Parte determinante della ricerca sui mosaici della Cattedrale di Trieste è stato l'approccio archeologico-filologico verso le componenti materiali dell'opera: nel 2001, grazie all'apprestamento di un ponteggio, ho potuto fare un dettagliato rilievo fotografico e fotogrammetrico del mosaico, e analizzare direttamente la superficie musiva per acquisire sia dati relativi alle vicende subite, ovvero perdite, restauri e integrazioni, sia elementi utili alla definizione della cultura materiale della maestranza bizantina e alla comprensione della sua organizzazione interna. Quanto rilevato ha costituito un bagaglio informativo di fondamentale importanza per la comprensione delle dinamiche interne delle maestranze tergestine e dei loro rapporti con l'arte bizantina e i cicli altoadriatici coevi, grazie anche alla possibilità di esaminare in dettaglio le peculiarità delle opere di confronto ora accedendovi direttamente, ora usufruendo del copioso e importante materiale sui mosaici bizantini conservato presso l'archivio fotografico di Dumabrton Oaks a Washington, D.C. A seguito dei confronti sono emersi alcuni dati importanti relativi sia le vicende conservative del mosaico tergestino, sia la contestualizzazione cronologico-culturale degli stessi. In particolare ho individuato nell'abside del Ss. Sacramento rifacimenti non documentati che, in base alla tipologia dei materiali vitrei, sembrano ascrivibili alla seconda metà del XII secolo. Mentre il riconoscimento di medesimi materiali, metodi di taglio e posa delle tessere, e procedimenti stilistico-formali nei mosaici di entrambe le absidi tergestine, dimostra una volta per tutte che la loro collocazione cronologico-culturale eè la medesima. Anzi, contrariamente all'opinione prevalente, i mosaici del sacello parrebbero precedere quelli dell'abside del Ss. Sacramento. Analogie simili sono state riscontrate anche con i primi mosaici lagunari, tanto che in alcuni casi si può presupporre la migrazione di mosaicisti da quei cantieri a quello tergestino. Inoltre, il riscontro di vetri analoghi a quelli tergestini (tipicissimi) nei mosaici del frammento della deposizione e dell'abside maggiore di San Marco, stringe l'ambito cronologico della loro esecuzione ad un periodo di tempo abbastanza ristretto. Al contrario, i mosaici dell'Umana (1112), termine di paragone sempre valido ma pure abusato, sono, per tipologia di materali e modi esecutivi, più tardi e sembrano costiuire gli epigoni di quelle vicende artistiche. L'analisi paleografica delle principali epigrafi in area altoadriatica di XI e XII secolo sembrano confermare tali relazioni e cronologia relativa. L'ambito storico culturale in cui viene a cadere l'esecuzione dei mosaici tergestini, è sicuramente significativo per valutare i termini della loro commissione e per stringerne ulteriormente la datazione. Nel corso dell'XI e XII secolo i vescovi tergestini appartenevano alla nobiltà e all'alto clero tedesco (come consueto nei territori a quel tempo parte dell'impero) e costituivano un'emanazione ed espressione del potere imperiale. Probabilmente dunque le azioni e le relazioni da loro intraprese sono da valutare nel contesto più ampio di una politica fedele all'impero e comune ai maggiori esponenti delle principali sedi vescovili parti del Regnum, in primis Aquileia e Ravenna. Ravenna in particolare, imperiale «per vocazione» (era sede di un importante palazzo imperiale fatto costruire da Ottone I), assurge a simbolo di questa unità e fedeltà all'impero: in questo senso pare corretto infatti dover leggere la puntuale citazione di motivi desunti dagli antichi mosaici ravennati non solo - come più ovvio - nell'Ursiana, ma anche nei mosaici tergestini e nella basilica patriarcale di Aquileia. Alla luce di questo, l'accesso a maestranze bizantine presenti a Venezia potrebbe essere dipeso da una politica di cordiali relazioni e di scambi diplomatici tra Venezia e l'Impero. In particolare queste circostanze favoreli potrebbero essersi verifìcate nell'ultima decade dell'XI secolo, a seguito dei comuni interessi politici in funzione antipapale e antinormanna, e delle personali relazioni di amicizia tra Enrico IV e il doge Vitale Falier. L'anticipazione della datazione dei mosaici tergestini alla fine dell'XI secolo ha risvolti significativi nella valutazione degli sviluppi dell'arte bizantina: ascrivibili ad uno sviluppo successivo dei celebri mosaici di Daphnì, i mosaici di Trieste costituirebbero un documento