La vicenda politica e biografica del socialista udinese Loris Fortuna è legata a doppio filo alla storia del socialismo italiano e delle grandi battaglie per i diritti civili nell’Italia degli anni ’60 e ’70. Quella di Loris Fortuna, internato in un campo di concentramento in Germania per aver partecipato – appena liceale - alla Resistenza, e iscritto al PCI fino al 1956, è stata infatti una delle figure del socialismo che più di tutte si identificarono con la battaglia per le libertà, per i diritti e per la modernizzazione nell’Italia del secondo dopoguerra. In questo senso, scrivere la biografia di Loris Fortuna è anche scrivere la storia del ruolo svolto dal Partito Socialista Italiano come movimento di modernizzazione democratica del Paese e come polo di aggregazione laica e socialista, che potenzialmente poteva unire trasversalmente attorno ai temi dei nuovi diritti di cittadinanza la maggioranza del Paese, dai laici ai cattolici, dalla classe operaia ai ceti medi, rovesciando addirittura la tradizionale “egemonia” esercitata dalla Chiesa cattolica nell’opinione pubblica e nella politica italiana. Fortuna fu un autentico rappresentante della storia liberale e libertaria del socialismo italiano che ha avuto come filo conduttore quella che egli stesso definì la volontà di porre “l’«uomo» e non la opaca massa a misura definitiva del successo dei propri sforzi”. Al tempo stesso, in un Paese da poco agganciatosi agli standard occidentali di produzione e accesso di massa ai beni di consumo, le battaglie libertarie e socialiste di Fortuna confermavano quel ruolo – spesso misconosciuto – che il PSI svolse per la modernizzazione del Paese anche sotto il profilo dei diritti; Giacomo Brodolini e Loris Fortuna sono due nomi che simboleggiano l’ampliamento dei diritti sociali e dei diritti civili in un’Italia che usciva “moderna” dal boom economico della fine degli anni ’50, ma ancora arretrata sotto il profilo delle tutele, dei diritti e delle libertà individuali, sul posto di lavoro così come per le scelte personali degli individui. Il nome di Loris Fortuna è tutt’oggi comunemente associato a quell’epoca di modernizzazione e al socialismo liberale e libertario italiano; tuttavia, ad oggi non è ancora stato pubblicato un lavoro storiografico organico e specifico su di lui. Un lavoro cioè, che ricostruisca una vicenda politica che è stata tutta interna al movimento operaio italiano della “Prima Repubblica” nel suo complesso (da consigliere comunale nelle file del PCI a Udine, a Ministro nei governi di pentapartito, passando per la doppia tessera socialista e radicale dal 1974), e che allo stesso tempo, a prescindere dalla parte politica, ha rappresentato uno dei momenti di maggior rottura nella società italiana sotto il profilo culturale e politico.
Il socialismo laico e libertario di Loris Fortuna e la stagione dei diritti civili in Italia
Michele Mioni
2019-01-01
Abstract
La vicenda politica e biografica del socialista udinese Loris Fortuna è legata a doppio filo alla storia del socialismo italiano e delle grandi battaglie per i diritti civili nell’Italia degli anni ’60 e ’70. Quella di Loris Fortuna, internato in un campo di concentramento in Germania per aver partecipato – appena liceale - alla Resistenza, e iscritto al PCI fino al 1956, è stata infatti una delle figure del socialismo che più di tutte si identificarono con la battaglia per le libertà, per i diritti e per la modernizzazione nell’Italia del secondo dopoguerra. In questo senso, scrivere la biografia di Loris Fortuna è anche scrivere la storia del ruolo svolto dal Partito Socialista Italiano come movimento di modernizzazione democratica del Paese e come polo di aggregazione laica e socialista, che potenzialmente poteva unire trasversalmente attorno ai temi dei nuovi diritti di cittadinanza la maggioranza del Paese, dai laici ai cattolici, dalla classe operaia ai ceti medi, rovesciando addirittura la tradizionale “egemonia” esercitata dalla Chiesa cattolica nell’opinione pubblica e nella politica italiana. Fortuna fu un autentico rappresentante della storia liberale e libertaria del socialismo italiano che ha avuto come filo conduttore quella che egli stesso definì la volontà di porre “l’«uomo» e non la opaca massa a misura definitiva del successo dei propri sforzi”. Al tempo stesso, in un Paese da poco agganciatosi agli standard occidentali di produzione e accesso di massa ai beni di consumo, le battaglie libertarie e socialiste di Fortuna confermavano quel ruolo – spesso misconosciuto – che il PSI svolse per la modernizzazione del Paese anche sotto il profilo dei diritti; Giacomo Brodolini e Loris Fortuna sono due nomi che simboleggiano l’ampliamento dei diritti sociali e dei diritti civili in un’Italia che usciva “moderna” dal boom economico della fine degli anni ’50, ma ancora arretrata sotto il profilo delle tutele, dei diritti e delle libertà individuali, sul posto di lavoro così come per le scelte personali degli individui. Il nome di Loris Fortuna è tutt’oggi comunemente associato a quell’epoca di modernizzazione e al socialismo liberale e libertario italiano; tuttavia, ad oggi non è ancora stato pubblicato un lavoro storiografico organico e specifico su di lui. Un lavoro cioè, che ricostruisca una vicenda politica che è stata tutta interna al movimento operaio italiano della “Prima Repubblica” nel suo complesso (da consigliere comunale nelle file del PCI a Udine, a Ministro nei governi di pentapartito, passando per la doppia tessera socialista e radicale dal 1974), e che allo stesso tempo, a prescindere dalla parte politica, ha rappresentato uno dei momenti di maggior rottura nella società italiana sotto il profilo culturale e politico.File | Dimensione | Formato | |
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