«Senza vincolo di luogo», si legge nel primo comma dell’art. 18 della legge n. 81/2017, la norma introduttiva del lavoro agile o smart working1 nell’ordinamento giuridico. Uno dei cardini più rigidi della prestazione di lavoro subordinato, come sino a oggi conosciuta, viene messo in discussione. Le implicazioni di questa enunciazione sono notevolissime. Riguardano i modi e all’organizzazione del lavoro, le condizioni e i tempi di vita del lavoratore, il ripensamento di diritti e tutele (Zucaro 2019). Relegato fino a poco tempo fa a un ambito sperimentale, il lavoro agile ha avuto un’improvvisa e massiccia diffusione a seguito della pandemia per bilanciare contenimento del contagio da Covid-19 e proseguimento dell’attività economica. Secondo gli ultimi dati Inapp, relativi al 2021, in Italia si sarebbe passati in modo repentino da 570 000 a oltre 7 milioni di smart worker (Bergamante e altri 2022). L’impatto della diffusione dello smart working sul mercato del lavoro, seppur con caratteristiche del tutto emergenziali, è stato dirompente e ha consentito modalità di svolgimento della prestazione lavorativa un tempo inimmaginabili. La potenziale connessione everywhere and every time ha prodotto quasi istantaneamente processi di adattamento dei singoli e nuovi modelli organizzativi orientati alla flessibilità cosiddetta «buona», ossia volta a migliorare la conciliazione vita-lavoro e generatrice di effetti positivi per i contesti di lavoro che li hanno sperimentati.
Senza vincolo di luogo
Rosita Zucaro
2022-01-01
Abstract
«Senza vincolo di luogo», si legge nel primo comma dell’art. 18 della legge n. 81/2017, la norma introduttiva del lavoro agile o smart working1 nell’ordinamento giuridico. Uno dei cardini più rigidi della prestazione di lavoro subordinato, come sino a oggi conosciuta, viene messo in discussione. Le implicazioni di questa enunciazione sono notevolissime. Riguardano i modi e all’organizzazione del lavoro, le condizioni e i tempi di vita del lavoratore, il ripensamento di diritti e tutele (Zucaro 2019). Relegato fino a poco tempo fa a un ambito sperimentale, il lavoro agile ha avuto un’improvvisa e massiccia diffusione a seguito della pandemia per bilanciare contenimento del contagio da Covid-19 e proseguimento dell’attività economica. Secondo gli ultimi dati Inapp, relativi al 2021, in Italia si sarebbe passati in modo repentino da 570 000 a oltre 7 milioni di smart worker (Bergamante e altri 2022). L’impatto della diffusione dello smart working sul mercato del lavoro, seppur con caratteristiche del tutto emergenziali, è stato dirompente e ha consentito modalità di svolgimento della prestazione lavorativa un tempo inimmaginabili. La potenziale connessione everywhere and every time ha prodotto quasi istantaneamente processi di adattamento dei singoli e nuovi modelli organizzativi orientati alla flessibilità cosiddetta «buona», ossia volta a migliorare la conciliazione vita-lavoro e generatrice di effetti positivi per i contesti di lavoro che li hanno sperimentati.File | Dimensione | Formato | |
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