Il modo di fare politiche culturali ha subito una trasformazione profonda negli ultimi decenni. Una trasformazione che sta radicalmente modificando anche il modo in cui si realizza l’intervento pubblico di indirizzo e sostegno. Alla tradizionale centralità dello strumento legislativo si sono affiancati nel tempo, acquisendo una rilevanza sempre maggiore, altri dispositivi di articolazione e realizzazione delle politiche culturali che hanno fatto propria la ridefinizione stessa del concetto di cultura nelle politiche pubbliche. Sono sempre più espliciti gli inviti a considerare quello culturale non tanto come un “settore” ma piuttosto come una variabile presente ed attivabile in tutti gli aspetti della vita economica e sociale. Si sta sviluppando così una nuova domanda di cultura alla quale le politiche pubbliche cercano di dare risposta distribuendo riferimenti culturali in molteplici ambiti d’intervento. Di cultura c’è bisogno per aumentare l’attrattività delle destinazioni turistiche, caratterizzare prodotti, promuovere la coesione sociale, rigenerare periferie e migliorare le condizioni di salute, solo per citare alcuni degli ambiti nei quali si manifesta quello che ormai chiamiamo il “mainstreaming of culture”. Di fronte a questa situazione pare opportuno riflettere sull’idea stessa di “politiche culturali” ma non tanto e non solo sul piano concettuale quanto a partire dagli strumenti utilizzati per discuterne e per realizzarle. Sembra infatti affermarsi sempre più distintamente, anche in virtù della progressiva europeizzazione delle politiche pubbliche, una dialettica tra interventi che fanno perno sullo strumento legislativo ed una varietà di azioni condotte con procedure e dispositivi amministrativi molto più prossimi alla manifestazione dei bisogni o all’emergere delle situazioni che domandano l’attivazione delle variabili culturali.
Le politiche culturali tra prescrizione normativa e pratiche amministrative
Fabrizio Panozzo
2023-01-01
Abstract
Il modo di fare politiche culturali ha subito una trasformazione profonda negli ultimi decenni. Una trasformazione che sta radicalmente modificando anche il modo in cui si realizza l’intervento pubblico di indirizzo e sostegno. Alla tradizionale centralità dello strumento legislativo si sono affiancati nel tempo, acquisendo una rilevanza sempre maggiore, altri dispositivi di articolazione e realizzazione delle politiche culturali che hanno fatto propria la ridefinizione stessa del concetto di cultura nelle politiche pubbliche. Sono sempre più espliciti gli inviti a considerare quello culturale non tanto come un “settore” ma piuttosto come una variabile presente ed attivabile in tutti gli aspetti della vita economica e sociale. Si sta sviluppando così una nuova domanda di cultura alla quale le politiche pubbliche cercano di dare risposta distribuendo riferimenti culturali in molteplici ambiti d’intervento. Di cultura c’è bisogno per aumentare l’attrattività delle destinazioni turistiche, caratterizzare prodotti, promuovere la coesione sociale, rigenerare periferie e migliorare le condizioni di salute, solo per citare alcuni degli ambiti nei quali si manifesta quello che ormai chiamiamo il “mainstreaming of culture”. Di fronte a questa situazione pare opportuno riflettere sull’idea stessa di “politiche culturali” ma non tanto e non solo sul piano concettuale quanto a partire dagli strumenti utilizzati per discuterne e per realizzarle. Sembra infatti affermarsi sempre più distintamente, anche in virtù della progressiva europeizzazione delle politiche pubbliche, una dialettica tra interventi che fanno perno sullo strumento legislativo ed una varietà di azioni condotte con procedure e dispositivi amministrativi molto più prossimi alla manifestazione dei bisogni o all’emergere delle situazioni che domandano l’attivazione delle variabili culturali.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.