fondamentale per la ricostruzione di parte del frammentatissimo panorama artistico della pittura Since it was first conceived, my research project on the mosaics of the Cathedral of Trieste (Ss. Sacramento apse and San Giusto apse) has focused on an archeological analysis of the mosaic surface: in 2001, I carried out detailed photographic and photogrammetric surveys, and close in situ examinations of the mosaics from scaffoldings. This was essential in order to evaluate the vicissitudes, the repairs and the changes undergone by the mosaics over the centuries, and the intrinsic elements of the material culture of the workshop (materials, techniques, methods, employmente ofpatrones, division of hands, «language»). The comparison of my findings with the almost contemporary byzantine and Altoadriatic mosaics (examined directly or, whenever impossible, through the copious material on Byzantine mosaics gathered during the Dumbarton Oaks fieldworks for the Corpus for Wall Mosaics from Venice and North Adriatic Area, in D.O. Research Lib., Washington, D.C.) has proven invaluable for an understanding of the internal and external dynamics of the San Giusto Cathedral mosaics. First, I detected and indeed dated an earlier, non-documented restoration of the mosaic: researching in archives, I found no way to attribute this to previously documented repair work; however, the same characteristics can be recognised on the Venetian mosaics of the second half of the XII century. Furthermore, similarities of the mosaics in terms of procedures, cutting / setting methods and of typology of glass tesserae prove once for all that both the ancient apses of Cathedral of Trieste are aproximately contemporary (and probably the San Giusto apse precedes the Ss. Sacramento apse!). Same similarities are with some of the first mosaics of the lagoon, such that we must posit a direct relationship between the original workshop of the San Giusto Cathedral and the Venetian ones (probable involvement of the same craftsman or craftsmen). In particular glass reveals such close connections with the mosaics of the Depositio fragment and the main apse of San Marco in Venice that their dates cannot be far apart. On the contrary, the fragments of the basilica Ursiana in Ravenna ­the only dated mosaics (1112) - are probably the last ones of this «group». The paleographical analysis confirms these relationship and cronology. The history of the mosaics of San Giusto Cathedral cannot be correctly understood from the historical background of the bishopric of Trieste, and the relationship of the bishopric itself with the patriarcal see of Aquileia (to which it was subjected), the Western Emperor and Venice. From XI to XII century, the bishops of the city were ever German clerics. They represented the local expression of the imperial power, and their activities and relationship must be read under the sign of a common loyalty to the German Emperor. From the point of view of the artistic commissions, the common exibition of ornamental motifs drawn from the ancient mosaics of Ravenna (imperial city from antiquity, and see of an important imperial palace built up by Ottone I) in some of the bishopric see of Aquileia, Ravenna and Trieste (both the mosaics of the Cathedral display abundantly such motifs), could have the same reason: the employment of a common «vocabulary» (and same or linked workshops) was the demonstration of their tie and of common origins, a Christian imperial antiquity. In this way, the acquisition of byzantine workshops from Venice could be due to diplomatic exchanges between the Western Empire and Venice. The last decade of the XI century could have been the most favourable period for such exchanges, when the agreement between the Empire and Venice was favoured by common political interests against the Papacy and Normans, as well as by the personal and friendly relationship between Henry IV and the Doge Vitale Falier. The early date of the mosaics of Trieste could have important implications on the evaluation of the byzantine art of comnenian period: their style can be ascribed to a development of the Comnenian art after Daphni's mosaics, and for this reason they would constitute an essential document in the extremely fragmented reconstruction of part of the artistic scene of the Comnenian painting from the end of the XI century to the the first decades of the XII.

I mosaici parietali della cattedrale di San Giusto a Trieste(2004 Mar 11).

