Un clima fortemente antiutopico domina oggi su tutto il giro d’orizzonte. Esso trova la sua espressione più caratteristica in quel groviglio di “passioni tristi”, come le chiamava Spinoza, che, spaziando dalla rassegnazione all’insicurezza, dalla disperazione al senso di precarietà, presentano come comune denominatore l’assunzione del presente come orizzonte invalicabile: “non avrai altra società all’infuori di questa!”, continua minacciosamente a ripetere l’ideologia presentista. Essa desertifica le aspettative dilatando illimitatamente i confini dell’esistente. Gli studiosi convocati in questa raccolta di saggi provano a riflettere su questo tema. Sia pure con approcci, visioni ed esiti differenti, essi sono mossi dall’unanime convinzione che, nell’odierno scenario del futuro assente, occorra tornare a esplorare il pensiero utopico come dimensione del possibile. Diventa, per questa via, possibile prendere congedo dall’ubiquitario senso di impotenza e di rassegnazione e tornare a progettare futuri alternativi, meno ingiusti del presente di cui siamo abitatori. Reincantare il mondo e conferire un senso alle fantasie politiche oggi mutilate costituisce, d’altro canto, la sola possibilità per non continuare ad agonizzare impotenti nel tempo della morte di Dio, l’evento che traccia l’orizzonte di senso del nostro presente.

Ringiovanire il mondo. Utopia e nostalgia del futuro

TAGLIAPIETRA , ANDREA
2015-01-01

Abstract

Un clima fortemente antiutopico domina oggi su tutto il giro d’orizzonte. Esso trova la sua espressione più caratteristica in quel groviglio di “passioni tristi”, come le chiamava Spinoza, che, spaziando dalla rassegnazione all’insicurezza, dalla disperazione al senso di precarietà, presentano come comune denominatore l’assunzione del presente come orizzonte invalicabile: “non avrai altra società all’infuori di questa!”, continua minacciosamente a ripetere l’ideologia presentista. Essa desertifica le aspettative dilatando illimitatamente i confini dell’esistente. Gli studiosi convocati in questa raccolta di saggi provano a riflettere su questo tema. Sia pure con approcci, visioni ed esiti differenti, essi sono mossi dall’unanime convinzione che, nell’odierno scenario del futuro assente, occorra tornare a esplorare il pensiero utopico come dimensione del possibile. Diventa, per questa via, possibile prendere congedo dall’ubiquitario senso di impotenza e di rassegnazione e tornare a progettare futuri alternativi, meno ingiusti del presente di cui siamo abitatori. Reincantare il mondo e conferire un senso alle fantasie politiche oggi mutilate costituisce, d’altro canto, la sola possibilità per non continuare ad agonizzare impotenti nel tempo della morte di Dio, l’evento che traccia l’orizzonte di senso del nostro presente.
2015
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