Di cosa parliamo quando parliamo di sostenibilità? Potremmo cominciare proprio da questa domanda per introdurre il contenuto di questo volume. Il termine «sostenibilità» può sembrare oggi «inflazionato», e il suo utilizzo nelle sedi più disparate, dai media tradizionali alla pubblicità ai social network, appare a volte poco corretto, o quantomeno vago, al punto da renderlo quasi incomprensibile. Nel mondo scientifico, la terminologia legata ai temi della sostenibilità è in continua espansione: il nu mero di definizioni e di modelli operativi proposti cresce al pari dell’importanza che la sostenibilità assume nella vita quotidiana. Come scrive Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nel suo recente libro L’utopia sostenibile, Abbiamo ormai un’evidenza scientifica consolidata dell’in sostenibilità, sul piano non solo ambientale ma anche su quello economico e sociale, del modello di sviluppo che abbiamo segui to nel corso degli ultimi due secoli. Anzi, numerose analisi ci segnalano che alcuni fenomeni fortemente destabilizzanti (si pensi al cambiamento climatico, alle migrazioni o all’aumento delle disuguaglianze) stanno verificandosi con una velocità e un’intensità superiori a quelle previste solo alcuni anni fa proprio perché, quando l’instabilità di un sistema cresce, le interazioni tra le sue diverse componenti provocano un’accelerazione dei singoli processi (p. 3). Appare non più procrastinabile, pertanto, una correzione di rotta nella direzione dello sviluppo sostenibile, la cui definizione più nota è contenuta nel Rapporto Brundtland (1987), documento elaborato dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo in cui è descritto come lo «sviluppo che soddisfa i bisogni del presente sen za compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri». Nel documento si tratteggiano quelli che sono diventati gli assi portanti di tale paradigma, un concetto di sviluppo che, «lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambia mento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecno logico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali». Dopo il Rapporto Brundtland, numerosi sono stati i contributi focalizzati sulla concettualizzazione della sostenibilità o sviluppo sostenibile, con tratti comuni riconducibili alla sua articolazione in tre dimensioni costitutive: – la sostenibilità ambientale, dimensione che pone l’accento su un uso delle risorse ambientali che rispetti i vincoli posti dalla capacità di rigenerazione e di assorbimento da parte dell’ecosistema. Agire in modo sostenibile dal punto di vista ambientale significa puntare a salvaguardare e non compromettere i processi dinamici di autorganizzazione dei sistemi bioecologici; – la sostenibilità sociale, focalizzata sulla necessità di puntare a un miglioramento delle condizioni di vita, tra mite un maggiore accesso ai servizi sanitari, educativi, sociali e al lavoro, ma anche attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del pluralismo culturale e delle tradizioni locali, il sostegno e la ricerca di pratiche di concertazione sociale, nonché la necessità di un cambiamento sostanziale negli stili di vita dei consumatori, promuovendo comportamenti sociali e istituzionali sostenibili; – la sostenibilità economica, che procede dalla consapevolezza della necessità di una revisione degli attuali modelli di consumo, da realizzarsi non solo agendo in un’ottica di razionalizzazione, ma anche indirizzandosi verso la riduzione delle esternalità negative sulla società. In questa dimensione, il principio di riferimento è quello di contribuire allo sviluppo della società riducendone costi e rischi, migliorando la qualità di prodotti e servizi, senza aumentare – o preferibilmente riducendo – le possibili ricadute negative. Il perseguimento di uno sviluppo sostenibile richiede un approccio integrato su tutte e tre le dimensioni costitutive: la sostenibilità non è dunque la somma delle parti componenti, bensì il risultato di un’azione che genera sinergie dalle reciproche interconnessioni, secondo il modello dell’equilibrio delle tre E: Ecologia, Equità, Economia. Occorrono inoltre una presa di coscienza e il contributo, in termini di scelte e iniziative, da parte di tutti i soggetti del sistema socioeconomico, a partire dagli Stati