di consultazione è costituita in modo particolare da memoriali scritti a molti anni di distanza. Parallelamente, e quasi conseguentemente, le opere storiografiche sono assai rare e non esaustive. Quest’occupazione si presenta così come una sorta di parentesi della memoria, compressa tra la guerra guerreggiata: 28 ottobre 1940-23 aprile 1941, e ciò che accade a cavallo e in seguito all’8 settembre 1943. Se escludiamo lo scalpore destato dal processo a Renzo Renzi e Guido Aristarco per vilipendio delle forze armate, nel 1953, si può dire che l’intero periodo d’occupazione giaccia comodamente dimenticato in uno dei tanti scantinati della storia nazionale. Dopo la fine della guerra il 23 aprile 1941, i primi ad invadere ed occupare il territorio greco saranno i tedeschi. Forti del contributo determinante al raggiungimento dell’armistizio eserciteranno un peso tutt’altro che trascurabile sul governo collaborazionista greco. La penetrazione italiana inizierà solo tra la fine di maggio e i primi di giugno, e per alcune zone si svolgerà in modo particolarmente lento non soltanto per la scarsità dei mezzi di trasporto, ma anche per le estenuanti trattative con i vari comandi tedeschi, tutt’altro che comodi alleati in questa circostanza. La stessa creazione di un governo greco collaborazionista responsabile dell’amministrazione civile, ha come promotori i tedeschi, ai quali gli italiani si associano pur preferendo una soluzione più radicale (assunzione totale dei poteri da parte dei militari, cosa per altro difficilmente sostenibile anche in termine di impiego delle forze). Questa decisione comporterà l’invio in Grecia di due Plenipotenziari dipendenti dai rispettivi Ministeri degli Esteri, Altenburg per i tedeschi e Ghigi per gli italiani; il compito di Ghigi sarà di mantenere i rapporti con il governo greco, mentre resterà al comandante dell’Armata in Grecia la gestione del territorio, l’emanazione di bandi e così via. Il compito del comandante militare andrà quindi sviluppandosi in due direzione principali, l’organizzazione del territorio per il mantenimento dell’ordine e lo sfruttamento delle risorse; e la difesa militare di questa nuova conquista nell’ambito più complessivo della guerra mondiale. Questi due aspetti risultano solo parzialmente differenziabili, in quanto la gestione e lo sfruttamento delle popolazioni sottomesse fanno un tutt’uno con la necessità di difendere i territori acquisiti. In Grecia la situazione si rivela però un po’ anomala, in quanto le condizioni alimentari gravissime e la povertà del suolo e dell’industria trasformano questo paese da fonte di energia per alimentare le fornaci della guerra dell’Asse, a paese con forte bisogno di sostentamento da parte degli occupanti. Anomalia che si rifletterà sull’ordine pubblico sempre minato da possibili sollevazioni popolari. Sollevazioni inizialmente molto lontane da ciò che abitualmente chiamiamo Resistenza, che vedrà la luce in forme più o meno organizzate solo a partire dal 1942. Questo studio pertanto si prefigge di analizzare il particolare rapporto tra l’organizzazione dell’occupazione e i tentativi di dominare una situazione compromessa da una forte crisi alimentare e un costante confronto/scontro con l’alleato tedesco; limitando il campo in modo particolare all’ambiente militare. Limitazione giustificata sia dall’ampiezza del ruolo delle Forze Armate in questo settore, che vanno spesso a supplire deficienze politiche ancora maggiori di quelle strutturali proprie all’esercito italiano in questo periodo; sia per la diffusa convinzione che il territorio greco, anche dopo l’armistizio, continuasse a rappresentare una zona di guerra; sia per la disponibilità delle fonti sull’argomento. Questa prospettiva ha pertanto permesso di individuare alcuni punti di frizione, nella conduzione dell’occupazione tra militari e politici, e quindi tra fini prossimi e fini lontani nel tempo, che vanno spesso al di là delle dinamiche createsi nello stesso territorio di occupazione per arrivare fino all’altra sponda dell’Adriatico, a Roma. Momento forse più emblematico di questo rapporto tra autorità italiane d’occupazione, relazione con i tedeschi, inserimento della vicenda greca nelle dinamiche dirette delle operazioni belliche è quello che possiamo chiamare “scandalo Geloso”; ovvero l’inchiesta interna avviata dal Comando Supremo al fine di accertare episodi di malcostume e di corruzione a carico del comandante dell’Armata e dei suoi sottoposti. Questi documenti permettono di indagare trasversalmente sull’operato delle truppe di occupazione, ma anche sulla mentalità dell’occupante, gli sviluppi di interessanti giochi di potere romani, la precarietà