La fiducia sembra essere un elemento immanente nel contratto di lavoro. Tuttavia, nonostante il richiamo costante della giurisprudenza ad un vincolo fiduciario che, se irrimediabilmente leso, comporta finanche la risoluzione del contratto, esso non rappresenta che un’aspettativa unilaterale del datore di fedele ubbidienza e futuro adempimento del lavoratore. Sembra, dunque, che il rapporto di lavoro poggi volutamente su un paradigma sfiduciario nei confronti del prestatore che, impiegato per assoggettare i lavoratori salariati nel contesto della prime grandi fabbriche alla fine del XIX secolo, è stato successivamente consolidato con la positivizzazione della subordinazione, portando, ancora oggi, alla giuridificazione della diffidenza e del sospetto nei confronti del lavoratore. Allo stesso tempo, il rapporto di lavoro e il sistema (produttivo, organizzativo, sociale) su cui esso si innerva, pare richieda un leale riconoscimento dell’altro e dei suoi interessi che porta ad una solidale e reciproca cooperazione per il loro soddisfacimento, cioè, fiducia. Così, lo scollamento della fattispecie tipica rispetto alle relazioni più collaborative e meno gerarchiche che si stanno sviluppando nella prassi impone una rimeditazione della natura e della funzione del contratto di lavoro alla luce della rinnovata attribuzione di significato dell’elemento fiduciario ad esso sotteso.

Lo spazio della fiducia nel contratto di lavoro

Chiara Garbuio
2025-01-01

Abstract

La fiducia sembra essere un elemento immanente nel contratto di lavoro. Tuttavia, nonostante il richiamo costante della giurisprudenza ad un vincolo fiduciario che, se irrimediabilmente leso, comporta finanche la risoluzione del contratto, esso non rappresenta che un’aspettativa unilaterale del datore di fedele ubbidienza e futuro adempimento del lavoratore. Sembra, dunque, che il rapporto di lavoro poggi volutamente su un paradigma sfiduciario nei confronti del prestatore che, impiegato per assoggettare i lavoratori salariati nel contesto della prime grandi fabbriche alla fine del XIX secolo, è stato successivamente consolidato con la positivizzazione della subordinazione, portando, ancora oggi, alla giuridificazione della diffidenza e del sospetto nei confronti del lavoratore. Allo stesso tempo, il rapporto di lavoro e il sistema (produttivo, organizzativo, sociale) su cui esso si innerva, pare richieda un leale riconoscimento dell’altro e dei suoi interessi che porta ad una solidale e reciproca cooperazione per il loro soddisfacimento, cioè, fiducia. Così, lo scollamento della fattispecie tipica rispetto alle relazioni più collaborative e meno gerarchiche che si stanno sviluppando nella prassi impone una rimeditazione della natura e della funzione del contratto di lavoro alla luce della rinnovata attribuzione di significato dell’elemento fiduciario ad esso sotteso.
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