Tommaso Campanella, Condannare la giustizia naturale

Quando Tommaso Campanella nasce, il Concilio di Trento si è concluso da pochi anni e l’Europa è ormai entrata nell’età della Controriforma. Il suo dinamismo intellettuale e la sua volontà di conciliare le Scritture con il gran libro della natura si scontreranno continuamente con censure, sospetti e condanne per una filosofia che, malgrado le continue riformulazioni, appariva eterodossa rispetto a canoni che andavano rigidamente imponendosi. Subirà più di cinque processi, l’ultimo dei quali, originato da un tentativo fallito di insurrezione contro la dominazione spagnola in Calabria, gli costerà ventisette anni di prigionia. Scienza e poesia, profetismo e meditazione politica s’intrecciano nella straordinaria vicenda di colui che nacque “a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia”. Inascoltato, fu relegato nelle segrete di molte prigioni ma, anche nei momenti più bui, non smise mai di confidare che “i profeti risorgono, o dopo tre giorni, o dopo tre secoli”.