NOTA: La tesi è stata aggiornata e resa disponibile in: https://www.academia.edu/36787236/_Epistole_della_guerra_di_Luigi_da_Porto._Edizione_critica (giugno 2018). - Oggetto dello studio sono le Epistole della guerra di Luigi (Alvise) Da Porto, in cui si narrano la guerra della Lega di Cambrai e le vicende dell'autore, che vi prese parte; composte da 69 lettere suddivise in due libri preceduti ognuno da un proemio, rimasero incompiute probabilmente a causa della morte di Alvise, avvenuta nel 1529. L'opera è stata pubblicata integralmente una sola volta, con criteri non filologici, sotto il titolo di Lettere storielle da Bartolomeo Bressan (Firenze, Le Monnier, 1857); il nuovo titolo le è stato attribuito sulla base dei codici. La tesi è divisa in due parti: la nota al testo e l'edizione critica delle lettere, le cui varianti possono leggersi a pie' di pagina. Ai fini dell'edizione sono stati censiti 16 manoscritti, tre dei quali non hanno potuto essere utilizzati: due perché il proprietario non ne ha consentito la visione, il terzo (di cui fortunatamente si è conservato un apografo) perché disperso agli inizi del Diciannovesimo secolo. Sei tra i codici erano ignoti dalla critica daportiana, e due di essi sono particolarmente importanti. Il primo è il manoscritto C (presso la Biblioteca del Museo Correr di Venezia, segnato P.D. b 109), completo di tutte le lettere e i proemi, antigrafo di un codice da cui hanno avuto origine le edizioni ottocentesche delle Epistole (con l'eccezione di alcune poche lettere derivate da un altro manoscritto); il secondo è il codice M1 (presso la Biblioteca Marciana di Venezia, segnato It. VII. 610 "8686"), portatore di varianti d'autore molto interessanti e sconosciute al resto della tradizione. Sono state censite anche le stampe. Quelle moderne non sono state impiegate nell'edizione perché tratte da manoscritti noti, mentre l'unica stampa antica (quattro epistole, di cui tre cucite assieme come se si trattasse di un'unica lettera, pubblicate nella raccolta Lettere di principi, le quali ò si scrivono da principi, ò à principi, o ragionan di principi, vol I, a cura di Girolamo Ruscelli, Venezia, Ziletti, 1562 e ristampe successive) è troppo esigua ma soprattutto troppo corrotta per essere utilizzata positivamente (è comunque apparentata a M1). I testimoni si possono raccogliere in quattro gruppi: quello di C e i suoi discendenti, quello di Al (codice della Biblioteca Ambrosiana di Milano, segnato I 27 inf.) e i suoi discendenti, quello di un subarchetipo a e i suoi discendenti (i manoscritti B, presso la Biblioteca Lolliniana di Belluno, segnato ms 40; e P, presso la Biblioteca Universitaria di Padova, segnato ms 410) e, infine, quello di M1. A causa delle numerose lacune nella tradizione sono stati ricostruiti due stemmi tripartiti, uno per ogni libro in cui si strutturano le Epistole, ciascuno dei quali riconducibile all'archetipo. Il testo del Libro I è stato dato collazionando C, Al e B P; quello del Libro II collazionando C, Al e M1. Nella tesi vengono anche trattate alcune questioni inerenti la composizione dell'opera. Le Epistole della guerra costituiscono un genere a sé, mai più tentato da altri: sono infatti una storia di eventi politici e militari che si sviluppa parallelamente a una vicenda privata (la partecipazione di Da Porto alla guerra) e si intreccia a inserti narrativi di fantasia, legati in modo più o meno stringente agli avvenimenti reali. Come opera storica, però, le Epistole sono imperfette perché contengono talvolta piccoli errori, specie nella cronologia, certamente dovuti alla loro incompiutezza. Sono stati identificati anche alcuni dei destinatari, finora ignoti, delle lettere. Si è infine scoperto che nel proemio al Libro I è contenuta una serrata critica rivolta, senza mai nominarlo, a Paolo Giovio; la critica è straordinariamente precoce, essendo mossa oltre venti anni prima della pubblicazione delle Historiae sui temporis dello storico comasco (Firenze, Torrentino, 1550-1552). Ciononostante, si è potuto dimostrare che i numerosi riferimenti di Da Porto si attagliano solamente a una versione delle Historiae (rimasta fino a oggi inedita) che Giovio intendeva pubblicare nei primi anni '20 del Cinquecento; e inoltre che i due avevano avuto la concreta possibilità di incontrarsi durante l'inverno 1522-1523 (proprio mentre Alvise lavorava alle Epistole) tramite la comune conversazione di Bembo e Ramusio.

Epistole della guerra di Luigi da Porto: edizione critica / Bucella, Andrea. - (2003 Dec 04).

