La fortuna del gruppo scultoreo del Laocoonte, oggi in Vaticano, trascende i secoli e permea, in maniera multiforme e penetrante, gli ambiti più disparati della storia della cultura occidentale. Sin dall’antichità, quest’opera si è trasformata in una sorta di punto d’incontro, nel contesto di una dialettica mai del tutto risolta tra domini creativi, di figurazioni artistiche e finzioni poetiche. Ciò accade, con salto quasi bimillenario, da Sofocle e Virgilio fino al Rinascimento, con le molteplici ecfrasi effettuate sulla statua a seguito della riemersione dal sottosuolo di Roma nel 1506. Ma la medesima dinamica si riscontra ancora, e in maniera sorprendente, in epoche posteriori, con particolare proliferazione tra XVIII e XIX secolo. Il presente volume, infatti, indaga un aspetto finora trascurato della ricezione letteraria del Laocoonte, ovvero le ecfrasi poetiche composte in Italia a partire dalla seconda metà del Settecento, fino all’Ottocento inoltrato. Scaturite con tutta probabilità dalla pubblicazione degli scritti di Winckelmann e Lessing, e rinfocolate dal trasferimento dell’opera al Louvre nel contesto delle spoliazioni napoleoniche (1797-1816), le rappresentazioni poetiche del marmo risultano vieppiù fiorenti e complesse, avendo dato adito ad almeno una trentina di testi che interagiscono variamente con la costellazione culturale dell’Arcadia, con la ricezione del pensiero neoclassico, con la nascente sensibilità romantica, fino a trasformarsi in uno strumento di dialogo con le pulsioni patriottiche dell’Italia unita. In quest’ottica, ricade la pubblicazione, qui proposta, di tutti i testi fin qui incontrati con commento: lo scopo è quello di creare uno strumento che possa mettere a disposizione dei lettori una nuova serie di fonti primarie a lungo dimenticate, ma comunque partecipi di una vitalità culturale ubiqua. Inoltre, s’intende offrire una lettura di carattere storico e stilistico del fenomeno, con affondi dedicati a ciascun autore e ai vari meccanismi dell’ecfrasi scanditi secondo fasi di mimesi – sovente influenzate dai volgarizzamenti dell’Eneide circolanti al tempo – e metamorfosi, che, per esempio, riplasmano l’immagine di Laocoonte nelle forme di un Prometeo incatenato, un Ugolino dantesco, o secondo i vari snodi della Passione di Cristo.

Il Laocoonte. Mimesi e metamorfosi nella letteratura italiana dei secoli XVIII e XIX

Damiano Acciarino
2025-01-01

Abstract

La fortuna del gruppo scultoreo del Laocoonte, oggi in Vaticano, trascende i secoli e permea, in maniera multiforme e penetrante, gli ambiti più disparati della storia della cultura occidentale. Sin dall’antichità, quest’opera si è trasformata in una sorta di punto d’incontro, nel contesto di una dialettica mai del tutto risolta tra domini creativi, di figurazioni artistiche e finzioni poetiche. Ciò accade, con salto quasi bimillenario, da Sofocle e Virgilio fino al Rinascimento, con le molteplici ecfrasi effettuate sulla statua a seguito della riemersione dal sottosuolo di Roma nel 1506. Ma la medesima dinamica si riscontra ancora, e in maniera sorprendente, in epoche posteriori, con particolare proliferazione tra XVIII e XIX secolo. Il presente volume, infatti, indaga un aspetto finora trascurato della ricezione letteraria del Laocoonte, ovvero le ecfrasi poetiche composte in Italia a partire dalla seconda metà del Settecento, fino all’Ottocento inoltrato. Scaturite con tutta probabilità dalla pubblicazione degli scritti di Winckelmann e Lessing, e rinfocolate dal trasferimento dell’opera al Louvre nel contesto delle spoliazioni napoleoniche (1797-1816), le rappresentazioni poetiche del marmo risultano vieppiù fiorenti e complesse, avendo dato adito ad almeno una trentina di testi che interagiscono variamente con la costellazione culturale dell’Arcadia, con la ricezione del pensiero neoclassico, con la nascente sensibilità romantica, fino a trasformarsi in uno strumento di dialogo con le pulsioni patriottiche dell’Italia unita. In quest’ottica, ricade la pubblicazione, qui proposta, di tutti i testi fin qui incontrati con commento: lo scopo è quello di creare uno strumento che possa mettere a disposizione dei lettori una nuova serie di fonti primarie a lungo dimenticate, ma comunque partecipi di una vitalità culturale ubiqua. Inoltre, s’intende offrire una lettura di carattere storico e stilistico del fenomeno, con affondi dedicati a ciascun autore e ai vari meccanismi dell’ecfrasi scanditi secondo fasi di mimesi – sovente influenzate dai volgarizzamenti dell’Eneide circolanti al tempo – e metamorfosi, che, per esempio, riplasmano l’immagine di Laocoonte nelle forme di un Prometeo incatenato, un Ugolino dantesco, o secondo i vari snodi della Passione di Cristo.
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