È davvero l’immagine a detenere oggi il primato comunicativo o stiamo invece assistendo a un ritorno della parola, dotata di un rinnovato potere generativo, capace di evocare e costruire mondi anche e soprattutto grazie all’ausilio della tecnologia? Infatti, se osserviamo l’evoluzione del rapporto tra parola e immagine, notiamo come siamo passati dalla rappresentazione dei testi sacri ad essere inondati di immagini statiche e in movimento che documentano la realtà e spesso la quotidianità delle persone, addirittura spesso in forma di autorappresentazione, accompagnate da due apparati testuali come le caption e gli hashtag. Tuttavia, oggi assistiamo a un nuovo passaggio, una nuova trasformazione: la creazione di immagini generate dall’intelligenza artificiale per mezzo di un input testuale. Il risultato, in particolare dei modelli text-to-image (TTI), dipende in misura determinante dalla precisione e dalla ricchezza descrittiva del linguaggio – e della lingua – utilizzato. Pur essendo destinate, come le immagini “reali”, a disperdersi nella trama sconfinata del web, queste nuove produzioni visive rivelano una svolta sul piano teorico: la parola torna al centro del processo creativo, non più mero accompagnamento ma forza generativa, capace di dare forma a realtà alternative. In questo contesto, l’algoritmo si configura non solo come strumento tecnico, ma come interprete: mediatore tra pensiero e visione, in grado di far vedere il testo. L’invito alla pubblicazione rivolto agli autori menzionava un’espressione che compare nel Trattato di architettura di Antonio Averlino, detto il Filarete: “Vorrei fare alcune cose ch’io ho lette”. Vorrei qui declinare allora il suggerimento nella variante: “vorrei fare alcune cose ch’io ho sentite”, vale a dire esplorare il rapporto tra segno scritto e segno visivo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Il contributo intende dunque analizzare come il rapporto tra parola e immagine venga riconfigurato oggi attraverso i sistemi IA generativi per la creazione di contenuti visivi, mostrando come la parola affermi la propria centralità nel processo creativo.

La mediazione dell’algoritmo: far vedere il testo attraverso l’intelligenza artificiale

Maria Redaelli
2025-01-01

Abstract

È davvero l’immagine a detenere oggi il primato comunicativo o stiamo invece assistendo a un ritorno della parola, dotata di un rinnovato potere generativo, capace di evocare e costruire mondi anche e soprattutto grazie all’ausilio della tecnologia? Infatti, se osserviamo l’evoluzione del rapporto tra parola e immagine, notiamo come siamo passati dalla rappresentazione dei testi sacri ad essere inondati di immagini statiche e in movimento che documentano la realtà e spesso la quotidianità delle persone, addirittura spesso in forma di autorappresentazione, accompagnate da due apparati testuali come le caption e gli hashtag. Tuttavia, oggi assistiamo a un nuovo passaggio, una nuova trasformazione: la creazione di immagini generate dall’intelligenza artificiale per mezzo di un input testuale. Il risultato, in particolare dei modelli text-to-image (TTI), dipende in misura determinante dalla precisione e dalla ricchezza descrittiva del linguaggio – e della lingua – utilizzato. Pur essendo destinate, come le immagini “reali”, a disperdersi nella trama sconfinata del web, queste nuove produzioni visive rivelano una svolta sul piano teorico: la parola torna al centro del processo creativo, non più mero accompagnamento ma forza generativa, capace di dare forma a realtà alternative. In questo contesto, l’algoritmo si configura non solo come strumento tecnico, ma come interprete: mediatore tra pensiero e visione, in grado di far vedere il testo. L’invito alla pubblicazione rivolto agli autori menzionava un’espressione che compare nel Trattato di architettura di Antonio Averlino, detto il Filarete: “Vorrei fare alcune cose ch’io ho lette”. Vorrei qui declinare allora il suggerimento nella variante: “vorrei fare alcune cose ch’io ho sentite”, vale a dire esplorare il rapporto tra segno scritto e segno visivo nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Il contributo intende dunque analizzare come il rapporto tra parola e immagine venga riconfigurato oggi attraverso i sistemi IA generativi per la creazione di contenuti visivi, mostrando come la parola affermi la propria centralità nel processo creativo.
2025
Vedere il testo. Percorsi di ricerca per Giuseppe Barbieri
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