Ripensare oggi i paesaggi delle bonifiche realizzate nella bassa pianura veneta tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento significa scrutare un palinsesto territoriale sul quale sono stati allora fermamente impressi i segni tangibili della modernità e del concetto di progresso che essa portava con sé. In particolare, il Congresso Regionale delle Bonifiche del 1922, di cui ricorre il centenario, è stato uno slancio verso la modernizzazione, in senso economico, sanitario e sociale. La razionalizzazione dell’irrigazione, la conversione monocolturale, l’insediamento pianificato nelle case coloniche e nei borghi, il lavoro agricolo stabile, la sicurezza idraulica perseguita con l’ausilio di mezzi meccanici: il paesaggio geometrico e regolare che tali mutamenti ci hanno consegnato era la modernità fatta campagna. Tuttavia, da allora, lustro dopo lustro, la patina del tempo si è andata depositando su quelle che, per locuzione convenzionale, continuiamo a chiamare “terre nuove”. L’abbandono, gli effetti della subsidenza, i nuovi eventi alluvionali, le superfetazioni hanno reso sempre meno leggibile il linguaggio moderno con il quale il testo di quel paesaggio era stato riscritto, sopra il substrato paludoso.
1922-2022. Rileggere il paesaggio di bonifica alla luce della modernità
Cavallo F. L.
2022-01-01
Abstract
Ripensare oggi i paesaggi delle bonifiche realizzate nella bassa pianura veneta tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento significa scrutare un palinsesto territoriale sul quale sono stati allora fermamente impressi i segni tangibili della modernità e del concetto di progresso che essa portava con sé. In particolare, il Congresso Regionale delle Bonifiche del 1922, di cui ricorre il centenario, è stato uno slancio verso la modernizzazione, in senso economico, sanitario e sociale. La razionalizzazione dell’irrigazione, la conversione monocolturale, l’insediamento pianificato nelle case coloniche e nei borghi, il lavoro agricolo stabile, la sicurezza idraulica perseguita con l’ausilio di mezzi meccanici: il paesaggio geometrico e regolare che tali mutamenti ci hanno consegnato era la modernità fatta campagna. Tuttavia, da allora, lustro dopo lustro, la patina del tempo si è andata depositando su quelle che, per locuzione convenzionale, continuiamo a chiamare “terre nuove”. L’abbandono, gli effetti della subsidenza, i nuovi eventi alluvionali, le superfetazioni hanno reso sempre meno leggibile il linguaggio moderno con il quale il testo di quel paesaggio era stato riscritto, sopra il substrato paludoso.File | Dimensione | Formato | |
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