La chiave di lettura di questa ottava edizione del Rapporto – I comuni nel tunnel dell’austerità – sta nella difficile conciliazione tra la forza propulsiva dell’azione locale – il “front office” della Repubblica, oggi chiamato a realizzare il PNRR – e il ritorno dei cosiddetti “vincoli stupidi”. In un contesto così avverso, quale riequilibrio strutturale è ancora pensabile? Quello che privilegia una spesa militare ormai superiore al 5% del PIL europeo, oppure quello che, ponendo al centro le disuguaglianze sociali e territoriali, impone di dare spazio ai bisogni delle comunità e, con essi, respiro ai governi locali che le rappresentano? Colpisce che persino i Paesi “frugali” abbiano scelto la via del debito: non per costruire scuole, ospedali o politiche di riequilibrio, ma per riempire gli arsenali di armi e droni – prodotti da imprese private, in gran parte americane, che trasformano le guerre in un laboratorio di profitti. E mentre i bilanci crescono, i bersagli si moltiplicano, senza risparmiare persino donne e bambini in fila per un pezzo di pane. In questo scenario desolante, in cui l’Europa sembra avere smarrito la visione del futuro annunciata con il NextGeneration EU, per i comuni italiani si impone una linea di resistenza, articolata su più fronti: il rapporto tra comune e beni comuni; la gestione associata delle funzioni; l’opposizione al ritorno dei “vincoli stupidi”; il rafforzamento degli strumenti per governare meglio la macchina amministrativa.

Introduzione all'VIII rapporto Ca' Foscari sui comuni

Campostrini S.
;
Degni M.;Ferri A.
2025-01-01

Abstract

La chiave di lettura di questa ottava edizione del Rapporto – I comuni nel tunnel dell’austerità – sta nella difficile conciliazione tra la forza propulsiva dell’azione locale – il “front office” della Repubblica, oggi chiamato a realizzare il PNRR – e il ritorno dei cosiddetti “vincoli stupidi”. In un contesto così avverso, quale riequilibrio strutturale è ancora pensabile? Quello che privilegia una spesa militare ormai superiore al 5% del PIL europeo, oppure quello che, ponendo al centro le disuguaglianze sociali e territoriali, impone di dare spazio ai bisogni delle comunità e, con essi, respiro ai governi locali che le rappresentano? Colpisce che persino i Paesi “frugali” abbiano scelto la via del debito: non per costruire scuole, ospedali o politiche di riequilibrio, ma per riempire gli arsenali di armi e droni – prodotti da imprese private, in gran parte americane, che trasformano le guerre in un laboratorio di profitti. E mentre i bilanci crescono, i bersagli si moltiplicano, senza risparmiare persino donne e bambini in fila per un pezzo di pane. In questo scenario desolante, in cui l’Europa sembra avere smarrito la visione del futuro annunciata con il NextGeneration EU, per i comuni italiani si impone una linea di resistenza, articolata su più fronti: il rapporto tra comune e beni comuni; la gestione associata delle funzioni; l’opposizione al ritorno dei “vincoli stupidi”; il rafforzamento degli strumenti per governare meglio la macchina amministrativa.
2025
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