dello stato fascista italiano, la classe militare investita, come già in altre circostanze, di forti poteri politici. L’inchiesta ha inizio il giorno 2 maggio 1943, ed è affidata all’ammiraglio Domenico Cavagnari, dal Comando Supremo e precisamente dal generale Ambrosio,capo di stato maggiore generale. Non è chiaro da dove e come sia nata l’inchiesta, è chiaro però che è stata istruita con gran fretta e senza avere carattere ufficiale. Compito di Cavagnari sarà quello di verificare le responsabilità di Geloso e Tripiccione riguardo i presunti affari illeciti degli stessi e dei loro sottoposti. Sembra infatti, che tra il corpo ufficiali fossero in atto speculazioni di vario tipo e varia entità e soprattutto mantenessero un comportamento moralmente inaccettabile ,intrattenendo relazioni amorose con donne greche di dubbia provenienza. E qui arriviamo ad un altro punto fondamentale, che a nostro avviso determina l’oblio di quest’occupazione, che è quello del confronto tra storia e memoria, tra ciò che è successo e ciò che si è ricordato. Un confronto spesso impari, che non si risolve solo nella rimozione degli eventuali crimini commessi in questi luoghi, o nella particolare vicinanza dei soldati alle popolazioni locali, e che ha come perno l’esperienza sconcertante della fame e della carestia, punto di partenza di ogni dinamica sviluppatasi in quest’occupazione e ferita indelebile nella memoria dei sopravvissuti. Questo lavoro si propone di entrare nelle maglie dell’occupazione italiana, in modo particolare per quanto riguarda il ruolo ricoperto dai militari nella loro opera di penetrazione e controllo del territorio con differenze tra zona e zona, facendo attenzione ad aspetti fin’ora trascurati, come la gestione della truppa, la conduzione dei rastrellamenti, la giustizia militare; nella convinzione che un quadro sia incompleto senza la sua cornice.
L'occupazione dimenticata: gli italiani in Grecia 1941-1943 / Bregantin, Lisa. - (2010 Mar 05).
L'occupazione dimenticata: gli italiani in Grecia 1941-1943
Bregantin, Lisa
2010-03-05
Abstract
L’occupazione della Grecia da parte italiana negli anni 1941-1943, resta a tutt’oggi un territorio sostanzialmente inesplorato, per non dire dimenticato, nell’ambito delle occupazioni italiane della seconda guerra mondiale. Se è possibile oggi fare un discorso generale sui motivi che hanno portato a non avere una buona e ampia storiografia delle occupazioni italiane, risulta più complesso addentrarsi nella “foresta di fantasmi” che ricopre l’occupazione della Grecia. La produzione memorialistica edita è assai limitata, mentre quella inedita oltre ad avere dei limiti di consultazione è costituita in modo particolare da memoriali scritti a molti anni di distanza. Parallelamente, e quasi conseguentemente, le opere storiografiche sono assai rare e non esaustive. Quest’occupazione si presenta così come una sorta di parentesi della memoria, compressa tra la guerra guerreggiata: 28 ottobre 1940-23 aprile 1941, e ciò che accade a cavallo e in seguito all’8 settembre 1943. Se escludiamo lo scalpore destato dal processo a Renzo Renzi e Guido Aristarco per vilipendio delle forze armate, nel 1953, si può dire che l’intero periodo d’occupazione giaccia comodamente dimenticato in uno dei tanti scantinati della storia nazionale. Dopo la fine della guerra il 23 aprile 1941, i primi ad invadere ed occupare il territorio greco saranno i tedeschi. Forti del contributo determinante al raggiungimento dell’armistizio eserciteranno un peso tutt’altro che trascurabile sul governo collaborazionista greco. La penetrazione italiana inizierà solo tra la fine di maggio e i primi di giugno, e per alcune zone si svolgerà in modo particolarmente lento non soltanto per la scarsità dei mezzi di trasporto, ma anche per le estenuanti trattative con i vari comandi tedeschi, tutt’altro che comodi alleati in questa circostanza. La stessa creazione di un governo greco collaborazionista responsabile dell’amministrazione civile, ha come promotori i tedeschi, ai quali gli italiani si associano pur preferendo una soluzione più radicale (assunzione totale dei poteri da parte dei militari, cosa per altro difficilmente sostenibile anche in termine di impiego delle forze). Questa decisione comporterà l’invio in Grecia di due Plenipotenziari dipendenti dai rispettivi Ministeri degli Esteri, Altenburg per i tedeschi e Ghigi per gli italiani; il compito di Ghigi sarà di mantenere i rapporti con il governo greco, mentre resterà al comandante dell’Armata in Grecia la gestione del territorio, l’emanazione di bandi e così via. Il compito del comandante militare andrà quindi sviluppandosi in due direzione principali, l’organizzazione