Undici drammaturghi si confrontano con la situazione politica della Catalogna degli ultimi mesi, con altrettante opere brevi, della durata di una decina di minuti, sul processo indipendentista catalano, presentate come letture drammatizzate a febbraio 2018 (cinque il 12 febbraio, nell’ottica di “mirades diverses per a una societat complexa” [“sguardi diversi per una società complessa”] e sei il 19, secondo la prospettiva “mirades diverses per a una societat plural” [“sguardi diversi per una società plurale”]). Il progetto, sorto dalla riflessione sullo sviluppo recente del processo di indipendenza catalano, il Procés appunto, trascende l’ambito in cui è nato e si proietta in una dimensione universale, perché riflette principi sociali, umanitari e politici globali, esistiti ed esistenti anche in altre aree del pianeta e in diversi momenti storici. Lluís Pasqual, direttore del Teatre Lliure, ha sottolineato che l’odierna realtà politica in Catalogna spinge a pronunciarsi, in strada e nelle piazze ma anche a teatro, riaffermando il ruolo sociale della drammaturgia e il modello del teatro di emergenza, in grado di registrare la storia e fotografare la società in tempo reale. En Procés offre una riflessione politica e civica in chiave drammaturgica e corale: Pasqual ha chiesto agli autori di evitare posizioni manichee e ha anticipato che intende invitare un gruppo di drammaturghi madrileni per dare voce a posizioni diverse sulla questione catalana e sul Procés. Il progetto è frutto di una riflessione di Pasqual e di Joan Yago, emersa nel dicembre 2017, sulla spinta della sollecitazione a esprimersi, a prendere posizione, che si è tradotta in una serie di undici micro-opere pervase di poesia amara ma anche di umorismo. Gli autori coinvolti sono Guillem Clua, Victòria Szpunberg, Esteve Soler, Marta Galán, Marc Artigau, Llàtzer Garcia, Cristina Clemente, Clàudia Cedó, Helena Tornero, Lali Álvarez e Sergi Belbel. I limiti formali cui ogni drammaturgo si è dovuto attenere sono essenziali: durata di 10 minuti, assenza di scenografia e coinvolgimento di massimo 3 attori. A partire da questi presupposti, ogni autore ha offerto il proprio punto di vista sulla questione: per esempio, Victòria Szpunberg in Vis-à-vis [Faccia a faccia] prende spunto da una lettera che la figlia ha ricevuto da Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural, dal 16 ottobre 2017 nel penitenziario di Estremera, per carcerazione preventiva in attesa di giudizio con l’imputazione di un presunto delitto di sedizione; il testo, in collaborazione con Txell Bonet –moglie di Cuixart–, è stato letto dalla stessa Bonet. Marc Artigau, invece, ritiene che manchi il distanziamento necessario per analizzare con lucidità fatti tanto recenti, perché la componente emotiva è ancora troppo forte nelle reazioni personali e collettive; per questo, ne La peixera [L’acquario], si concentro sul referendum dell’1 di ottobre 2017 usando l’umorismo per elaborare la rabbia, proponendo un’azione in cui l’attore interagisce con un acquario vuoto e i protagonisti sono i genitori di studenti che si trovano in una delle scuole dove si è svolto il referendum e in cui hanno fatto irruzione la polizia spagnola e la Guardia Civil per sequestrare le urne e impedire il voto. Lali Álvarez, per converso, con Ella ha dato voce alle donne, convinta che “amb menys testosteró les coses haurien anat millior” [“con meno testosterone, le cose sarebbero andate meglio”]; la sua opera si focalizza sul contesto sociale dell’attualità politica catalana più che sugli eventi in sé, sulla presa di coscienza del potere popolare dopo il referendum dell’1 di ottobre e sul diritto a un tenore di vita sufficiente e all’abitazione, come stabilisce l’art. 25 comma 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, temi che dovrebbero essere trasversali, a prescindere dall’affiliazione politica e dal posizionamento soggettivo e di ciascuno schieramento rispetto alla questione catalana. En Procés coinvolge lo spettatore e lo trasporta all’interno delle micro-vicende evocate, attivando l’empatia tra autore-attore-spettatore, consentendo a quest’ultimo di calarsi in momenti carichi di tensione e realmente vissuti, in prima persona o come testimone indiretto.
