Negli anni Trenta del secolo scorso, con il definirsi dell’intesa ideologica e politica fra il governo mussoliniano e il Terzo Reich, la germanistica italiana si trova a vivere una particolare congiuntura e a costituirsi punto nodale dei rapporti culturali fra i due regimi. L’Istituto Italiano di Studi Germanici, fondato a Roma nello stesso anno, il 1932, in cui matura e si consuma la fine della Repubblica di Weimar, acquista centralità politico-culturale e diplomatica. I saggi raccolti in questo volume riflettono sulle reazioni della germanistica italiana alla politica tedesca della Gleichschaltung, che fin dalla primavera 1933 escluse gli avversari politici e i ‘nemici razziali’ dalla vita pubblica della nazione. I saggi ragionano inoltre e soprattutto sull’agire degli studiosi italiani della disciplina dinanzi alla deriva razzista del fascismo, con il susseguirsi, a partire dal 5 settembre 1938, delle leggi «per la difesa della razza». La linea di lavoro che attraversa il volume è l’attenzione all’opera di quei germanisti italiani che, pur interni alle istituzioni oppure inseriti nel sistema delle case editrici e dei giornali, non si uniformarono senza residuo al dettato politico- culturale del regime e seppero invece conservare un margine di indipendenza nel loro lavoro individuale o nella guida dei loro istituti.
Germanisti italiani e leggi razziali: fra subalternità e resistenza
Andreina Lavagetto
Writing – Original Draft Preparation
2022-01-01
Abstract
Negli anni Trenta del secolo scorso, con il definirsi dell’intesa ideologica e politica fra il governo mussoliniano e il Terzo Reich, la germanistica italiana si trova a vivere una particolare congiuntura e a costituirsi punto nodale dei rapporti culturali fra i due regimi. L’Istituto Italiano di Studi Germanici, fondato a Roma nello stesso anno, il 1932, in cui matura e si consuma la fine della Repubblica di Weimar, acquista centralità politico-culturale e diplomatica. I saggi raccolti in questo volume riflettono sulle reazioni della germanistica italiana alla politica tedesca della Gleichschaltung, che fin dalla primavera 1933 escluse gli avversari politici e i ‘nemici razziali’ dalla vita pubblica della nazione. I saggi ragionano inoltre e soprattutto sull’agire degli studiosi italiani della disciplina dinanzi alla deriva razzista del fascismo, con il susseguirsi, a partire dal 5 settembre 1938, delle leggi «per la difesa della razza». La linea di lavoro che attraversa il volume è l’attenzione all’opera di quei germanisti italiani che, pur interni alle istituzioni oppure inseriti nel sistema delle case editrici e dei giornali, non si uniformarono senza residuo al dettato politico- culturale del regime e seppero invece conservare un margine di indipendenza nel loro lavoro individuale o nella guida dei loro istituti.I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.