del territorio per il mantenimento dell’ordine e lo sfruttamento delle risorse; e la difesa militare di questa nuova conquista nell’ambito più complessivo della guerra mondiale. Questi due aspetti risultano solo parzialmente differenziabili, in quanto la gestione e lo sfruttamento delle popolazioni sottomesse fanno un tutt’uno con la necessità di difendere i territori acquisiti. In Grecia la situazione si rivela però un po’ anomala, in quanto le condizioni alimentari gravissime e la povertà del suolo e dell’industria trasformano questo paese da fonte di energia per alimentare le fornaci della guerra dell’Asse, a paese con forte bisogno di sostentamento da parte degli occupanti. Anomalia che si rifletterà sull’ordine pubblico sempre minato da possibili sollevazioni popolari. Sollevazioni inizialmente molto lontane da ciò che abitualmente chiamiamo Resistenza, che vedrà la luce in forme più o meno organizzate solo a partire dal 1942. Questo studio pertanto si prefigge di analizzare il particolare rapporto tra l’organizzazione dell’occupazione e i tentativi di dominare una situazione compromessa da una forte crisi alimentare e un costante confronto/scontro con l’alleato tedesco; limitando il campo in modo particolare all’ambiente militare. Limitazione giustificata sia dall’ampiezza del ruolo delle Forze Armate in questo settore, che vanno spesso a supplire deficienze politiche ancora maggiori di quelle strutturali proprie all’esercito italiano in questo periodo; sia per la diffusa convinzione che il territorio greco, anche dopo l’armistizio, continuasse a rappresentare una zona di guerra; sia per la disponibilità delle fonti sull’argomento. Questa prospettiva ha pertanto permesso di individuare alcuni punti di frizione, nella conduzione dell’occupazione tra militari e politici, e quindi tra fini prossimi e fini lontani nel tempo, che vanno spesso al di là delle dinamiche createsi nello stesso territorio di occupazione per arrivare fino all’altra sponda dell’Adriatico, a Roma. Momento forse più emblematico di questo rapporto tra autorità italiane d’occupazione, relazione con i tedeschi, inserimento della vicenda greca nelle dinamiche dirette delle operazioni belliche è quello che possiamo chiamare “scandalo Geloso”; ovvero l’inchiesta interna avviata dal Comando Supremo al fine di accertare episodi di malcostume e di corruzione a carico del comandante dell’Armata e dei suoi sottoposti. Questi documenti permettono di indagare trasversalmente sull’operato delle truppe di occupazione, ma anche sulla mentalità dell’occupante, gli sviluppi di interessanti giochi di potere romani, la precarietà dello stato fascista italiano, la classe militare investita, come già in altre circostanze, di forti poteri politici. L’inchiesta ha inizio il giorno 2 maggio 1943, ed è affidata all’ammiraglio Domenico Cavagnari, dal Comando Supremo e precisamente dal generale Ambrosio,capo di stato maggiore generale. Non è chiaro da dove e come sia nata l’inchiesta, è chiaro però che è stata istruita con gran fretta e senza avere carattere ufficiale. Compito di Cavagnari sarà quello di verificare le responsabilità di Geloso e Tripiccione riguardo i presunti affari illeciti degli stessi e dei loro sottoposti. Sembra infatti, che tra il corpo ufficiali fossero in atto speculazioni di vario tipo e varia entità e soprattutto mantenessero un comportamento moralmente inaccettabile ,intrattenendo relazioni amorose con donne greche di dubbia provenienza. E qui arriviamo ad un altro punto fondamentale, che a nostro avviso determina l’oblio di quest’occupazione, che è quello del confronto tra storia e memoria, tra ciò che è successo e ciò che si è ricordato. Un confronto spesso impari, che non si risolve solo nella rimozione degli eventuali crimini commessi in questi luoghi, o nella particolare vicinanza dei soldati alle popolazioni locali, e che ha come perno l’esperienza sconcertante della fame e della carestia, punto di partenza di ogni dinamica sviluppatasi in quest’occupazione e ferita indelebile nella memoria dei sopravvissuti. Questo lavoro si propone di entrare nelle maglie dell’occupazione italiana, in modo particolare per quanto riguarda il ruolo ricoperto dai militari nella loro opera di penetrazione e controllo del territorio con differenze tra zona e zona, facendo attenzione ad aspetti fin’ora trascurati, come la gestione della truppa, la conduzione dei rastrellamenti, la giustizia militare; nella convinzione che un quadro sia incompleto senza la sua cornice.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Tesi Occupazione Grecia
Tipologia:
Tesi di dottorato
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