"I Miracoli di Val Morel" sono l’ultima opera pubblicata da Dino Buzzati e costituiscono l’approdo finale di una ricerca, iniziata già negli anni trenta, vòlta a sperimentare l’uso congiunto di scrittura e immagini in un’unica forma mista. Grazie soprattutto ai lavori di Coglitore (2011; 2012; 2014), di recente è stata finalmente valorizzata l’originalità dell’operazione buzzatiana, che non si limita alla giustapposizione di testi e immagini, ma sfrutta la relazione intermediale per mettere in atto «una complessa strategia di veridizione, giocata soprattutto nel paratesto e nelle frontiere tra i due linguaggi» (Coglitore 2012: 94). Al carattere «doppio» dell’iconotesto corrisponde pertanto un numero più alto di livelli espressivi: il piano della rappresentazione, che è quello dell’immagine; il piano della narrazione, affidato alle didascalie interne alle tavole; il piano dell’interpretazione, rappresentato dal paratesto di commento abbinato a ogni tavola; infine il piano della sintesi, distribuito fra i titoli dei 39 ex-voto e la «Spiegazione» premessa all’opera. Nel saggio si passano in rassegna i vari livelli individuati, alla ricerca di una «grammatica» della relazione da un lato tra immagini e scrittura, dall’altro tra le diverse forme dei testi scritti. Per quel che riguarda questi ultimi, si sottolineerà come alla riconoscibilità delle differenti funzioni espressive concorrano elementi sintattici e stilistici ricorrenti (uso della terza o della prima persona, ricorso alla frase nominale o verbale, formule dell’ufficialità vs formule evidenziali ecc.). Allo stesso tempo, si mostrerà come, in più di un caso, proprio la prevedibilità della distribuzione di questi tratti venga abilmente sfruttata da Buzzati per disattendere le aspettative del lettore, con l’effetto di rendere i livelli espressivi permeabili e confondere così i piani dell’oggettività e della soggettività, della diegesi e dell’esegesi.
Intermedialità e stratificazione espressiva nei "Miracoli di Val Morel"
Daniele Baglioni
2022-01-01
Abstract
"I Miracoli di Val Morel" sono l’ultima opera pubblicata da Dino Buzzati e costituiscono l’approdo finale di una ricerca, iniziata già negli anni trenta, vòlta a sperimentare l’uso congiunto di scrittura e immagini in un’unica forma mista. Grazie soprattutto ai lavori di Coglitore (2011; 2012; 2014), di recente è stata finalmente valorizzata l’originalità dell’operazione buzzatiana, che non si limita alla giustapposizione di testi e immagini, ma sfrutta la relazione intermediale per mettere in atto «una complessa strategia di veridizione, giocata soprattutto nel paratesto e nelle frontiere tra i due linguaggi» (Coglitore 2012: 94). Al carattere «doppio» dell’iconotesto corrisponde pertanto un numero più alto di livelli espressivi: il piano della rappresentazione, che è quello dell’immagine; il piano della narrazione, affidato alle didascalie interne alle tavole; il piano dell’interpretazione, rappresentato dal paratesto di commento abbinato a ogni tavola; infine il piano della sintesi, distribuito fra i titoli dei 39 ex-voto e la «Spiegazione» premessa all’opera. Nel saggio si passano in rassegna i vari livelli individuati, alla ricerca di una «grammatica» della relazione da un lato tra immagini e scrittura, dall’altro tra le diverse forme dei testi scritti. Per quel che riguarda questi ultimi, si sottolineerà come alla riconoscibilità delle differenti funzioni espressive concorrano elementi sintattici e stilistici ricorrenti (uso della terza o della prima persona, ricorso alla frase nominale o verbale, formule dell’ufficialità vs formule evidenziali ecc.). Allo stesso tempo, si mostrerà come, in più di un caso, proprio la prevedibilità della distribuzione di questi tratti venga abilmente sfruttata da Buzzati per disattendere le aspettative del lettore, con l’effetto di rendere i livelli espressivi permeabili e confondere così i piani dell’oggettività e della soggettività, della diegesi e dell’esegesi.File | Dimensione | Formato | |
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