Camminare come pratica politica. Spazi, corpi e movimento nell’esperienza pedonale

This work delves into the study of the practice of walking from a philosophical and critical perspective, investigating, through the use of transdisciplinary sources and methodologies, whether and how the urban pedestrian experience might hold socio-political significance. Intersectionality is privileged as a key analytical tool, allowing the research to address gaps identified in the existing literature, particularly by integrating critical perspectives on everyday life, feminist studies, and decolonial approaches. The research revolves around three central themes: space, bodies, and movement. Space is examined both as the surface on which walking occurs and as a social product, drawing primarily on Lefebvre's theory of the production of space and its interplay with feminist geographies, particularly the work of Doreen Massey. Bodies are explored as matrices of movement and—on a scalar level—as spaces within space that enact, produce, and reproduce experiences of "read-ability." This theme is contextualized through transdisciplinary sources on the relationship between the body and the practice of walking, including the works of Marcel Mauss, Pierre Bourdieu, and Henri Lefebvre, and especially through feminist critical perspectives on corporeality, such as those of Iris Marion Young. Finally, movement is analyzed as the capacity to move, interpreted through Anglo-Saxon mobility studies, which underscore its political and social relevance, highlighting how movement is anchored in spatial variables and tied to the situatedness of the bodies that exercise it or upon which it is exercised. Structurally, this dissertation unfolds along three analytical axes: the first examines various perspectives on walking (flânerie, psychogeography, and mobility & politics); the second considers the conditional elements of the practice (space, bodies, movement); and the third addresses the redefinition of the political through the lens of the ordinary ("politics of ordinariness"), demonstrating, in this context, the socio-political relevance of the practice at the heart of this research.

Questa tesi approfondisce lo studio della pratica del camminare da una prospettiva filosofico-critica e si interroga, a partire dall’uso di fonti e metodologie transdisciplinari, se e in che modo l’esperienza pedonale urbana possa avere una rilevanza socio-politica. Tra i dispositivi di analisi si è privilegiata l’intersezionalità, strumento attraverso il quale è stato possibile rispondere al gap presente nella letteratura analizzata, soprattutto integrandola con prospettive critiche sulla vita quotidiana, gli studi femministi e lo sguardo decoloniale. I nodi attorno ai quali si sviluppa l’oggetto della ricerca sono: lo spazio, inteso come superficie in cui il camminare ha luogo e come prodotto sociale, a partire soprattutto dalla teoria lefebvriana della produzione dello spazio e dall’intreccio con le geografie femministe (in particolare: Doreen Massey); i corpi, intesi come matrici del movimento e - in senso scalare - come spazi dentro lo spazio che mettono in pratica, producono e riproducono esperienze di leggibilità (read-ability), a partire dall’uso di fonti transdisciplinari sul rapporto tra corpo e pratica del camminare, come: Marcel Mauss, Pierre Bourdieu e Henri Lefebvre, ma soprattutto quelle derivate dagli studi femministi critici sul corpo, tra cui Iris Marion Young; infine, il movimento è stato inteso come facoltà di spostarsi e interpretato a partire dagli studi anglosassoni sulle mobilità che ne mettono in evidenza la rilevanza politica e sociali, mostrando come queste dipendano da una serie di variabili spaziali e riferite alla situatezza dei corpi che lo esercitano o su cui è esercitato. Da un punto di vista strutturale, il lavoro si sviluppa lungo tre assi di analisi: il primo analizza alcune prospettive sul camminare (flânerie, psicogeografia e mobility&politics); il secondo prende in considerazione gli elementi condizionali della pratica (spazio, corpi, movimento); il terzo affronta il tema della ridefinizione del politico e mostra, proprio in questo senso, la rilevanza della pratica oggetto di questa tesi.