Il risultato a cui il presente lavoro cerca di giungere riguarda l’affermazione di una logica dell’auto-determinazione del pensiero che sia capace di sottrarsi sia alle difficoltà del fondazionalismo epistemologico sia dell’anti-fondazionalismo in tutte le sue declinazioni postmoderne. In questo senso pensiamo che alcuni aspetti essenziali della filosofia hegeliana siano utili proprio al raggiungimento di tale obiettivo. Il nostro lavoro parte dalla convinzione che l’alternativa non può giocarsi solo fra queste due posizioni, infatti siamo convinti che non sia affatto vero che una volta abbandonato il progetto fondazionalistico, che tradizionalmente ha affermato la metafisica, l’unica alternativa sia il proclamarsi relativisti e scettici, così come fanno le posizioni anti-fondazionaliste. Il lavoro ha la sua origine nell’analisi del terzo capitolo della Fenomenologia dello spirito in cui Hegel assume una posizione critica nei confronti della metafisica. Anzitutto Hegel equipara la metafisica classica alla scienza moderna, riconducendole entrambi al medesimo presupposto ontologico. Tale presupposto induce la coscienza ad un autoinganno: essa genera un mondo sovrasensibile come un vero in-sé contrapposto alla falsità del sensibile. L’intento di Hegel è quello di dimostrare l’autocontraddittorietà di tale mondo, utilizzando la figura del mondo invertito: un secondo mondo sovrasensibile caratterizzato da una inversione rispetto al primo. Questo nuovo mondo, pur nella sua apparente assurdità, rende visibile l’occulta inversione e perversione del primo mondo metafisico. Il crollo dei due mondi lascia trasparire l’unica realtà, quella dell’incessante togliersi di ogni ente, a cui Hegel dà il nome di l’infinità. Si è tentato, infine, di cogliere le conseguenze antimetafisiche di questa posizione, che rende possibile un’alternativa fra il fondazionalismo e il post-fondazionalismo. Insomma, la possibilità di un sapere, che pur non abbandonando l’ambito logico e razionale, sia comunque capace di condurre una critica radicale a qualsiasi tentativo di affermare un principio assoluto e definitivo, diventando in questo modo garanzia della pluralità e della differenza. In questo senso Hegel riesce a connettere e a mantenere due aspetti che apparentemente sono inconciliabili: l’auto-fondazione del sapere e la critica a qualsiasi fondazionalismo.

Oggettività del pensiero e astrattezza dell'empirico : una lettura critica di Hegel / Rispoli, Rosario. - (2017 Mar 23).

Oggettività del pensiero e astrattezza dell'empirico : una lettura critica di Hegel

Rispoli, Rosario
2017-03-23

Abstract

Il risultato a cui il presente lavoro cerca di giungere riguarda l’affermazione di una logica dell’auto-determinazione del pensiero che sia capace di sottrarsi sia alle difficoltà del fondazionalismo epistemologico sia dell’anti-fondazionalismo in tutte le sue declinazioni postmoderne. In questo senso pensiamo che alcuni aspetti essenziali della filosofia hegeliana siano utili proprio al raggiungimento di tale obiettivo. Il nostro lavoro parte dalla convinzione che l’alternativa non può giocarsi solo fra queste due posizioni, infatti siamo convinti che non sia affatto vero che una volta abbandonato il progetto fondazionalistico, che tradizionalmente ha affermato la metafisica, l’unica alternativa sia il proclamarsi relativisti e scettici, così come fanno le posizioni anti-fondazionaliste. Il lavoro ha la sua origine nell’analisi del terzo capitolo della Fenomenologia dello spirito in cui Hegel assume una posizione critica nei confronti della metafisica. Anzitutto Hegel equipara la metafisica classica alla scienza moderna, riconducendole entrambi al medesimo presupposto ontologico. Tale presupposto induce la coscienza ad un autoinganno: essa genera un mondo sovrasensibile come un vero in-sé contrapposto alla falsità del sensibile. L’intento di Hegel è quello di dimostrare l’autocontraddittorietà di tale mondo, utilizzando la figura del mondo invertito: un secondo mondo sovrasensibile caratterizzato da una inversione rispetto al primo. Questo nuovo mondo, pur nella sua apparente assurdità, rende visibile l’occulta inversione e perversione del primo mondo metafisico. Il crollo dei due mondi lascia trasparire l’unica realtà, quella dell’incessante togliersi di ogni ente, a cui Hegel dà il nome di l’infinità. Si è tentato, infine, di cogliere le conseguenze antimetafisiche di questa posizione, che rende possibile un’alternativa fra il fondazionalismo e il post-fondazionalismo. Insomma, la possibilità di un sapere, che pur non abbandonando l’ambito logico e razionale, sia comunque capace di condurre una critica radicale a qualsiasi tentativo di affermare un principio assoluto e definitivo, diventando in questo modo garanzia della pluralità e della differenza. In questo senso Hegel riesce a connettere e a mantenere due aspetti che apparentemente sono inconciliabili: l’auto-fondazione del sapere e la critica a qualsiasi fondazionalismo.
23-mar-2017
29
Filosofia e scienze della formazione
Cortella, Lucio
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10579/10330
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