Antonio Morassi fu uno dei pochissimi studiosi italiani, benchè nato a Gorizia sotto il regno austro ungarico nel 1893, ad aver frequentato l’università di Vienna negli ultimi frangenti di quella che è universalmente nota come Wiener Schule der Kunstgeschichte. Sotto la guida di maestri come Max Dvořák, Julius von Schlosser, Hans Tietze e Josef Strzygowski il giovane studente ebbe modo di formarsi seguendo metodi allora all’avanguardia per la disciplina storico artistica. L’esito finale di questo percorso fu una tesi su Michele Sanmicheli discussa nel 1916 con Max Dvořák. L’elaborato finale presentava per la prima volta l’artista veronese dandone una lettura non biografica o esclusivamente archivistica, e dunque romantica o positivista, ma generale e teorica, discutendo i canoni del linguaggio sanmicheliano e cercando di configurare Sanmicheli nel contesto della coeva architettura italiana. Lo stesso Morassi formulò l’auspicio che la tesi, tradotta in italiano, divenisse la prima monografia del Novecento su Sanmicheli e per questo, passato a Roma alla scuola di Adolfo Venturi, prese contatti con gli editori Armando Ferri e Mario Recchi, promotori della fortunata collana “Biblioteca d’arte illustrata”. La tesi, tuttavia, non fu mai tradotta e il tentativo di dare alle stampe un volume su Sanmicheli fallì perché i materiali scritti e fotografici andarono sfortunatamente smarriti. A poco più di un secolo di distanza, con la traduzione e la contestualizzazione della tesi, si dà dunque corso alla pubblicazione di quella che avrebbe potuto essere la prima monografia “moderna” su Sanmicheli

IL MICHELE SANMICHELI DI ANTONIO MORASSI. La tesi all’Università di Vienna e una monografia perduta (1916-1920)

GIULIO ZAVATTA
2022-01-01

Abstract

Antonio Morassi fu uno dei pochissimi studiosi italiani, benchè nato a Gorizia sotto il regno austro ungarico nel 1893, ad aver frequentato l’università di Vienna negli ultimi frangenti di quella che è universalmente nota come Wiener Schule der Kunstgeschichte. Sotto la guida di maestri come Max Dvořák, Julius von Schlosser, Hans Tietze e Josef Strzygowski il giovane studente ebbe modo di formarsi seguendo metodi allora all’avanguardia per la disciplina storico artistica. L’esito finale di questo percorso fu una tesi su Michele Sanmicheli discussa nel 1916 con Max Dvořák. L’elaborato finale presentava per la prima volta l’artista veronese dandone una lettura non biografica o esclusivamente archivistica, e dunque romantica o positivista, ma generale e teorica, discutendo i canoni del linguaggio sanmicheliano e cercando di configurare Sanmicheli nel contesto della coeva architettura italiana. Lo stesso Morassi formulò l’auspicio che la tesi, tradotta in italiano, divenisse la prima monografia del Novecento su Sanmicheli e per questo, passato a Roma alla scuola di Adolfo Venturi, prese contatti con gli editori Armando Ferri e Mario Recchi, promotori della fortunata collana “Biblioteca d’arte illustrata”. La tesi, tuttavia, non fu mai tradotta e il tentativo di dare alle stampe un volume su Sanmicheli fallì perché i materiali scritti e fotografici andarono sfortunatamente smarriti. A poco più di un secolo di distanza, con la traduzione e la contestualizzazione della tesi, si dà dunque corso alla pubblicazione di quella che avrebbe potuto essere la prima monografia “moderna” su Sanmicheli
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