«Studi pucciniani»

«Studi Pucciniani» 7 thinks on vast themes. Suor Angelica, dedicatee of the cover, faces two verifications: its 'theological' dimension (Paduano) and the real originality of the subject (d'Angelo), while the scenic arrangement of Tabarro poses serious hermeneutical problems (Rosen). And if the relationship between Twenty-six and one, a short story by Gorkij, and the libretto of Fanciulla del West (Palandri) is wittily understood, the myth of Madama Butterfly takes on different contours in relation to Harakiri (1919) by Fritz Lang (Bellotto). News also comes from the documents section, where we learn that Mahler never conducted Puccini (Schickling) and the libretto of La Lupa, discarded by the composer who distanced himself from the extreme realism of Verga (Sansone), was brought to light. It then deals with the reception of La Bohème in Russia, before and after the October revolution (Bobrik) and the musician's personality is defined in the relationship with his 'papers' (Rossi). Finally, a look to the future comes from Sylvano Bussotti, who on the occasion of the fiftieth anniversary of his death (1974), wrote words that indicate intriguing prospects for the role of Puccini's theater in the future of opera (Marsico).

«Studi pucciniani» 7 ragiona su tematiche vaste. Suor Angelica, dedicataria della copertina, affronta due verifiche: la sua dimensione ‘teologica’ (Paduano) e la reale originalità del soggetto (d’Angelo), mentre la disposizione scenica del Tabarro pone seri problemi ermeneutici (Rosen). E se viene còlta argutamente la relazione tra Ventisei e una, novella di Gorkij, e il libretto della Fanciulla del West (Palandri), il mito di Madama Butterfly, acquista contorni diversi in rapporto con Harakiri (1919) di Fritz Lang (Bellotto). Novità vengono anche dalla sezione documenti, dove si apprende che Mahler non diresse mai Puccini (Schickling) e viene riportato alla luce il libretto della Lupa, scartato dal compositore che prese le distanze dal verismo estremo di Verga (Sansone). Si tratta poi la ricezione della Bohème in Russia, prima e dopo la rivoluzione d’ottobre (Bobrik) e la personalità del musicista viene definita nel rapporto con le sue ‘carte’ (Rossi). Uno sguardo al futuro, infine, viene da Sylvano Bussotti, che in occasione del cinquantenario della morte (1974), scrisse parole che indicano prospettive intriganti per il ruolo del teatro di Puccini nel futuro dell’opera lirica (Marsico).