Le performing arts sono spesso considerate come un settore in perenne crisi, che, per le sue caratteristiche strutturali e il suo ruolo nella società, ha sempre dovuto contare sul supporto pubblico per mantenersi in vita. In Italia, la crisi pluriennale dei teatri d’opera lirica, ha portato ad interrogarsi particolarmente sulle capacità manageriali e sulle scelte strategiche adottate dalle organizzazioni. Il caso che qui viene raccontato, si presenta come un caso di successo, in cui, pur dentro i confini della produzione culturale sovvenzionata dallo stato, una svolta manageriale ha portato ad un sensibile miglioramento in produttività ed efficienza, e a un sostanziale incremento di entrate proprie rispetto ai contributi pubblici. La descrizione e l’analisi del caso, lungi dall’essere presentato come best practice con pretese di generalizzazione, permette una riflessione critica sul management delle arti che parte dalla tensione tra arte e commercio sottolineate inizialmente dalla Frankfort school. In particolare ci si sofferma sulla frustrazione della massa creativa, contraltare dell’esaltazione della classe creativa, e sul ruolo conservativo intrapreso dal management in organizzazioni che hanno nell’ innovazione artistica la loro ragion d’essere.
Reshaping opera : a critical reflection on arts management(2016 Jan 29).
Reshaping opera : a critical reflection on arts management
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2016-01-29
Abstract
Le performing arts sono spesso considerate come un settore in perenne crisi, che, per le sue caratteristiche strutturali e il suo ruolo nella società, ha sempre dovuto contare sul supporto pubblico per mantenersi in vita. In Italia, la crisi pluriennale dei teatri d’opera lirica, ha portato ad interrogarsi particolarmente sulle capacità manageriali e sulle scelte strategiche adottate dalle organizzazioni. Il caso che qui viene raccontato, si presenta come un caso di successo, in cui, pur dentro i confini della produzione culturale sovvenzionata dallo stato, una svolta manageriale ha portato ad un sensibile miglioramento in produttività ed efficienza, e a un sostanziale incremento di entrate proprie rispetto ai contributi pubblici. La descrizione e l’analisi del caso, lungi dall’essere presentato come best practice con pretese di generalizzazione, permette una riflessione critica sul management delle arti che parte dalla tensione tra arte e commercio sottolineate inizialmente dalla Frankfort school. In particolare ci si sofferma sulla frustrazione della massa creativa, contraltare dell’esaltazione della classe creativa, e sul ruolo conservativo intrapreso dal management in organizzazioni che hanno nell’ innovazione artistica la loro ragion d’essere.File | Dimensione | Formato | |
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