I mosaici parietali della cattedrale di San Giusto a Trieste

-
2004-03-11

Abstract

Parte determinante della ricerca sui mosaici della Cattedrale di Trieste è stato l'approccio archeologico-filologico verso le componenti materiali dell'opera: nel 2001, grazie all'apprestamento di un ponteggio, ho potuto fare un dettagliato rilievo fotografico e fotogrammetrico del mosaico, e analizzare direttamente la superficie musiva per acquisire sia dati relativi alle vicende subite, ovvero perdite, restauri e integrazioni, sia elementi utili alla definizione della cultura materiale della maestranza bizantina e alla comprensione della sua organizzazione interna. Quanto rilevato ha costituito un bagaglio informativo di fondamentale importanza per la comprensione delle dinamiche interne delle maestranze tergestine e dei loro rapporti con l'arte bizantina e i cicli altoadriatici coevi, grazie anche alla possibilità di esaminare in dettaglio le peculiarità delle opere di confronto ora accedendovi direttamente, ora usufruendo del copioso e importante materiale sui mosaici bizantini conservato presso l'archivio fotografico di Dumabrton Oaks a Washington, D.C. A seguito dei confronti sono emersi alcuni dati importanti relativi sia le vicende conservative del mosaico tergestino, sia la contestualizzazione cronologico-culturale degli stessi. In particolare ho individuato nell'abside del Ss. Sacramento rifacimenti non documentati che, in base alla tipologia dei materiali vitrei, sembrano ascrivibili alla seconda metà del XII secolo. Mentre il riconoscimento di medesimi materiali, metodi di taglio e posa delle tessere, e procedimenti stilistico-formali nei mosaici di entrambe le absidi tergestine, dimostra una volta per tutte che la loro collocazione cronologico-culturale eè la medesima. Anzi, contrariamente all'opinione prevalente, i mosaici del sacello parrebbero precedere quelli dell'abside del Ss. Sacramento. Analogie simili sono state riscontrate anche con i primi mosaici lagunari, tanto che in alcuni casi si può presupporre la migrazione di mosaicisti da quei cantieri a quello tergestino. Inoltre, il riscontro di vetri analoghi a quelli tergestini (tipicissimi) nei mosaici del frammento della deposizione e dell'abside maggiore di San Marco, stringe l'ambito cronologico della loro esecuzione ad un periodo di tempo abbastanza ristretto. Al contrario, i mosaici dell'Umana (1112), termine di paragone sempre valido ma pure abusato, sono, per tipologia di materali e modi esecutivi, più tardi e sembrano costiuire gli epigoni di quelle vicende artistiche. L'analisi paleografica delle principali epigrafi in area altoadriatica di XI e XII secolo sembrano confermare tali relazioni e cronologia relativa. L'ambito storico culturale in cui viene a cadere l'esecuzione dei mosaici tergestini, è sicuramente significativo per valutare i termini della loro commissione e per stringerne ulteriormente la datazione. Nel corso dell'XI e XII secolo i vescovi tergestini appartenevano alla nobiltà e all'alto clero tedesco (come consueto nei territori a quel tempo parte dell'impero) e costituivano un'emanazione ed espressione del potere imperiale. Probabilmente dunque le azioni e le relazioni da loro intraprese sono da valutare nel contesto più ampio di una politica fedele all'impero e comune ai maggiori esponenti delle principali sedi vescovili parti del Regnum, in primis Aquileia e Ravenna. Ravenna in particolare, imperiale «per vocazione» (era sede di un importante palazzo imperiale fatto costruire da Ottone I), assurge a simbolo di questa unità e fedeltà all'impero: in questo senso pare corretto infatti dover leggere la puntuale citazione di motivi desunti dagli antichi mosaici ravennati non solo - come più ovvio - nell'Ursiana, ma anche nei mosaici tergestini e nella basilica patriarcale di Aquileia. Alla luce di questo, l'accesso a maestranze bizantine presenti a Venezia potrebbe essere dipeso da una politica di cordiali relazioni e di scambi diplomatici tra Venezia e l'Impero. In particolare queste circostanze favoreli potrebbero essersi verifìcate nell'ultima decade dell'XI secolo, a seguito dei comuni interessi politici in funzione antipapale e antinormanna, e delle personali relazioni di amicizia tra Enrico IV e il doge Vitale Falier. L'anticipazione della datazione dei mosaici tergestini alla fine dell'XI secolo ha risvolti significativi nella valutazione degli sviluppi dell'arte bizantina: ascrivibili ad uno sviluppo successivo dei celebri mosaici di Daphnì, i mosaici di Trieste