Epistole della guerra di Luigi da Porto: edizione critica

Bucella, Andrea
2003-12-04

Abstract

NOTA: La tesi è stata aggiornata e resa disponibile in: https://www.academia.edu/36787236/_Epistole_della_guerra_di_Luigi_da_Porto._Edizione_critica (giugno 2018). - Oggetto dello studio sono le Epistole della guerra di Luigi (Alvise) Da Porto, in cui si narrano la guerra della Lega di Cambrai e le vicende dell'autore, che vi prese parte; composte da 69 lettere suddivise in due libri preceduti ognuno da un proemio, rimasero incompiute probabilmente a causa della morte di Alvise, avvenuta nel 1529. L'opera è stata pubblicata integralmente una sola volta, con criteri non filologici, sotto il titolo di Lettere storielle da Bartolomeo Bressan (Firenze, Le Monnier, 1857); il nuovo titolo le è stato attribuito sulla base dei codici. La tesi è divisa in due parti: la nota al testo e l'edizione critica delle lettere, le cui varianti possono leggersi a pie' di pagina. Ai fini dell'edizione sono stati censiti 16 manoscritti, tre dei quali non hanno potuto essere utilizzati: due perché il proprietario non ne ha consentito la visione, il terzo (di cui fortunatamente si è conservato un apografo) perché disperso agli inizi del Diciannovesimo secolo. Sei tra i codici erano ignoti dalla critica daportiana, e due di essi sono particolarmente importanti. Il primo è il manoscritto C (presso la Biblioteca del Museo Correr di Venezia, segnato P.D. b 109), completo di tutte le lettere e i proemi, antigrafo di un codice da cui hanno avuto origine le edizioni ottocentesche delle Epistole (con l'eccezione di alcune poche lettere derivate da un altro manoscritto); il secondo è il codice M1 (presso la Biblioteca Marciana di Venezia, segnato It. VII. 610 "8686"), portatore di varianti d'autore molto interessanti e sconosciute al resto della tradizione. Sono state censite anche le stampe. Quelle moderne non sono state impiegate nell'edizione perché tratte da manoscritti noti, mentre l'unica stampa antica (quattro epistole, di cui tre cucite assieme come se si trattasse di un'unica lettera, pubblicate nella raccolta Lettere di principi, le quali ò si scrivono da principi, ò à principi, o ragionan di principi, vol I, a cura di Girolamo Ruscelli, Venezia, Ziletti, 1562 e ristampe successive) è troppo esigua ma soprattutto troppo corrotta per essere utilizzata positivamente (è comunque apparentata a M1). I testimoni si possono raccogliere in quattro gruppi: quello di C e i suoi discendenti, quello di Al (codice della Biblioteca Ambrosiana di Milano, segnato I 27 inf.) e i suoi discendenti, quello di un subarchetipo a e i suoi discendenti (i manoscritti B, presso la Biblioteca Lolliniana di Belluno, segnato ms 40; e P, presso la Biblioteca Universitaria di Padova, segnato ms 410) e, infine, quello di M1. A causa delle numerose lacune nella tradizione sono stati ricostruiti due stemmi tripartiti, uno per ogni libro in cui si strutturano le Epistole, ciascuno dei quali riconducibile all'archetipo. Il testo del Libro I è stato dato collazionando C, Al e B P; quello del Libro II collazionando C, Al e M1. Nella tesi vengono anche trattate alcune questioni inerenti la composizione dell'opera. Le Epistole della guerra costituiscono un genere a sé, mai più tentato da altri: sono infatti una storia di eventi politici e militari che si sviluppa parallelamente a una vicenda privata (la partecipazione di Da Porto alla guerra) e si intreccia a inserti narrativi di fantasia, legati in modo più o meno stringente agli avvenimenti reali. Come opera storica, però, le Epistole sono imperfette perché contengono talvolta piccoli errori, specie nella cronologia, certamente dovuti alla loro incompiutezza. Sono stati identificati anche alcuni dei destinatari, finora ignoti, delle lettere. Si è infine scoperto che nel proemio al Libro I è contenuta una serrata critica rivolta, senza mai nominarlo, a Paolo Giovio; la critica è straordinariamente precoce, essendo mossa oltre venti anni prima della pubblicazione delle Historiae sui temporis dello storico comasco (Firenze, Torrentino, 1550-1552). Ciononostante, si è potuto dimostrare che i numerosi riferimenti di Da Porto si attagliano solamente a una versione delle Historiae (rimasta fino a oggi inedita) che Giovio intendeva pubblicare nei primi anni '20 del Cinquecento; e inoltre che i due avevano avuto la concreta possibilità di incontrarsi durante l'inverno 1522-1523 (proprio mentre Alvise lavorava alle Epistole) tramite la comune conversazione di Bembo e Ramusio.
4-dic-2003
1 n.s. (15)
Italianistica
Bruni, Francesco
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