Questo libro racconta, con gli strumenti dell’antropologia, la vita di un luogo considerato senza vita: la Zona di Černobyl’ in Ucraina. Dopo l’incidente nella centrale nucleare più famosa della storia, un’ampia parte del Paese è stata evacuata e chiusa al pubblico. La Zona di Černobyl’ comprende però anche aree tuttora abitate dalle popolazioni locali, aree regolarmente visitate dagli esuli della catastrofe (che mantengono uno stretto legame con i villaggi d’origine), e aree presidiate da residenti auto-insediati, visti dai loro compatrioti come esempi di una vita ideale. Come si può comprendere la scelta di rimanere connessi ad una terra contaminata in cui si annida un pericolo invisibile, ma temuto? Abbandonando ogni stereotipo sensazionalista e post-apocalittico, Siamo rimasti per vivere descrive una Černobyl’ intima, nascosta, spesso ingiustamente trascurata: quella delle genti locali. Attraverso una paziente ricostruzione etnografica, queste pagine cercano di fare luce sulle esperienze dirette di chi ha vissuto il disastro, sul significato morale della terra, sul ruolo della nostalgia tra i profughi, sui riti religiosi che ricongiungono i sopravvissuti ai propri antenati e sugli orizzonti di speranza che, a dispetto delle avversità, rimangono aperti anche a chi ha vissuto Černobyl’.

Siamo rimasti per vivere: Antropologia morale della Zona di Černobyl’

Matteo Benussi
2022-01-01

Abstract

Questo libro racconta, con gli strumenti dell’antropologia, la vita di un luogo considerato senza vita: la Zona di Černobyl’ in Ucraina. Dopo l’incidente nella centrale nucleare più famosa della storia, un’ampia parte del Paese è stata evacuata e chiusa al pubblico. La Zona di Černobyl’ comprende però anche aree tuttora abitate dalle popolazioni locali, aree regolarmente visitate dagli esuli della catastrofe (che mantengono uno stretto legame con i villaggi d’origine), e aree presidiate da residenti auto-insediati, visti dai loro compatrioti come esempi di una vita ideale. Come si può comprendere la scelta di rimanere connessi ad una terra contaminata in cui si annida un pericolo invisibile, ma temuto? Abbandonando ogni stereotipo sensazionalista e post-apocalittico, Siamo rimasti per vivere descrive una Černobyl’ intima, nascosta, spesso ingiustamente trascurata: quella delle genti locali. Attraverso una paziente ricostruzione etnografica, queste pagine cercano di fare luce sulle esperienze dirette di chi ha vissuto il disastro, sul significato morale della terra, sul ruolo della nostalgia tra i profughi, sui riti religiosi che ricongiungono i sopravvissuti ai propri antenati e sugli orizzonti di speranza che, a dispetto delle avversità, rimangono aperti anche a chi ha vissuto Černobyl’.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10278/3758908
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