In questo contributo si esamina origine e natura dell’errore nell’ambito dell’epistemologia epicurea. Epicuro affronta esplicitamente il tema sia nell’Epistola a Erodoto sia nell’opera Sulla natura. Nel primo caso, il filosofo spiega in cosa consista e come si origini l’inganno nell’ambito di un’esposizione della dottrina dei simulacri, della teoria della visione e del pensiero, della phantasia e dell’epibole. Nel secondo caso l’argomento è affrontato nel XXXIV libro, nel contesto di una indagine sulle rappresentazioni di oggetti sottratti alla percezione che possono essere all’origine di turbamenti, quali per esempio le rappresentazioni oniriche. Il fatto che Epicuro abbia elaborato una spiegazione dell’errore nell’ambito della propria teoria della rappresentazione e che questa, a sua volta, sia sviluppata in connessione alla teoria della percezione si deve a più ragioni. È probabile, infatti, che il filosofo abbia sentito l’esigenza di confrontarsi con una serie di avversari intenti a rilevare i limiti di una gnoseologia materialista ed empirista. In primo luogo, è plausibile che egli abbia tentato di elaborare in chiave anti-scettica una teoria capace di giustificare il fenomeno dell’errore, salvaguardando, comunque, il valore informativo delle percezioni, nonché di confermare l’impianto fondamentale della psicologia atomista della sensazione, basata sull’interazione diretta della struttura psicofisica del soggetto con afflussi di materia provenienti dall’ambiente circostante. In secondo luogo, è possibile che Epicuro abbia sentito l’esigenza di perfezionare l’epistemologia atomista di origine democritea alla luce di alcune critiche ari- stoteliche alle teorie della percezione dei filosofi naturalisti. I principali motivi di polemica di Aristotele nei confronti dei predecessori, che lo avrebbero spinto a introdurre nella propria psicologia la phantasia come facoltà di cerniera tra la vista e il pensiero, utile poi a spiegare diversi fenomeni cognitivi, infatti, riguardavano proprio l’incapacità delle teorie materialiste della sensazione di dare ragione dell’errore percettivo e, più in particolare, delle forme illusorie in cui si declina, oltre che l’identificazione dei meccanismi fisiologici alla base di intellezione e visione, e la conseguente difficoltà di dare ragione di alcune specificità dell’attività dianoetica rispetto a quella sensoriale. Per spiegare, perciò, natura e causa dell’errore alla luce della teoria della rappresentazione, in primo luogo, si spiegherà brevemente la dottrina dei simulacri che è al centro della dottrina della percezione e rispetto ai quali Epicuro e gli epicurei seriori si sforzano di precisare modalità di formazione, natura della loro composizione, processi di trasmissione agli organi di sen- so periferici e centrale. In secondo luogo, si confronteranno i processi del vedere e del pensare. In terzo luogo, si illustrerà quale sia il meccanismo fisiologico cui Epicuro e gli epicurei sono ricorsi per spiegare la formazione delle rappresentazioni visive e mentali. Si spiegherà, poi, in che modo rappresentazione ed errore siano tra loro collegati e in cosa consista propriamente l’errore. A partire da questa analisi si tenterà, infine, di delineare più chiaramente il quadro dialettico in cui il filosofo ha elaborato le proprie soluzioni.

Rappresentazione ed errore nell'epistemologia di Epicuro

Masi, Francesca
2024-01-01

Abstract

In questo contributo si esamina origine e natura dell’errore nell’ambito dell’epistemologia epicurea. Epicuro affronta esplicitamente il tema sia nell’Epistola a Erodoto sia nell’opera Sulla natura. Nel primo caso, il filosofo spiega in cosa consista e come si origini l’inganno nell’ambito di un’esposizione della dottrina dei simulacri, della teoria della visione e del pensiero, della phantasia e dell’epibole. Nel secondo caso l’argomento è affrontato nel XXXIV libro, nel contesto di una indagine sulle rappresentazioni di oggetti sottratti alla percezione che possono essere all’origine di turbamenti, quali per esempio le rappresentazioni oniriche. Il fatto che Epicuro abbia elaborato una spiegazione dell’errore nell’ambito della propria teoria della rappresentazione e che questa, a sua volta, sia sviluppata in connessione alla teoria della percezione si deve a più ragioni. È probabile, infatti, che il filosofo abbia sentito l’esigenza di confrontarsi con una serie di avversari intenti a rilevare i limiti di una gnoseologia materialista ed empirista. In primo luogo, è plausibile che egli abbia tentato di elaborare in chiave anti-scettica una teoria capace di giustificare il fenomeno dell’errore, salvaguardando, comunque, il valore informativo delle percezioni, nonché di confermare l’impianto fondamentale della psicologia atomista della sensazione, basata sull’interazione diretta della struttura psicofisica del soggetto con afflussi di materia provenienti dall’ambiente circostante. In secondo luogo, è possibile che Epicuro abbia sentito l’esigenza di perfezionare l’epistemologia atomista di origine democritea alla luce di alcune critiche ari- stoteliche alle teorie della percezione dei filosofi naturalisti. I principali motivi di polemica di Aristotele nei confronti dei predecessori, che lo avrebbero spinto a introdurre nella propria psicologia la phantasia come facoltà di cerniera tra la vista e il pensiero, utile poi a spiegare diversi fenomeni cognitivi, infatti, riguardavano proprio l’incapacità delle teorie materialiste della sensazione di dare ragione dell’errore percettivo e, più in particolare, delle forme illusorie in cui si declina, oltre che l’identificazione dei meccanismi fisiologici alla base di intellezione e visione, e la conseguente difficoltà di dare ragione di alcune specificità dell’attività dianoetica rispetto a quella sensoriale. Per spiegare, perciò, natura e causa dell’errore alla luce della teoria della rappresentazione, in primo luogo, si spiegherà brevemente la dottrina dei simulacri che è al centro della dottrina della percezione e rispetto ai quali Epicuro e gli epicurei seriori si sforzano di precisare modalità di formazione, natura della loro composizione, processi di trasmissione agli organi di sen- so periferici e centrale. In secondo luogo, si confronteranno i processi del vedere e del pensare. In terzo luogo, si illustrerà quale sia il meccanismo fisiologico cui Epicuro e gli epicurei sono ricorsi per spiegare la formazione delle rappresentazioni visive e mentali. Si spiegherà, poi, in che modo rappresentazione ed errore siano tra loro collegati e in cosa consista propriamente l’errore. A partire da questa analisi si tenterà, infine, di delineare più chiaramente il quadro dialettico in cui il filosofo ha elaborato le proprie soluzioni.
2024
Il problema dell'errore nel pensiero antico. Cinque studi
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