Il presente lavoro costituisce il frutto delle ricerche svolte nel corso del tredicesimo ciclo di dottorato presso il dipartimento di Storia delle arti G. Mazzariol. Allo scultore Antonio Lombardo (Venezia, 1460?) a tutt'oggi privo di una trattazione monografica è stata accordata un'indagine che ne rilevasse il profilo biografico e stili­stico al fine di ricostruire il corpus delle opere. L'approccio metodologico é stato per­tanto distribuito sia sul fronte della ricognizione formale e stilistica che su quello della verifica documentaria e archivistica. In particolare gli archivi più consultati sono stati quelli di Venezia, Ferrara e Modena. Partendo dalle evidenti disparità della sua fortuna critica attraverso i secoli si è cercato di evidenziare, all'interno della comune formazio­ne all'ombra del padre Pietro e a fianco del fratello Tullio, come Antonio sviluppi via via specializzazioni sue personali nella suddivisione del lavoro di bottega. Gli apici di maestria tecnica e capacità compositiva raggiunti nei suoi capolavori riconosciuti, quali il Miracolo del Neonato parlante e i rilievi per lo studio di marmo di Alfonso I d'Este, sono infatti preparati dal progressivo emergere di un linguaggio proprio all'artista che lo differenzia dal fratello con cui condivide indissolubilmente la fase veneziana della sia carriera artistica. Col trasferimento a Ferrara Antonio diventa scultore di corte, segnan­do un cambiamento radicale di status sociale e di orizzonti culturali, registrati nelle ope­re ferraresi che risentono dell'influenza centroitaliana e romana in particolare, polariz­zata entro il primo ventennio del Cinquecento intorno a Raffaello e Michelangelo. Il portato della cultura archeologica acquisita in laguna a contatto con mecenati come i Grimani, per i quali i Lombardo eseguirono con ogni probabilità alcuni restauri di pezzi antichi, si unisce alla corte ferrarese ad una maggiore licenza espressiva che trova nelle forme del mito antico un terreno particolarmente favorevole. Antonio dovette costituire per Alfonso I d'Este ciò che uno scultore come l'Antico aveva rappresentato per la so­rella Isabella alla corte mantovana dei Gonzaga. Il riconoscimento contemporaeo del suo successo, viceversa presto dimenticato nelle fonti storiografiche più indulgenti con il fratello Tullio, si registra a scorrere il catalogo della pittura prodotta per la corte ferra­rese entro il primo Cinquecento: da Dosso Dossi, a Garofalo fino a Tiziano si trovano suggestioni inequivocabili dei rilievi scolpiti da Antonio. L'antico-moderno realizzato per Alfonso I in marmi di straordinario nitore doveva incantare per la politezza delle forme, per l'originalità dei formati e delle tipologie a mezzo rilievo, per la preziosità dei rimandi simbolici. Antonio Lombardo muore nel 1516 al culmine di una carriera in co­stante crescendo. This research is the final result of the years spent as a doctor candidate at the depar­tment of Fine Arts G. Mazzariol, University of Ca Foscari, Venice. There is no monograph about Antonio Lombardo (Venice, 1460?), therefore the pre­sent work set as his main goal the reconstruction of his career and his oeuvre. The me­thodological approach that has beens followed is on one side stilistic examination of the works attributed or attribuable to him, on the other archival and documentary scrutiny of the paper evidences that landmark his biographical and artistic path. The most used archives are Venice, Ferrara and Modena. From his uneaven fame through ancient sources and storiography to his present popularity due to his final work for Alfonso I d'Este camerino, Antonio appears to have a double face and career: a venitian one in the nest of the Lombardo shop, and a courtisan one at Ferrara. I have tried to underline his emerging personality from his very first works done under the supervision of his father Pietro, when he and his brother Tullio were changing direction towards a stronger and appassionate classicism. Antonio soon specialized and differentiated himself from his brother altough they were working toghether for a long time. A recognized masterpiece such as the Newborn speaking baby, is prepared by an individual growth of technical 'maestria' and compo­sitional skills. After his arrival at the court of Alfonso I d'Este, Antonio changed radi­cally his artist status and the cultural milieu that sourrended him was much more in­fluenced by the artistic novelty of Rome and the absolute primacy of Raphael and Mi­chelangelo. This results in his work for the "studio de' prede vive" for Alfonso I d'Este, where the archeological training acquired in Venice working for patrons as the Grimani, is merged with more freedom of expression in the context of the mythological rievoca­tions so much cherrished by the duke of Ferrara. Antonio became at the court of Alfon­so I d'Este the equivalent of what the sculptor called l'Antico had been for Isabella at the mantuan court of the Gonzaga. His succes at the time is witnessed by the numerous suggestions his marble reliefs made upon paintings realized for the court in the first half of the century: from Dosso, to Garofalo to Titian there are many comparisons that can be traced back to the reliefs sculpted for Alfonso's camerino di marmo. Antonio Lom­bardo died in 1516, at the top of a career that constantly progressed and never knew a fall of quality.

Antonio Lombardo / Sarchi, Alessandra. - (2003 Feb 20).