e dalle istituzioni in genere, le forze politiche, i mercati finanziari, le realtà aziendali, e via via fino alle famiglie e al singolo cittadino. Coerentemente con questa impostazione necessaria mente pluralista, che chiama in causa una molteplicità di attori, la sostenibilità può essere esaminata da punti di osservazione diversi: quello politico, quello sociologico, quello delle scienze ingegneristiche ambientali, quello macroeconomico, quello economico aziendale. Questo libro intende declinare il concetto di sostenibilità partendo proprio da quest’ultima prospettiva, assumendo pertanto come centro di riferimento l’attività economica svolta dalle aziende (e dalle imprese in particolare) attraverso i processi gestionali, organizzativi, di rilevazione e informazione. Si tratta di una prospettiva «micro», se comparata con le riflessioni di maggiore portata («macro») abbracciate da altri punti di osservazione tra quelli richiamati, ma non per questo meno complessa o meno rilevante. È convinzione dell’autrice, condivisa da altri studiosi, che le imprese possano agire, in questo periodo storico, da vero e proprio motore della transizione verso la sostenibilità. Secondo una recente rilevazione Istat, molte imprese italiane, indipendentemente dal settore produttivo e dall’area geografica in cui hanno sede, dichiarano di adottare comportamenti volti a migliorare il benessere lavorativo del proprio personale, a ridurre l’impatto ambientale dei processi e a migliorare il livello di sicurezza all’interno dell’impresa o nel territorio in cui operano, ponendo attenzione a tutte e tre le dimensioni costitutive della sostenibilità. Può non essere sufficiente, qualora si tratti di iniziative – ancorché meritorie – più in linea con i presupposti della charity o della responsabilità sociale d’impresa, ma senz’altro l’orientamento e l’adesione (il commitment) nei confronti della sostenibilità da parte di imprenditori e manager possono generare innovazioni nelle modalità strutturali e tecniche di svolgimento dell’attività economica e pratiche potenzialmente in grado di coniugare crescita e performance economica, sostenibilità sociale e ambientale secondo un approccio integrato. Come peraltro dimostrano i casi aziendali che prenderemo in esame in questo libro. L’attività d’impresa, in questo senso, può fungere da volano di una cultura della sostenibilità, e questo è forse il risultato di maggior portata da perseguire in questa fase storica. Un salto culturale. Il libro si articola in cinque capitoli. Nel primo si pro pongono i concetti base riguardanti la sostenibilità nella prospettiva economico aziendale, in termini di paradigma, in riferimento ai tratti caratterizzanti sia le aziende orientate alla sostenibilità sia i settori; il capitolo mette in luce anche le differenze tra sostenibilità, charity e responsabilità sociale d’impresa, che talvolta vengono erroneamente impiegati come sinonimi. Il secondo capitolo analizza il ruolo degli Stati, non ancora dispiegato compiutamente, quali veicoli dei principi e degli obiettivi della sostenibilità, e sulla ricerca di migliori modalità di svolgimento dei processi economici da parte delle imprese attraverso i modelli di business. Nel terzo capitolo si evidenzia il potenziale contributo dei consumatori allo sviluppo sostenibile, richiamando anche la valenza della comunicazione della sostenibilità e la centralità, per le imprese che intendono mettere in pratica il concetto di sostenibilità, del coinvolgimento dei portatori di interesse (le attività di stakeholder engagement). Il quarto capitolo è un excursus sull’economia circolare, di cui illustra le possibili interpretazioni e realizzazioni, gli aspetti che ne fanno un modello di produzione sostenibile, i principali driver che ne favoriscono attualmente la diffusione. Infine, il quinto e ultimo capitolo si occupa della finanza sostenibile e mostra il sentiero tracciato dalle istituzioni finanziarie e dalle agenzie di rating, per concludere con una panoramica su gli indicatori di performance della sostenibilità. In ogni capitolo si fa riferimento alle conoscenze più recenti sui temi trattati e all’esperienza accumulata sul campo; vengono inoltre presentati, in sintesi, alcuni casi aziendali quali esempi virtuosi di approccio alla sostenibilità.
