L’uscita degli Strumenti umani di Vittorio Sereni nel ’65 rimane, ancora oggi, una data cerchiata di rosso nella cronologia della nostra letteratura in versi. Tra la vastità di temi che vengono affrontati – la fabbrica, la politica, la società moderna, la guerra e la prigionia – alcuni dei quali riemersi dalle precedenti due raccolte, Frontiera e Diario d’Algeria, e altri che perdureranno anche nella quarta e ultima, Stella variabile, quello legato alle “presenze” che popolano la raccolta è forse uno dei più suggestivi e allo stesso tempo difficili. Ma gli “strumenti umani”, oltre a essere quelli concreti della vita e del reale, appartengono senza dubbio anche a un’altra dimensione, ultraterrena come quella della morte; intangibile e costante come quella della memoria. Sono le tante «parvenze che forse s’incarnano» (La repubblica) i fantasmi che, silenziosi, passeggiano lungo i versi della più bella raccolta di Sereni. A volte riconosciuti e per noi distinguibili – gli amici, i parenti – e molte altre volte sottotraccia, che sussurrano appena la loro presenza. L’articolo vuole esplorare, attraverso alcuni esempi, la tassonomia di tali personaggi, contesi tra il realistico e l’ultraterreno, nel limbo di un mondo che ne fonde due assieme.

I fantasmi della memoria, i ricordi della vita. "Presenze" negli Strumenti umani di Vittorio Sereni

Lorenzo Negro
2022-01-01

Abstract

L’uscita degli Strumenti umani di Vittorio Sereni nel ’65 rimane, ancora oggi, una data cerchiata di rosso nella cronologia della nostra letteratura in versi. Tra la vastità di temi che vengono affrontati – la fabbrica, la politica, la società moderna, la guerra e la prigionia – alcuni dei quali riemersi dalle precedenti due raccolte, Frontiera e Diario d’Algeria, e altri che perdureranno anche nella quarta e ultima, Stella variabile, quello legato alle “presenze” che popolano la raccolta è forse uno dei più suggestivi e allo stesso tempo difficili. Ma gli “strumenti umani”, oltre a essere quelli concreti della vita e del reale, appartengono senza dubbio anche a un’altra dimensione, ultraterrena come quella della morte; intangibile e costante come quella della memoria. Sono le tante «parvenze che forse s’incarnano» (La repubblica) i fantasmi che, silenziosi, passeggiano lungo i versi della più bella raccolta di Sereni. A volte riconosciuti e per noi distinguibili – gli amici, i parenti – e molte altre volte sottotraccia, che sussurrano appena la loro presenza. L’articolo vuole esplorare, attraverso alcuni esempi, la tassonomia di tali personaggi, contesi tra il realistico e l’ultraterreno, nel limbo di un mondo che ne fonde due assieme.
2022
Quaderni del PENS
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