Quello di virtù è concetto che, proprio per la sua ampiezza, e al contempo vaghezza, di significato, trovò in età moderna ampio impiego nei più diversi dibattiti. Nel corso del Settecento, ad esempio, venne utilizzato nel discorso sulla nascente società commerciale, domandosi se questa potesse conciliarsi o meno con gli ideali di virtù che derivavano dall’antichità classica attraverso il filtro dell’esperienza cristiana. Un punto di osservazione di particolare interesse per comprendere le funzioni del concetto di virtù tra economia, politica, morale sono i porti franchi. I porti franchi sono istituzioni sorte durante l’età moderna, inizialmente nel bacino mediterraneo, e in seguito diffusesi a livello globale. In origine si trattava di città porto nelle quali, oltre ad agevolazioni di natura fiscale per promuovere il commercio, gli abitanti godevano di peculiari libertà civili e religiose. Ne conseguì che per tutto l’antico regime i porti franchi rappresentarono laboratori non solo economici – ottica con la quale sono stati per lo più studiati, anche per l’influenza della lettura di Adam Smith secondo il quale rappresentavano il primo gradino verso il libero commercio – ma anche politici, istituzionali, civili, culturali e religiosi. L’immagine pubblica, spesso giocata sulla contrapposizione tra virtù e vizio, era un elemento costitutivo dei porti franchi e poteva contribuirne al successo o all’insuccesso. Per questo motivo la discussione sulla moralità dei porti franchi non era appannaggio dei soli circoli intellettuali, ma era parte delle quotidiane pratiche di governo e di gestione dell’informazione, come qui illustrato attraverso il caso di Livorno che passò dall’essere luogo di empietà a sede delle più profonda devozione, almeno nelle narrative delle élite locali.

Virtù, empietà e devozione nella costruzione dei porti franchi d’età moderna

Giulia DELOGU
2022-01-01

Abstract

Quello di virtù è concetto che, proprio per la sua ampiezza, e al contempo vaghezza, di significato, trovò in età moderna ampio impiego nei più diversi dibattiti. Nel corso del Settecento, ad esempio, venne utilizzato nel discorso sulla nascente società commerciale, domandosi se questa potesse conciliarsi o meno con gli ideali di virtù che derivavano dall’antichità classica attraverso il filtro dell’esperienza cristiana. Un punto di osservazione di particolare interesse per comprendere le funzioni del concetto di virtù tra economia, politica, morale sono i porti franchi. I porti franchi sono istituzioni sorte durante l’età moderna, inizialmente nel bacino mediterraneo, e in seguito diffusesi a livello globale. In origine si trattava di città porto nelle quali, oltre ad agevolazioni di natura fiscale per promuovere il commercio, gli abitanti godevano di peculiari libertà civili e religiose. Ne conseguì che per tutto l’antico regime i porti franchi rappresentarono laboratori non solo economici – ottica con la quale sono stati per lo più studiati, anche per l’influenza della lettura di Adam Smith secondo il quale rappresentavano il primo gradino verso il libero commercio – ma anche politici, istituzionali, civili, culturali e religiosi. L’immagine pubblica, spesso giocata sulla contrapposizione tra virtù e vizio, era un elemento costitutivo dei porti franchi e poteva contribuirne al successo o all’insuccesso. Per questo motivo la discussione sulla moralità dei porti franchi non era appannaggio dei soli circoli intellettuali, ma era parte delle quotidiane pratiche di governo e di gestione dell’informazione, come qui illustrato attraverso il caso di Livorno che passò dall’essere luogo di empietà a sede delle più profonda devozione, almeno nelle narrative delle élite locali.
2022
La virtù tra paideia, politeia ed episteme: una questione di lungo periodo
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