Ricostruire un panorama completo delle traduzioni italiane di opere di saggistica di autori portoghesi è operazione per certi versi equivalente alla mappatura del percorso di un fiume carsico, di accidentata realizzazione non solo per la variabile reperibilità e correttezza dei relativi dati (edizioni, traduttori, perfino autori) nelle fonti più plausibili, ma anche per la natura stessa dell’oggetto di una tale indagine. Infatti, la mutevolezza e l’inafferrabilità del genere del saggio – caratteristiche individuate dal teorico della forma saggistica Alfonso Berardinelli, che lo ha ulteriormente descritto come il «genere meno formalizzato, meno codificato» (1990: p. 172), il «più critico e instabile dei generi» (2007: p. 37) e «forma ibrida e mista» (ibid.: p. 38) –, in definitiva la sua sfuggente definizione, rendono sempre parziale e discutibile l’attribuzione di questo o quell’altro testo al genere e connotano di quest’ulteriore elemento di incertezza la già difficile ricostruzione storica menzionata poc’anzi. Limitando il quadro a ciò che è documentabile a partire dal secolo scorso, l’avvento della democrazia in Portogallo sembra segnare l’inizio di un interesse del mercato editoriale italiano – comunque con le caratteristiche di “insularità” e “perifericità” evidenziate, rispettivamente, da Mulinacci (2011) e Alberani (2024) – anche per questo genere, dopo che la lirica prima (nella seconda metà del XIX secolo) e il romanzo poi (con sempre maggior decisione a partire dagli anni ’20 del XX) vi si erano affacciati ed emersi.
Postfazione
Alice Girotto
2024-01-01
Abstract
Ricostruire un panorama completo delle traduzioni italiane di opere di saggistica di autori portoghesi è operazione per certi versi equivalente alla mappatura del percorso di un fiume carsico, di accidentata realizzazione non solo per la variabile reperibilità e correttezza dei relativi dati (edizioni, traduttori, perfino autori) nelle fonti più plausibili, ma anche per la natura stessa dell’oggetto di una tale indagine. Infatti, la mutevolezza e l’inafferrabilità del genere del saggio – caratteristiche individuate dal teorico della forma saggistica Alfonso Berardinelli, che lo ha ulteriormente descritto come il «genere meno formalizzato, meno codificato» (1990: p. 172), il «più critico e instabile dei generi» (2007: p. 37) e «forma ibrida e mista» (ibid.: p. 38) –, in definitiva la sua sfuggente definizione, rendono sempre parziale e discutibile l’attribuzione di questo o quell’altro testo al genere e connotano di quest’ulteriore elemento di incertezza la già difficile ricostruzione storica menzionata poc’anzi. Limitando il quadro a ciò che è documentabile a partire dal secolo scorso, l’avvento della democrazia in Portogallo sembra segnare l’inizio di un interesse del mercato editoriale italiano – comunque con le caratteristiche di “insularità” e “perifericità” evidenziate, rispettivamente, da Mulinacci (2011) e Alberani (2024) – anche per questo genere, dopo che la lirica prima (nella seconda metà del XIX secolo) e il romanzo poi (con sempre maggior decisione a partire dagli anni ’20 del XX) vi si erano affacciati ed emersi.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.