La ricerca presentata in questo libro esamina un contesto molto particolare. L’area del “Borgaccio”, nel comune di Pieve Vergonte (VCO), è nota per la presenza di un muro isolato, lungo circa 20 metri, genericamente databile al Medioevo, visibile a pochi metri dalla riva destra del fiume Toce, in una grande area prativa. La tradizione locale ha sempre considerato questo muro come la traccia del passato medievale di Vergonte, l’antica capitale del distretto, distrutta da terribili inondazioni durante il XIII secolo. Il volume raccoglie i risultati dell’indagine svolta dalle Università Ca’ Foscari Venezia e dall’Università degli Studi di Padova attraverso rilievi aerofotogrammetrici e termografici, lo studio della cartografia storica e della documentazione storiografica, indagini magnetometriche, GPR (Ground Penetrating Radar), ERT (Electrical Resistivity Tomography), carotaggi manuali e meccanici. Concordemente con quanto si poteva già intuire all’avvio della ricerca, il muro superstite del Borgaccio faceva parte di un complesso paragonabile al modello dei “ricetti”, ossia villaggi medievali fortificati, solitamente costruiti per conservare e proteggere beni. La planimetria complessiva delle evidenze documentabili risulta del resto comune a quella dei cosiddetti “borghi franchi”, nuclei demici fondati dai comuni con lo scopo di controllare e gestire ampi settori territoriali. Lo stato di conservazione delle strutture pertinenti al complesso del Borgaccio è estremamente lacunoso. La tradizione locale ha sempre motivato questa circostanza ipotizzando distruzioni causate da disastrose piene del Toce, documentate fin dal Medioevo. Tuttavia, questa ipotesi risulta smentita dall’indagine stratigrafica condotta nel sottosuolo fino a 10 m di profondità dal piano di campagna. Non ci sono tracce evidenti, infatti, di crolli strutturali o livelli estesi di macerie, né indicatori di una presenza umana stabile. È quindi più probabile, e questa è l’ipotesi presa in considerazione nel libro, che l’instabilità idrografica dell’area, verosimilmente sottovalutata in un primo momento, abbia dissuaso i costruttori dal completare l’edificazione del borgo, e abbia motivato, in ultima analisi, il trasferimento della sede del potere sulla sponda opposta, presso l’abitato di Vogogna.
“Subtus copertum Petre Sancte”. Indagini geoarcheologiche presso il ‘Borgaccio’ di Pieve Vergonte (VCO)
GELICHI, SAURO;MOZZI, PAOLO;RUCCO, ALESSANDRO ALESSIO
2023-01-01
Abstract
La ricerca presentata in questo libro esamina un contesto molto particolare. L’area del “Borgaccio”, nel comune di Pieve Vergonte (VCO), è nota per la presenza di un muro isolato, lungo circa 20 metri, genericamente databile al Medioevo, visibile a pochi metri dalla riva destra del fiume Toce, in una grande area prativa. La tradizione locale ha sempre considerato questo muro come la traccia del passato medievale di Vergonte, l’antica capitale del distretto, distrutta da terribili inondazioni durante il XIII secolo. Il volume raccoglie i risultati dell’indagine svolta dalle Università Ca’ Foscari Venezia e dall’Università degli Studi di Padova attraverso rilievi aerofotogrammetrici e termografici, lo studio della cartografia storica e della documentazione storiografica, indagini magnetometriche, GPR (Ground Penetrating Radar), ERT (Electrical Resistivity Tomography), carotaggi manuali e meccanici. Concordemente con quanto si poteva già intuire all’avvio della ricerca, il muro superstite del Borgaccio faceva parte di un complesso paragonabile al modello dei “ricetti”, ossia villaggi medievali fortificati, solitamente costruiti per conservare e proteggere beni. La planimetria complessiva delle evidenze documentabili risulta del resto comune a quella dei cosiddetti “borghi franchi”, nuclei demici fondati dai comuni con lo scopo di controllare e gestire ampi settori territoriali. Lo stato di conservazione delle strutture pertinenti al complesso del Borgaccio è estremamente lacunoso. La tradizione locale ha sempre motivato questa circostanza ipotizzando distruzioni causate da disastrose piene del Toce, documentate fin dal Medioevo. Tuttavia, questa ipotesi risulta smentita dall’indagine stratigrafica condotta nel sottosuolo fino a 10 m di profondità dal piano di campagna. Non ci sono tracce evidenti, infatti, di crolli strutturali o livelli estesi di macerie, né indicatori di una presenza umana stabile. È quindi più probabile, e questa è l’ipotesi presa in considerazione nel libro, che l’instabilità idrografica dell’area, verosimilmente sottovalutata in un primo momento, abbia dissuaso i costruttori dal completare l’edificazione del borgo, e abbia motivato, in ultima analisi, il trasferimento della sede del potere sulla sponda opposta, presso l’abitato di Vogogna.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.