I dibattiti sulla scienza si trovano oggi polarizzati tra due posizioni antitetiche: (a) una radicalizzazione del relativismo postmoderno in direzione di un regime di post-verità, e (b) la reazione scientista, sorta di eco neo-positivistica, che si richiama alla neutralità di fatti posti come oggettivi in maniera assoluta. In questo saggio sosteniamo che queste due posizioni epistemologiche sono solo apparentemente indipendenti e slegate l’una dall’altra, perché in realtà si sostengono a vicenda dal punto di vista ideologico. Riteniamo infatti che l'epistemologia postmoderna (alle radici della post-verità) e il positivismo (alla base dello scientismo) assolvano alla stessa funzione sociale, nonostante la loro apparente irreconciliabilità, poiché in linea di principio escludono la possibilità di affrontare e trasformare il quadro sociale in cui si inseriscono. Oltre a ciò, una teoria critica e, più precisamente, un’epistemologia politica si rendono necessarie per affrontare e comprendere il ruolo ideologico delle dicotomie epistemologiche odierne come false alternative dialettiche che, di fatto, monopolizzano assieme l’arena culturale e quindi ostacolano slanci liberatori e politiche emancipatorie. In questo saggio ci rifaremo in particolar modo a temi e critiche derivate dalla Scuola di Francoforte delle origini per suggerire, in conclusione, che la soluzione alla dialettica ideologica che sintetizza le presunte antitesi del positivismo e del postmodernismo risiede in una prospettiva teorico-pratica che medi tra soggettività e oggettività, ovvero riconcili prassi e realtà grazie ad una soggettività collettiva che trascenda i limiti del dato.
L’aut aut di fatticità scientista e relativismo postmoderno quale semplificazione ideologica del problema epistemologico di expertise e populismo post-veritativo
Omodeo, Pietro Daniel
;Meisner, Lukas
2022-01-01
Abstract
I dibattiti sulla scienza si trovano oggi polarizzati tra due posizioni antitetiche: (a) una radicalizzazione del relativismo postmoderno in direzione di un regime di post-verità, e (b) la reazione scientista, sorta di eco neo-positivistica, che si richiama alla neutralità di fatti posti come oggettivi in maniera assoluta. In questo saggio sosteniamo che queste due posizioni epistemologiche sono solo apparentemente indipendenti e slegate l’una dall’altra, perché in realtà si sostengono a vicenda dal punto di vista ideologico. Riteniamo infatti che l'epistemologia postmoderna (alle radici della post-verità) e il positivismo (alla base dello scientismo) assolvano alla stessa funzione sociale, nonostante la loro apparente irreconciliabilità, poiché in linea di principio escludono la possibilità di affrontare e trasformare il quadro sociale in cui si inseriscono. Oltre a ciò, una teoria critica e, più precisamente, un’epistemologia politica si rendono necessarie per affrontare e comprendere il ruolo ideologico delle dicotomie epistemologiche odierne come false alternative dialettiche che, di fatto, monopolizzano assieme l’arena culturale e quindi ostacolano slanci liberatori e politiche emancipatorie. In questo saggio ci rifaremo in particolar modo a temi e critiche derivate dalla Scuola di Francoforte delle origini per suggerire, in conclusione, che la soluzione alla dialettica ideologica che sintetizza le presunte antitesi del positivismo e del postmodernismo risiede in una prospettiva teorico-pratica che medi tra soggettività e oggettività, ovvero riconcili prassi e realtà grazie ad una soggettività collettiva che trascenda i limiti del dato.File | Dimensione | Formato | |
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