VV.AA., En Procés, Estudi (pp. 5-34), edició i notes de Veronica Orazi
Veronica Orazi
2022-01-01
Abstract
Undici drammaturghi si confrontano con la situazione politica della Catalogna degli ultimi mesi, con altrettante opere brevi, della durata di una decina di minuti, sul processo indipendentista catalano, presentate come letture drammatizzate a febbraio 2018 (cinque il 12 febbraio, nell’ottica di “mirades diverses per a una societat complexa” [“sguardi diversi per una società complessa”] e sei il 19, secondo la prospettiva “mirades diverses per a una societat plural” [“sguardi diversi per una società plurale”]). Il progetto, sorto dalla riflessione sullo sviluppo recente del processo di indipendenza catalano, il Procés appunto, trascende l’ambito in cui è nato e si proietta in una dimensione universale, perché riflette principi sociali, umanitari e politici globali, esistiti ed esistenti anche in altre aree del pianeta e in diversi momenti storici. Lluís Pasqual, direttore del Teatre Lliure, ha sottolineato che l’odierna realtà politica in Catalogna spinge a pronunciarsi, in strada e nelle piazze ma anche a teatro, riaffermando il ruolo sociale della drammaturgia e il modello del teatro di emergenza, in grado di registrare la storia e fotografare la società in tempo reale. En Procés offre una riflessione politica e civica in chiave drammaturgica e corale: Pasqual ha chiesto agli autori di evitare posizioni manichee e ha anticipato che intende invitare un gruppo di drammaturghi madrileni per dare voce a posizioni diverse sulla questione catalana e sul Procés. Il progetto è frutto di una riflessione di Pasqual e di Joan Yago, emersa nel dicembre 2017, sulla spinta della sollecitazione a esprimersi, a prendere posizione, che si è tradotta in una serie di undici micro-opere pervase di poesia amara ma anche di umorismo. Gli autori coinvolti sono Guillem Clua, Victòria Szpunberg, Esteve Soler, Marta Galán, Marc Artigau, Llàtzer Garcia, Cristina Clemente, Clàudia Cedó, Helena Tornero, Lali Álvarez e Sergi Belbel. I limiti formali cui ogni drammaturgo si è dovuto attenere sono essenziali: durata di 10 minuti, assenza di scenografia e coinvolgimento di massimo 3 attori. A partire da questi presupposti, ogni autore ha offerto il proprio punto di vista sulla questione: per esempio, Victòria Szpunberg in Vis-à-vis [Faccia a faccia] prende spunto da una lettera che la figlia ha ricevuto da Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural, dal 16 ottobre 2017 nel penitenziario di Estremera, per carcerazione preventiva in attesa di giudizio con l’imputazione di un presunto delitto di sedizione; il testo, in collaborazione con Txell Bonet –moglie di Cuixart–, è stato letto dalla stessa Bonet. Marc Artigau, invece, ritiene che manchi il distanziamento necessario per analizzare con lucidità fatti tanto recenti, perché la componente emotiva è ancora troppo forte nelle reazioni personali e collettive; per questo, ne La peixera [L’acquario], si concentro sul referendum dell’1 di ottobre 2017 usando l’umorismo per elaborare la rabbia, proponendo un’azione in cui l’attore interagisce con un acquario vuoto e i protagonisti sono i genitori di studenti che si trovano in una delle scuole dove si è svolto il referendum e in cui hanno fatto irruzione la polizia spagnola e la Guardia Civil per sequestrare le urne e impedire il voto. Lali Álvarez, per converso, con Ella ha dato voce alle donne, convinta che “amb menys testosteró les coses haurien anat millior” [“con meno testosterone, le cose sarebbero andate meglio”]; la sua opera si focalizza sul contesto sociale dell’attualità politica catalana più che sugli eventi in sé, sulla presa di coscienza del potere popolare dopo il referendum dell’1 di ottobre e sul diritto a un tenore di vita sufficiente e all’abitazione, come stabilisce l’art. 25 comma 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, temi che dovrebbero essere trasversali, a prescindere dall’affiliazione politica e dal posizionamento soggettivo e di ciascuno schieramento rispetto alla questione catalana. En Procés coinvolge lo spettatore e lo trasporta all’interno delle micro-vicende evocate, attivando l’empatia tra autore-attore-spettatore, consentendo a quest’ultimo di calarsi in momenti carichi di tensione e realmente vissuti, in prima persona o come testimone indiretto.File | Dimensione | Formato | |
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