Oltrenatura: l'artista come copula mundi

All Western thought is pervaded with a tragic tension, an unfathomable question, a demand for meaning, that both enlivens our culture and blocks it in an insoluble dichot- omy: is there something beyond Nature? May it be the world of Platonic ideas, may it be called God, may we think of the soul, it is always the same thing. Thought questions itself on its own limits and tends toward the incompre- hensible. It verges on the madness of wanting to define the incomprehensible, dreaming rather than reasoning, it even offers images and details of what can neither be seen nor known. For instance we can analyze the ques- tion arisen from an idea developed during the Italian Renaissance and that posits the drama of the relation- ship between physics (physis, Nature) and meta-physics (beyond-Nature) as an essential issue for developing a new anthropology – literally a new discourse (logos) on Man. This is the concept of copula mundi, which is not only at the roots of the reflection of philosophers like Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Niccolò Cusano, Giordano Bruno, but is reflected throughout the origins of modern art. In fact it is the idea that allows us to think of art as the work able to reunite the two worlds. If man is “copula” – bond of the world –, the artist is the one who determines and explains the modes of this bonding. The artistic idea penetrates in matter, and aesthetic contem- plation rises from matter to the idea. So the dilemma that neither philosophy nor theology can explain is resolved in the work of art: that which is beyond Nature is trans- formed by the artist into something visible and tangible. The artwork becomes the object in which matter and spirit are reunited and manifested.

Tutto il pensiero occidentale è attraversato da una tensione tragica, da una domanda incomprensibile, da un’esigenza di senso, che al tempo stesso anima la nostra cultura e la chiude in una dicotomia irrisolvibile: esiste qualcosa oltre la natura? Che sia il mondo delle idee platonico, che lo si chiami Dio, che si pensi all’anima, è sempre la stessa cosa. Il pensiero si interroga sui propri limiti e si sospinge verso l’incomprensibile. Arriva al delirio di voler definire l’incomprensibile, sognando invece che ragionando, arriva a fornire immagini e dettagli di ciò che non può né vedere né conoscere. Ad esempio, è possibile analizzare la que- stione a partire da un’idea che si sviluppa nel Rinasci- mento italiano e che colloca il dramma della relazione tra fisica (physis, natura) e meta-fisica (oltre-natura) come problema fondamentale per l’elaborazione di una nuova antropologia – nel senso letterale di un nuovo discorso (logos) sull’uomo. È il concetto di copula mundi, che non solo è alla base della riflessione di filosofi come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Niccolò Cusano, Giordano Bruno, ma che si riflette su tutta l’origine dell’arte moderna. È a partire da questa idea infatti che si può pensare all’arte come a quell’opera capace di ricongiungere i due mondi. Se l’uomo è “copula”, congiunzione del mondo, l’artista è colui che determina e spiega i modi di questa congiun- zione. L’idea artistica entra nella materia, e la contempla- zione estetica si sospinge dalla materia all’idea: nell’opera d’arte si risolve dunque il dilemma che né la filosofia, né la teologia possono spiegare: quello che è oltre la natura viene trasformato dall’artista in qualcosa di visibile e di pal- pabile. L’opera d’arte diventa l’oggetto nel quale materia e spirito si ricongiungono e si manifestano.