Audiface Diotallevi, marchese di Rimini e vice console di Francia, fu noto nel XIX secolo per la sua collezione d’arte che conservava alcuni capolavori come la Madonna Diotallevi di Raffaello e la Natività di Bernardino Luini oggi conservate presso la Gemäldegalerie di Berlino e il Ritratto di giovane di Giovanni Antonio Boltraffio del museo Puškin di Mosca. La scoperta dell’archivio della famiglia Diotallevi ha permesso di riconfigurare questo straordinario personaggio nella sua veste di marchand-amateur. Le carte infatti dimostrano che il marchese acquistava dipinti e li rivendeva specie sul mercato romano, spesso ammantandoli di una millantata provenienza dalla antica collezione della sua famiglia. La rete del nobile è così un interessante spaccato del mercato dell’arte nello Stato della Chiesa a metà Ottocento, con pittori-agenti come Clemente Alberi e Luigi Pedrizzi, un discusso restauratore come Giuseppe Guizzardi, vari protagonisti del mercato come Gustav Friedrich Waagen nel suo viaggio italiano del 1841-1842, e poi ancora Leopoldo Fabri a Roma, Christie a Londra, Michelangelo Gualandi e Gaetano Giordani a Bologna. Sullo sfondo, le grandi vendite romane come quella dei dipinti del cardinal Fesch, con reportage del fibrillante mondo degli antiquari della capitale. L’intraprendenza del marchese, spesso ispirata da ciò che vide nei suoi frequenti viaggi in Europa, lo portò a varie imprese commerciali e finanche all’apertura di una banca privata, con esiti fallimentari. Audiface Diotallevi coltivò inoltre un’altra passione, ovvero quella per la musica. Grande appassionato e amico di Gioacchino Rossini, con il quale aveva condiviso gli anni di studio al liceo musicale di Bologna, fu protagonista nella vicenda che portò alla costruzione del teatro di Rimini su progetto di Luigi Poletti, architetto pontificio con il quale instaurò una sincero legame. Le vicissitudini personali, il discusso matrimonio con una giovane e bella nobile con la passione per la recitazione, gli straordinari acquisti e le fallimentari imprese economiche, il successo politico e diplomatico, gli eccezionali dipinti della sua galleria e la sua fama di conoscitore ne fanno un personaggio degno della balzachiana Comedie humaine.

Audiface Diotallevi. Un marchand-amateur tra Rimini, Roma e Parigi

giulio zavatta
2023-01-01

Abstract

Audiface Diotallevi, marchese di Rimini e vice console di Francia, fu noto nel XIX secolo per la sua collezione d’arte che conservava alcuni capolavori come la Madonna Diotallevi di Raffaello e la Natività di Bernardino Luini oggi conservate presso la Gemäldegalerie di Berlino e il Ritratto di giovane di Giovanni Antonio Boltraffio del museo Puškin di Mosca. La scoperta dell’archivio della famiglia Diotallevi ha permesso di riconfigurare questo straordinario personaggio nella sua veste di marchand-amateur. Le carte infatti dimostrano che il marchese acquistava dipinti e li rivendeva specie sul mercato romano, spesso ammantandoli di una millantata provenienza dalla antica collezione della sua famiglia. La rete del nobile è così un interessante spaccato del mercato dell’arte nello Stato della Chiesa a metà Ottocento, con pittori-agenti come Clemente Alberi e Luigi Pedrizzi, un discusso restauratore come Giuseppe Guizzardi, vari protagonisti del mercato come Gustav Friedrich Waagen nel suo viaggio italiano del 1841-1842, e poi ancora Leopoldo Fabri a Roma, Christie a Londra, Michelangelo Gualandi e Gaetano Giordani a Bologna. Sullo sfondo, le grandi vendite romane come quella dei dipinti del cardinal Fesch, con reportage del fibrillante mondo degli antiquari della capitale. L’intraprendenza del marchese, spesso ispirata da ciò che vide nei suoi frequenti viaggi in Europa, lo portò a varie imprese commerciali e finanche all’apertura di una banca privata, con esiti fallimentari. Audiface Diotallevi coltivò inoltre un’altra passione, ovvero quella per la musica. Grande appassionato e amico di Gioacchino Rossini, con il quale aveva condiviso gli anni di studio al liceo musicale di Bologna, fu protagonista nella vicenda che portò alla costruzione del teatro di Rimini su progetto di Luigi Poletti, architetto pontificio con il quale instaurò una sincero legame. Le vicissitudini personali, il discusso matrimonio con una giovane e bella nobile con la passione per la recitazione, gli straordinari acquisti e le fallimentari imprese economiche, il successo politico e diplomatico, gli eccezionali dipinti della sua galleria e la sua fama di conoscitore ne fanno un personaggio degno della balzachiana Comedie humaine.
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