Il presente lavoro si propone di tracciare un quadro delle traiettorie evolutive di distretti produttivi specializzati nella RPC a partire dall'esordio delle riforme economiche del 1978. Pur tenendo presente i concetti e i presupposti teorici che hanno progressivamente condotto al consolidamento di una concezione “occidentale” del fenomeno – spesso così defnita per accentuare il contrasto con i Paesi di nuova industrializzazione e, ancor di più, con quelli dell'area asiatica – la tesi cercherà di mettere in luce quali di essi possono rivelarsi utili alla descrizione della realtà cinese e quali tratti debbano essere invece necessariamente analizzati dal punto di vista dell'evoluzione storica e socio-economica del Paese nel corso dell'ultimo trentennio. Il primo capitolo ripercorrerà gli elementi assolutamente caratteristici e connessi alla trasformazione avviata dalle riforme economiche e istituzionali a partire dal 1978; solo attraverso questi sarà possibile individuare la serie di presupposti iniziali per l'origine del fenomeno. Oltre a mettere in evidenza le traiettorie spaziali fortemente connesse all'introduzione di nuove direttive di sviluppo e perciò di nuovi determinanti di disuguaglianza regionale, la comparsa di tre differenti assetti di concentrazioni industriali sarà inquadrato nella cornice più generale delle inedite confgurazioni economiche, proprietarie e istituzionali venutesi a determinare per mezzo di una combinazione di elementi formali e informali. Infne, saranno fatti alcuni cenni in merito alla diffcoltà di individuare uno schema di classificazione e mappatura univoco. Nel secondo capitolo, indirizzato a chiarire alcune questioni riguardanti l'ancora informe materia dei sistemi di governance attuati dai distretti cinesi, si è deciso di tralasciare la descrizione aneddotica di uno o più casi e di preferire invece un'osservazione che, dall'alto, metta in evidenza gli attori e i processi generali che sono andati negli anni a costituire il sistema di regolamento o autoregolamentazione esistente oggi. Seguendo un andamento cronologico, nel terzo capitolo verrà affrontato il nodo di questioni relative all'individuazione di strategie di sviluppo sostenibile per i distretti industriali, nelle loro diverse conformazioni. Un punto di vista privilegiato verrà mantenuto sul tipo di formazioni spontanee e dedite ad attività industriali tradizionali per via dell'ormai matura fase di sviluppo raggiunto. In particolare, si farà il punto sullo stato del dibattito che ha finora identifcato nei distretti cinesi anche specifci sistemi locali del lavoro, rifettendo l'escalation di importanza e urgenza del tema nelle agende di diversi attori in relazione alla crescente diversifcazione e frammentazione interna al mercato del lavoro cinese. Il quarto capitolo illustrerà dunque tre casi in cui un certo grado di innovazione istituzionale ha avuto luogo in maniera spontanea o indotta proprio in relazione alla necessità di stabilizzazione della forza lavoro e tramite il raggiungimento di accordi collettivi di categoria. Le esperienze permetteranno di rifettere sulla possibilità che una migliore defnizione dei rispettivi “mercati interni del lavoro” costituisca un tassello della futura strategia evolutiva delle economie specializzate cinesi.
I distretti industriali nella RPC : da modelli di sviluppo locale a vettori di innovazione istituzionale e crescita socio-economica(2016 Feb 19).
I distretti industriali nella RPC : da modelli di sviluppo locale a vettori di innovazione istituzionale e crescita socio-economica
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2016-02-19
Abstract
Il presente lavoro si propone di tracciare un quadro delle traiettorie evolutive di distretti produttivi specializzati nella RPC a partire dall'esordio delle riforme economiche del 1978. Pur tenendo presente i concetti e i presupposti teorici che hanno progressivamente condotto al consolidamento di una concezione “occidentale” del fenomeno – spesso così defnita per accentuare il contrasto con i Paesi di nuova industrializzazione e, ancor di più, con quelli dell'area asiatica – la tesi cercherà di mettere in luce quali di essi possono rivelarsi utili alla descrizione della realtà cinese e quali tratti debbano essere invece necessariamente analizzati dal punto di vista dell'evoluzione storica e socio-economica del Paese nel corso dell'ultimo trentennio. Il primo capitolo ripercorrerà gli elementi assolutamente caratteristici e connessi alla trasformazione avviata dalle riforme economiche e istituzionali a partire dal 1978; solo attraverso questi sarà possibile individuare la serie di presupposti iniziali per l'origine del fenomeno. Oltre a mettere in evidenza le traiettorie spaziali fortemente connesse all'introduzione di nuove direttive di sviluppo e perciò di nuovi determinanti di disuguaglianza regionale, la comparsa di tre differenti assetti di concentrazioni industriali sarà inquadrato nella cornice più generale delle inedite confgurazioni economiche, proprietarie e istituzionali venutesi a determinare per mezzo di una combinazione di elementi formali e informali. Infne, saranno fatti alcuni cenni in merito alla diffcoltà di individuare uno schema di classificazione e mappatura univoco. Nel secondo capitolo, indirizzato a chiarire alcune questioni riguardanti l'ancora informe materia dei sistemi di governance attuati dai distretti cinesi, si è deciso di tralasciare la descrizione aneddotica di uno o più casi e di preferire invece un'osservazione che, dall'alto, metta in evidenza gli attori e i processi generali che sono andati negli anni a costituire il sistema di regolamento o autoregolamentazione esistente oggi. Seguendo un andamento cronologico, nel terzo capitolo verrà affrontato il nodo di questioni relative all'individuazione di strategie di sviluppo sostenibile per i distretti industriali, nelle loro diverse conformazioni. Un punto di vista privilegiato verrà mantenuto sul tipo di formazioni spontanee e dedite ad attività industriali tradizionali per via dell'ormai matura fase di sviluppo raggiunto. In particolare, si farà il punto sullo stato del dibattito che ha finora identifcato nei distretti cinesi anche specifci sistemi locali del lavoro, rifettendo l'escalation di importanza e urgenza del tema nelle agende di diversi attori in relazione alla crescente diversifcazione e frammentazione interna al mercato del lavoro cinese. Il quarto capitolo illustrerà dunque tre casi in cui un certo grado di innovazione istituzionale ha avuto luogo in maniera spontanea o indotta proprio in relazione alla necessità di stabilizzazione della forza lavoro e tramite il raggiungimento di accordi collettivi di categoria. Le esperienze permetteranno di rifettere sulla possibilità che una migliore defnizione dei rispettivi “mercati interni del lavoro” costituisca un tassello della futura strategia evolutiva delle economie specializzate cinesi.File | Dimensione | Formato | |
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