Il volume, dopo qualche cenno sulle caratteristiche del gruppo di vescovi che guidavano le diocesi dell’area nordorientale dell’Italia o che appartenevano a quell’episcopato regionale in qualità di ausiliari, e sulle caratteristiche della Regione ecclesiastica Triveneto, ne ricostruisce l’apporto al concilio Vaticano II. Oggetto di questo studio è infatti l’approfondimento dell’attività collettiva della Conferenza episcopale Triveneta svolta negli anni del concilio e le sue iniziative riferibili specificamente al Vaticano II, colte anche attraverso un’analisi dei contributi dei singoli vescovi del Triveneto ai lavori dell’assise conciliare. A tale fine, vengono studiati specificamente tutti i vota inviati dai vescovi del Triveneto alla Segreteria del concilio durante la fase preparatoria e i successivi interventi compiuti in forma orale o come animadversiones presentate in forma scritta durante il concilio, una documentazione che finora è stata oggetto di approfondimento da parte della storiografia soltanto con riferimento individuale a qualcuno dei vescovi della Regione ecclesiastica Triveneto. Per gli interventi compiuti dai vescovi del Triveneto durante il Vaticano II si è proceduto a un esame analitico – e insieme comparato tra loro – in riferimento a ciascuno dei principali schemi di documenti in corso di elaborazione da parte del concilio. Inoltre i diversi contributi dei vescovi del Triveneto, sia di tipo individuale, sia di carattere collettivo, sono stati contestualizzati in primo luogo nel quadro del più articolato ambito dell’episcopato della Chiesa cattolica italiana / della CEI, e più in generale in riferimento all’insieme dei padri conciliari del Vaticano II. Tra i risultati che emergono, un primo riguarda gli orientamenti della ricerca. L’esame per articolazioni regionali dell’episcopato della Chiesa italiana al Vaticano II – condotta nel volume in riferimento al Triveneto – si propone come una prospettiva capace di contribuire a un ulteriore avanzamento degli studi storici in riferimento a un episcopato nazionale dalle dimensioni uniche quanto alla grandezza, e che, come è noto, faticò ad assumere una linea organica attraverso la Conferenza Episcopale Italiana. La riorganizzazione più efficace di quest’ultima, avviata da Paolo VI proprio durante la seconda parte del Vaticano II, sembra avere tratto ispirazione anche dalla esperienza di partecipazione ai lavori conciliari in modo coordinato a livello regionale portata avanti, tra gli altri episcopati, in particolare da quelli della Lombardia e del Triveneto (poco dopo la conclusione del concilio il patriarca di Venezia, Giovanni Urbani, fu nominato primo presidente della nuova CEI e l’arcivescovo di Gorizia, Andrea Pangrazio, suo segretario generale). Per quel che concerne lo studio dell’apporto dei vescovi del Triveneto al Vaticano II, oltre all’approccio ai lavori conciliari in forme via via più coordinate, se non vi sono elementi che mutino, in termini generali, quanto la storiografia aveva concluso sul sostanziale atteggiamento conservatore dell’episcopato italiano – pur in presenza di varie eccezioni – in riferimento agli orientamenti più qualificanti in chiave innovativa il Vaticano II, quello che emerge a riguardo della Regione conciliare oggetto del volume è un quadro per lo meno mosso, non privo di sfumature e anche di qualche distinzione rilevante. L’aspetto che prevale in modo chiaro è, appunto, un conservatorismo di fondo, che caratterizzò diversi vescovi: tra le figure più significative di questa articolata corrente si possono menzionare, per quantità e quantità degli interventi – sebbene nell’insieme tali da disegnare profili non completamente sovrapponibili fra loro per via delle specifiche peculiarità individuali che li caratterizzavano – Carraro (Verona), Santin (Trieste), Bortignon (Padova), Zaffonato (Udine), cui se ne affiancano altre, meno attive al Vaticano II, ma non meno convintamente orientate su posizioni critiche verso il rinnovamento ecclesiale complessivo proposto dal Vaticano II. All’orientamento conservatore prevalente dal punto di vista quantitativo tra i vescovi della regione ecclesiastica non corrispondevano – o lo facevano solo in parte, e il concilio a volte avrebbe favorito una revisione/evoluzione di alcuni concetti e posizioni – altri presuli del Triveneto, che si mossero lungo una linea intermedia, che concedeva meno alle innovazioni sul versante dei dibattiti dottrinali, assai di più per quel che riguardava i criteri pastorali e in parte anche la disciplina: si possono menzionare Pangrazio (Gorizia), Urbani (Venezia), Luciani (Vittorio Veneto). A questi due gruppi si sottraeva senz’altro Gargitter (Bressanone, diventata nel 1964 Bolzano-Bressanone), con il suo ‘respiro’ innovatore, mutuato anche dal fatto di partecipare, oltre che all’attività della Conferenza episcopale Triveneta, al circolo dei padri conciliari germanofoni, su posizioni complessivamente più aperte di quello italianofono al Vaticano II. Le pagine conclusive del volume sfumano sull’avvio del periodo conciliare, che avrebbe visto una parte dei vescovi di orientamento conservatore anche del Triveneto avviare uno sforzo di ripensamento delle proprie posizioni, sottolinea la gradualità nella recezione del Vaticano II proposta da Urbani (sulla scorta delle indicazioni di Paolo VI), in qualità di presidente della Conferenza episcopale regionale, ma anche di quella italiana.
