Braccati dall’onnipresenza del conflitto, ci attacchiamo all’inusitato sdoppiamento di Eris nei primi versi delle Opere e i giorni, come se Esiodo nel presentare la “Eris buona”, contrapposta a quella cattiva “che gode dei mali altrui”, fornisse una prospettiva rasserenante di positiva emulazione. Eppure anche la Eris buona – figlia della Notte scura – na- sconde il kotos, lo phthonos, il rancore e l’invidia che attanagliano il va- saio, il pitocco e il cantore quando si misurano con i loro rivali. Nel mondo anestetizzato del “super” e del “wonderful”, si può anche pensare di espellere Eris dalle nostre vite, di considerarla al massimo come “sana concorrenza”, di nascondere il conflitto e di neutralizzarlo da quelle che pensiamo essere le nostre gioie e i nostri successi. Potreb- be però non essere una buona idea: sotto forma di stasis, sotto forma di echthra, sotto forma di polemos, Eris spunta sempre, e quando nessuno le bada lancia una mela e cambia le sorti della storia. Più sensato – an- che se più faticoso – provare ad affrontarla, l’Eris cattiva, a trasformar- la in buona per quanto si può, a indagare i sensi dello zelos, tra gelosia, invidia ed emulazione; e a capire – senza infingimenti – per quali ineso- rabili dinamiche l’anthropos è portato naturaliter a misurarsi coi propri simili anche a costo di sopraffarli, o di sopprimerli. Eris, in tutte le sue manifestazioni, tra la contesa, lo scontro, il con- flitto, l’agone, il confronto, può tentare di avere qualche significato. L’eris può essere la violenza senza limiti, può essere l’odio e il di- sprezzo, ma può anche avere regole e codici, può fondarsi sul ricono- scimento dell’altro. L’avversario, il nemico è probabilmente parte di noi stessi, siamo noi, ovvio, da una parte e dall’altra. Bisognerebbe pensarci un po’ meglio.

Eris. Archeologia del conflitto

Pontani F.
2024-01-01

Abstract

Braccati dall’onnipresenza del conflitto, ci attacchiamo all’inusitato sdoppiamento di Eris nei primi versi delle Opere e i giorni, come se Esiodo nel presentare la “Eris buona”, contrapposta a quella cattiva “che gode dei mali altrui”, fornisse una prospettiva rasserenante di positiva emulazione. Eppure anche la Eris buona – figlia della Notte scura – na- sconde il kotos, lo phthonos, il rancore e l’invidia che attanagliano il va- saio, il pitocco e il cantore quando si misurano con i loro rivali. Nel mondo anestetizzato del “super” e del “wonderful”, si può anche pensare di espellere Eris dalle nostre vite, di considerarla al massimo come “sana concorrenza”, di nascondere il conflitto e di neutralizzarlo da quelle che pensiamo essere le nostre gioie e i nostri successi. Potreb- be però non essere una buona idea: sotto forma di stasis, sotto forma di echthra, sotto forma di polemos, Eris spunta sempre, e quando nessuno le bada lancia una mela e cambia le sorti della storia. Più sensato – an- che se più faticoso – provare ad affrontarla, l’Eris cattiva, a trasformar- la in buona per quanto si può, a indagare i sensi dello zelos, tra gelosia, invidia ed emulazione; e a capire – senza infingimenti – per quali ineso- rabili dinamiche l’anthropos è portato naturaliter a misurarsi coi propri simili anche a costo di sopraffarli, o di sopprimerli. Eris, in tutte le sue manifestazioni, tra la contesa, lo scontro, il con- flitto, l’agone, il confronto, può tentare di avere qualche significato. L’eris può essere la violenza senza limiti, può essere l’odio e il di- sprezzo, ma può anche avere regole e codici, può fondarsi sul ricono- scimento dell’altro. L’avversario, il nemico è probabilmente parte di noi stessi, siamo noi, ovvio, da una parte e dall’altra. Bisognerebbe pensarci un po’ meglio.
2024
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