Nel periodo compreso tra il 1969 e il 1981 la polizia fu attraversata da un movimento democratico che si pose l'obbiettivo di condurre l’istituzione ad una riforma profonda che garantisse la smilitarizzazione ed il sindacato. Il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza era un organismo militare e tutti i suoi appartenenti erano sottoposti ad una rigida disciplina. La vita dei poliziotti era particolarmente difficile: paghe basse, addestramento inadeguato, dure condizioni di lavoro e mancanza di democrazia. All’interno di un corpo separato dalla società civile qualsiasi lagnanza degli agenti nei confronti dell'istituzione era destinata a spegnersi sotto la minaccia di punizioni e trasferimenti. Parallelamente, l’operato e la gestione della polizia furono spesso oggetto di dure critiche sia dentro che fuori il Parlamento: eccessiva prossimità con il potere politico, militarismo, pervasività, faziosità, scarsa professionalità, inefficienza e brutalità furono le accuse più frequenti. Il movimento nacque in questo contesto alla fine degli anni Sessanta con pochi e chiari obiettivi: smilitarizzazione, riforma, sindacalizzazione e democratizzazione della polizia. In pochi anni, grazie ad una frenetica attività clandestina e alla collaborazione della rivista «Ordine Pubblico» e del suo direttore Franco Fedeli, le adesioni all’organizzazione crebbero vertiginosamente. Dopo aver creato una solida rete di comitati locali e aver raccolto migliaia di simpatizzanti tra i poliziotti, il movimento uscì allo scoperto alla fine del 1974. La campagna d’informazione dei poliziotti democratici (che evidenziò tutte le storture dell’istituzione) fu osteggiata dalla parte più conservatrice della Democrazia Cristiana e dalle destre. Le reazioni dei vertici della polizia e del Ministero dell’Interno non tardarono ad arrivare: provvedimenti repressivi (punizioni, trasferimenti, licenziamenti e carcere militare) colpirono tutti i membri più attivi dell’organizzazione. Questi espedienti, tuttavia, non riuscirono a fermare il movimento. Rompendo la tradizionale separazione con la società e mostrando una notevole maturità democratica, i poliziotti diedero vita ad una intensa attività di informazione (articoli sulla stampa, convegni, assemblee, riunioni nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro) rivolta ai lavoratori e alla cittadinanza. Nel 1976, dopo centinaia di incontri pubblici in tutto il Paese, gli agenti democratici riuscirono ad imporre nel dibattito politico il tema della smilitarizzazione e della sindacalizzazione della polizia, ottenendo dal Governo la promessa di una rapida riforma. Nonostante ciò, il provvedimento tanto atteso giunse soltanto diversi anni dopo, nell’aprile del 1981 (legge 121/81), e rispose solo in parte alle richieste del movimento.
Per una polizia nuova : il movimento per la smilitarizzazione e per la riforma della Pubblica Sicurezza in Italia (1969-1981) / Di Giorgio, Michele. - (2016 Jul 07).
Per una polizia nuova : il movimento per la smilitarizzazione e per la riforma della Pubblica Sicurezza in Italia (1969-1981)
Di Giorgio, Michele
2016-07-07
Abstract
Nel periodo compreso tra il 1969 e il 1981 la polizia fu attraversata da un movimento democratico che si pose l'obbiettivo di condurre l’istituzione ad una riforma profonda che garantisse la smilitarizzazione ed il sindacato. Il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza era un organismo militare e tutti i suoi appartenenti erano sottoposti ad una rigida disciplina. La vita dei poliziotti era particolarmente difficile: paghe basse, addestramento inadeguato, dure condizioni di lavoro e mancanza di democrazia. All’interno di un corpo separato dalla società civile qualsiasi lagnanza degli agenti nei confronti dell'istituzione era destinata a spegnersi sotto la minaccia di punizioni e trasferimenti. Parallelamente, l’operato e la gestione della polizia furono spesso oggetto di dure critiche sia dentro che fuori il Parlamento: eccessiva prossimità con il potere politico, militarismo, pervasività, faziosità, scarsa professionalità, inefficienza e brutalità furono le accuse più frequenti. Il movimento nacque in questo contesto alla fine degli anni Sessanta con pochi e chiari obiettivi: smilitarizzazione, riforma, sindacalizzazione e democratizzazione della polizia. In pochi anni, grazie ad una frenetica attività clandestina e alla collaborazione della rivista «Ordine Pubblico» e del suo direttore Franco Fedeli, le adesioni all’organizzazione crebbero vertiginosamente. Dopo aver creato una solida rete di comitati locali e aver raccolto migliaia di simpatizzanti tra i poliziotti, il movimento uscì allo scoperto alla fine del 1974. La campagna d’informazione dei poliziotti democratici (che evidenziò tutte le storture dell’istituzione) fu osteggiata dalla parte più conservatrice della Democrazia Cristiana e dalle destre. Le reazioni dei vertici della polizia e del Ministero dell’Interno non tardarono ad arrivare: provvedimenti repressivi (punizioni, trasferimenti, licenziamenti e carcere militare) colpirono tutti i membri più attivi dell’organizzazione. Questi espedienti, tuttavia, non riuscirono a fermare il movimento. Rompendo la tradizionale separazione con la società e mostrando una notevole maturità democratica, i poliziotti diedero vita ad una intensa attività di informazione (articoli sulla stampa, convegni, assemblee, riunioni nelle fabbriche e sui luoghi di lavoro) rivolta ai lavoratori e alla cittadinanza. Nel 1976, dopo centinaia di incontri pubblici in tutto il Paese, gli agenti democratici riuscirono ad imporre nel dibattito politico il tema della smilitarizzazione e della sindacalizzazione della polizia, ottenendo dal Governo la promessa di una rapida riforma. Nonostante ciò, il provvedimento tanto atteso giunse soltanto diversi anni dopo, nell’aprile del 1981 (legge 121/81), e rispose solo in parte alle richieste del movimento.File | Dimensione | Formato | |
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