Antonio Lombardo

Sarchi, Alessandra
2003-02-20

Abstract

Il presente lavoro costituisce il frutto delle ricerche svolte nel corso del tredicesimo ciclo di dottorato presso il dipartimento di Storia delle arti G. Mazzariol. Allo scultore Antonio Lombardo (Venezia, 1460?) a tutt'oggi privo di una trattazione monografica è stata accordata un'indagine che ne rilevasse il profilo biografico e stili­stico al fine di ricostruire il corpus delle opere. L'approccio metodologico é stato per­tanto distribuito sia sul fronte della ricognizione formale e stilistica che su quello della verifica documentaria e archivistica. In particolare gli archivi più consultati sono stati quelli di Venezia, Ferrara e Modena. Partendo dalle evidenti disparità della sua fortuna critica attraverso i secoli si è cercato di evidenziare, all'interno della comune formazio­ne all'ombra del padre Pietro e a fianco del fratello Tullio, come Antonio sviluppi via via specializzazioni sue personali nella suddivisione del lavoro di bottega. Gli apici di maestria tecnica e capacità compositiva raggiunti nei suoi capolavori riconosciuti, quali il Miracolo del Neonato parlante e i rilievi per lo studio di marmo di Alfonso I d'Este, sono infatti preparati dal progressivo emergere di un linguaggio proprio all'artista che lo differenzia dal fratello con cui condivide indissolubilmente la fase veneziana della sia carriera artistica. Col trasferimento a Ferrara Antonio diventa scultore di corte, segnan­do un cambiamento radicale di status sociale e di orizzonti culturali, registrati nelle ope­re ferraresi che risentono dell'influenza centroitaliana e romana in particolare, polariz­zata entro il primo ventennio del Cinquecento intorno a Raffaello e Michelangelo. Il portato della cultura archeologica acquisita in laguna a contatto con mecenati come i Grimani, per i quali i Lombardo eseguirono con ogni probabilità alcuni restauri di pezzi antichi, si unisce alla corte ferrarese ad una maggiore licenza espressiva che trova nelle forme del mito antico un terreno particolarmente favorevole. Antonio dovette costituire per Alfonso I d'Este ciò che uno scultore come l'Antico aveva rappresentato per la so­rella Isabella alla corte mantovana dei Gonzaga. Il riconoscimento contemporaeo del suo successo, viceversa presto dimenticato nelle fonti storiografiche più indulgenti con il fratello Tullio, si registra a scorrere il catalogo della pittura prodotta per la corte ferra­rese entro il primo Cinquecento: da Dosso Dossi, a Garofalo fino a Tiziano si trovano suggestioni inequivocabili dei rilievi scolpiti da Antonio. L'antico-moderno realizzato per Alfonso I in marmi di straordinario nitore doveva incantare per la politezza delle forme, per l'originalità dei formati e delle tipologie a mezzo rilievo, per la preziosità dei rimandi simbolici. Antonio Lombardo muore nel 1516 al culmine di una carriera in co­stante crescendo. This research is the final result of the years spent as a doctor candidate at the depar­tment of Fine Arts G. Mazzariol, University of Ca Foscari, Venice. There is no monograph about Antonio Lombardo (Venice, 1460?), therefore the pre­sent work set as his main goal the reconstruction of his career and his oeuvre. The me­thodological approach that has beens followed is on one side stilistic examination of the works attributed or attribuable to him, on the other archival and documentary scrutiny of the paper evidences that landmark his biographical and artistic path. The most used archives are Venice, Ferrara and Modena. From his uneaven fame through ancient sources and storiography to his present popularity due to his final work for Alfonso I d'Este camerino, Antonio appears to have a double face and career: a venitian one in the nest of the Lombardo shop, and a courtisan one at Ferrara. I have tried to underline his emerging personality from his very first works done under the supervision of his father Pietro, when he and his brother Tullio were changing direction towards a stronger and appassionate classicism. Antonio soon specialized and differentiated himself from his brother altough they were working toghether for a long time. A recognized masterpiece such as the Newborn speaking baby, is prepared by an individual growth of technical 'maestria' and compo­sitional skills. After his arrival at the court of Alfonso I d'Este, Antonio changed radi­cally his artist status and the cultural milieu that sourrended him was much more in­fluenced by the artistic novelty of Rome and the absolute primacy of Raphael and Mi­chelangelo. This results in his work for the "studio de' prede vive" for Alfonso I d'Este, where the archeological training acquired in Venice working for patrons as the Grimani, is merged with more freedom of expression in the context of the mythological rievoca­tions so much cherrished by the duke of Ferrara. Antonio became at the court of Alfon­so I d'Este the equivalent of what the sculptor called l'Antico had been for Isabella at the mantuan court of the Gonzaga. His succes at the time is witnessed by the numerous suggestions his marble reliefs made upon paintings realized for the court in the first half of the century: from Dosso, to Garofalo to Titian there are many comparisons that can be traced back to the reliefs sculpted for Alfonso's camerino di marmo. Antonio Lom­bardo died in 1516, at the top of a career that constantly progressed and never knew a fall of quality.
20-feb-2003
13
Storia dell'arte
Puppi, Lionello
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10579/232
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