costituirebbero un documento fondamentale per la ricostruzione di parte del frammentatissimo panorama artistico della pittura Since it was first conceived, my research project on the mosaics of the Cathedral of Trieste (Ss. Sacramento apse and San Giusto apse) has focused on an archeological analysis of the mosaic surface: in 2001, I carried out detailed photographic and photogrammetric surveys, and close in situ examinations of the mosaics from scaffoldings. This was essential in order to evaluate the vicissitudes, the repairs and the changes undergone by the mosaics over the centuries, and the intrinsic elements of the material culture of the workshop (materials, techniques, methods, employmente ofpatrones, division of hands, «language»). The comparison of my findings with the almost contemporary byzantine and Altoadriatic mosaics (examined directly or, whenever impossible, through the copious material on Byzantine mosaics gathered during the Dumbarton Oaks fieldworks for the Corpus for Wall Mosaics from Venice and North Adriatic Area, in D.O. Research Lib., Washington, D.C.) has proven invaluable for an understanding of the internal and external dynamics of the San Giusto Cathedral mosaics. First, I detected and indeed dated an earlier, non-documented restoration of the mosaic: researching in archives, I found no way to attribute this to previously documented repair work; however, the same characteristics can be recognised on the Venetian mosaics of the second half of the XII century. Furthermore, similarities of the mosaics in terms of procedures, cutting / setting methods and of typology of glass tesserae prove once for all that both the ancient apses of Cathedral of Trieste are aproximately contemporary (and probably the San Giusto apse precedes the Ss. Sacramento apse!). Same similarities are with some of the first mosaics of the lagoon, such that we must posit a direct relationship between the original workshop of the San Giusto Cathedral and the Venetian ones (probable involvement of the same craftsman or craftsmen). In particular glass reveals such close connections with the mosaics of the Depositio fragment and the main apse of San Marco in Venice that their dates cannot be far apart. On the contrary, the fragments of the basilica Ursiana in Ravenna ­the only dated mosaics (1112) - are probably the last ones of this «group». The paleographical analysis confirms these relationship and cronology. The history of the mosaics of San Giusto Cathedral cannot be correctly understood from the historical background of the bishopric of Trieste, and the relationship of the bishopric itself with the patriarcal see of Aquileia (to which it was subjected), the Western Emperor and Venice. From XI to XII century, the bishops of the city were ever German clerics. They represented the local expression of the imperial power, and their activities and relationship must be read under the sign of a common loyalty to the German Emperor. From the point of view of the artistic commissions, the common exibition of ornamental motifs drawn from the ancient mosaics of Ravenna (imperial city from antiquity, and see of an important imperial palace built up by Ottone I) in some of the bishopric see of Aquileia, Ravenna and Trieste (both the mosaics of the Cathedral display abundantly such motifs), could have the same reason: the employment of a common «vocabulary» (and same or linked workshops) was the demonstration of their tie and of common origins, a Christian imperial antiquity. In this way, the acquisition of byzantine workshops from Venice could be due to diplomatic exchanges between the Western Empire and Venice. The last decade of the XI century could have been the most favourable period for such exchanges, when the agreement between the Empire and Venice was favoured by common political interests against the Papacy and Normans, as well as by the personal and friendly relationship between Henry IV and the Doge Vitale Falier. The early date of the mosaics of Trieste could have important implications on the evaluation of the byzantine art of comnenian period: their style can be ascribed to a development of the Comnenian art after Daphni's mosaics, and for this reason they would constitute an essential document in the extremely fragmented reconstruction of part of the artistic scene of the Comnenian painting from the end of the XI century to the the first decades of the XII.
11-mar-2004
2 n.s. (16)
Storia dell'arte
Concina, Ennio
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