L’emergenza da Covid-19 stava già dilagando in Europa quando, il 13 marzo 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), raccomandava di mantenere uno standard di qualità elevato nei percorsi di assistenza inerenti agli ambiti della salute riproduttiva (OMS, 2020a). Queste raccomandazioni sottolineavano non solo la necessità di rispettare le misure di sicurezza elaborate a livello internazionale per la gestione della pandemia ma anche il bisogno di garantire un’esperienza positiva per le donne e le persone incinte, assicurando loro un accesso facile e sicuro all’assistenza in gravidanza, ai percorsi nascita e ai percorsi di interruzione di gravidanza. In questo capitolo intendiamo analizzare quali misure sono state messe in atto nel contesto italiano al fine di garantire (o meno) una continuità nell’accesso ai servizi di salute materna e riproduttiva nel periodo compreso tra febbraio e maggio 2020, ovvero durante quella che è stata definita, e che d’ora in poi chiameremo, la prima ondata della pandemia. Il nostro obiettivo è, in particolare, quello di esplorare come precedenti forme di gestione della salute riproduttiva abbiano condotto, durante la stessa pandemia, all’implementazione di una serie di pratiche che possono sembrare paradossali da una prospettiva di salute pubblica, ma che sono di fatto in linea con un approccio all’esperienza procreativa di stampo eteronormativo e specificamente orientato dal punto di vista del genere.
Preservare le nascite durante la pandemia: analisi delle contraddizioni inerenti la gestione della salute riproduttiva durante l’emergenza da Covid-19
Giulia Zanini
2022-01-01
Abstract
L’emergenza da Covid-19 stava già dilagando in Europa quando, il 13 marzo 2020, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), raccomandava di mantenere uno standard di qualità elevato nei percorsi di assistenza inerenti agli ambiti della salute riproduttiva (OMS, 2020a). Queste raccomandazioni sottolineavano non solo la necessità di rispettare le misure di sicurezza elaborate a livello internazionale per la gestione della pandemia ma anche il bisogno di garantire un’esperienza positiva per le donne e le persone incinte, assicurando loro un accesso facile e sicuro all’assistenza in gravidanza, ai percorsi nascita e ai percorsi di interruzione di gravidanza. In questo capitolo intendiamo analizzare quali misure sono state messe in atto nel contesto italiano al fine di garantire (o meno) una continuità nell’accesso ai servizi di salute materna e riproduttiva nel periodo compreso tra febbraio e maggio 2020, ovvero durante quella che è stata definita, e che d’ora in poi chiameremo, la prima ondata della pandemia. Il nostro obiettivo è, in particolare, quello di esplorare come precedenti forme di gestione della salute riproduttiva abbiano condotto, durante la stessa pandemia, all’implementazione di una serie di pratiche che possono sembrare paradossali da una prospettiva di salute pubblica, ma che sono di fatto in linea con un approccio all’esperienza procreativa di stampo eteronormativo e specificamente orientato dal punto di vista del genere.File | Dimensione | Formato | |
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