L’episcopato del Triveneto al Vaticano II. Dall’annuncio alla partecipazione al concilio (1959-65)
Giovanni Vian
2025-01-01
Abstract
Il volume, dopo qualche cenno sulle caratteristiche del gruppo di vescovi che guidavano le diocesi dell’area nordorientale dell’Italia o che appartenevano a quell’episcopato regionale in qualità di ausiliari, e sulle caratteristiche della Regione ecclesiastica Triveneto, ne ricostruisce l’apporto al concilio Vaticano II. Oggetto di questo studio è infatti l’approfondimento dell’attività collettiva della Conferenza episcopale Triveneta svolta negli anni del concilio e le sue iniziative riferibili specificamente al Vaticano II, colte anche attraverso un’analisi dei contributi dei singoli vescovi del Triveneto ai lavori dell’assise conciliare. A tale fine, vengono studiati specificamente tutti i vota inviati dai vescovi del Triveneto alla Segreteria del concilio durante la fase preparatoria e i successivi interventi compiuti in forma orale o come animadversiones presentate in forma scritta durante il concilio, una documentazione che finora è stata oggetto di approfondimento da parte della storiografia soltanto con riferimento individuale a qualcuno dei vescovi della Regione ecclesiastica Triveneto. Per gli interventi compiuti dai vescovi del Triveneto durante il Vaticano II si è proceduto a un esame analitico – e insieme comparato tra loro – in riferimento a ciascuno dei principali schemi di documenti in corso di elaborazione da parte del concilio. Inoltre i diversi contributi dei vescovi del Triveneto, sia di tipo individuale, sia di carattere collettivo, sono stati contestualizzati in primo luogo nel quadro del più articolato ambito dell’episcopato della Chiesa cattolica italiana / della CEI, e più in generale in riferimento all’insieme dei padri conciliari del Vaticano II. Tra i risultati che emergono, un primo riguarda gli orientamenti della ricerca. L’esame per articolazioni regionali dell’episcopato della Chiesa italiana al Vaticano II – condotta nel volume in riferimento al Triveneto – si propone come una prospettiva capace di contribuire a un ulteriore avanzamento degli studi storici in riferimento a un episcopato nazionale dalle dimensioni uniche quanto alla grandezza, e che, come è noto, faticò ad assumere una linea organica attraverso la Conferenza Episcopale Italiana. La riorganizzazione più efficace di quest’ultima, avviata da Paolo VI proprio durante la seconda parte del Vaticano II, sembra avere tratto ispirazione anche dalla esperienza di partecipazione ai lavori conciliari in modo coordinato a livello regionale portata avanti, tra gli altri episcopati, in particolare da quelli della Lombardia e del Triveneto (poco dopo la conclusione del concilio il patriarca di Venezia, Giovanni Urbani, fu nominato primo presidente della nuova CEI e l’arcivescovo di Gorizia, Andrea Pangrazio, suo segretario generale). Per quel che concerne lo studio dell’apporto dei vescovi del Triveneto al Vaticano II, oltre all’approccio ai lavori conciliari in forme via via più coordinate, se non vi sono elementi che mutino, in termini generali, quanto la storiografia aveva concluso sul sostanziale atteggiamento conservatore dell’episcopato italiano – pur in presenza di varie eccezioni – in riferimento agli orientamenti più qualificanti in chiave innovativa il Vaticano II, quello che emerge a riguardo della Regione conciliare oggetto del volume è un quadro per lo meno mosso, non privo di sfumature e anche di qualche distinzione rilevante. L’aspetto che prevale in modo chiaro è, appunto, un conservatorismo di fondo, che caratterizzò diversi vescovi: tra le figure più significative di questa articolata corrente si possono menzionare, per quantità e quantità degli interventi – sebbene nell’insieme tali da disegnare profili non completamente sovrapponibili fra loro per via delle specifiche peculiarità individuali che li caratterizzavano – Carraro (Verona), Santin (Trieste), Bortignon (Padova), Zaffonato (Udine), cui se ne affiancano altre, meno attive al Vaticano II, ma non meno convintamente orientate su posizioni critiche verso il rinnovamento ecclesiale complessivo proposto dal Vaticano II. All’orientamento conservatore prevalente dal punto di vista quantitativo tra i vescovi della regione ecclesiastica non corrispondevano – o lo facevano solo in parte, e il concilio a volte avrebbe favorito una revisione/evoluzione di alcuni concetti e posizioni – altri presuli del Triveneto, che si mossero lungo una linea intermedia, che concedeva meno alle innovazioni sul versante dei dibattiti dottrinali, assai di più per quel che riguardava i criteri pastorali e in parte anche la disciplina: si possono menzionare Pangrazio (Gorizia), Urbani (Venezia), Luciani (Vittorio Veneto). A questi due gruppi si sottraeva senz’altro Gargitter (Bressanone, diventata nel 1964 Bolzano-Bressanone), con il suo ‘respiro’ innovatore, mutuato anche dal fatto di partecipare, oltre che all’attività della Conferenza episcopale Triveneta, al circolo dei padri conciliari germanofoni, su posizioni complessivamente più aperte di quello italianofono al Vaticano II. Le pagine conclusive del volume sfumano sull’avvio del periodo conciliare, che avrebbe visto una parte dei vescovi di orientamento conservatore anche del Triveneto avviare uno sforzo di ripensamento delle proprie posizioni, sottolinea la gradualità nella recezione del Vaticano II proposta da Urbani (sulla scorta delle indicazioni di Paolo VI), in qualità di presidente della Conferenza episcopale regionale, ma anche di quella italiana.File | Dimensione | Formato | |
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