L'azienda sostenibile
Mio, Chiara
2021-01-01
Abstract
Di cosa parliamo quando parliamo di sostenibilità? Potremmo cominciare proprio da questa domanda per introdurre il contenuto di questo volume. Il termine «sostenibilità» può sembrare oggi «inflazionato», e il suo utilizzo nelle sedi più disparate, dai media tradizionali alla pubblicità ai social network, appare a volte poco corretto, o quantomeno vago, al punto da renderlo quasi incomprensibile. Nel mondo scientifico, la terminologia legata ai temi della sostenibilità è in continua espansione: il nu mero di definizioni e di modelli operativi proposti cresce al pari dell’importanza che la sostenibilità assume nella vita quotidiana. Come scrive Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, nel suo recente libro L’utopia sostenibile, Abbiamo ormai un’evidenza scientifica consolidata dell’in sostenibilità, sul piano non solo ambientale ma anche su quello economico e sociale, del modello di sviluppo che abbiamo segui to nel corso degli ultimi due secoli. Anzi, numerose analisi ci segnalano che alcuni fenomeni fortemente destabilizzanti (si pensi al cambiamento climatico, alle migrazioni o all’aumento delle disuguaglianze) stanno verificandosi con una velocità e un’intensità superiori a quelle previste solo alcuni anni fa proprio perché, quando l’instabilità di un sistema cresce, le interazioni tra le sue diverse componenti provocano un’accelerazione dei singoli processi (p. 3). Appare non più procrastinabile, pertanto, una correzione di rotta nella direzione dello sviluppo sostenibile, la cui definizione più nota è contenuta nel Rapporto Brundtland (1987), documento elaborato dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo in cui è descritto come lo «sviluppo che soddisfa i bisogni del presente sen za compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri». Nel documento si tratteggiano quelli che sono diventati gli assi portanti di tale paradigma, un concetto di sviluppo che, «lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambia mento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecno logico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali». Dopo il Rapporto Brundtland, numerosi sono stati i contributi focalizzati sulla concettualizzazione della sostenibilità o sviluppo sostenibile, con tratti comuni riconducibili alla sua articolazione in tre dimensioni costitutive: – la sostenibilità ambientale, dimensione che pone l’accento su un uso delle risorse ambientali che rispetti i vincoli posti dalla capacità di rigenerazione e di assorbimento da parte dell’ecosistema. Agire in modo sostenibile dal punto di vista ambientale significa puntare a salvaguardare e non compromettere i processi dinamici di autorganizzazione dei sistemi bioecologici; – la sostenibilità sociale, focalizzata sulla necessità di puntare a un miglioramento delle condizioni di vita, tra mite un maggiore accesso ai servizi sanitari, educativi, sociali e al lavoro, ma anche attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del pluralismo culturale e delle tradizioni locali, il sostegno e la ricerca di pratiche di concertazione sociale, nonché la necessità di un cambiamento sostanziale negli stili di vita dei consumatori, promuovendo comportamenti sociali e istituzionali sostenibili; – la sostenibilità economica, che procede dalla consapevolezza della necessità di una revisione degli attuali modelli di consumo, da realizzarsi non solo agendo in un’ottica di razionalizzazione, ma anche indirizzandosi verso la riduzione delle esternalità negative sulla società. In questa dimensione, il principio di riferimento è quello di contribuire allo sviluppo della società riducendone costi e rischi, migliorando la qualità di prodotti e servizi, senza aumentare – o preferibilmente riducendo – le possibili ricadute negative. Il perseguimento di uno sviluppo sostenibile richiede un approccio integrato su tutte e tre le dimensioni costitutive: la sostenibilità non è dunque la somma delle parti componenti, bensì il risultato di un’azione che genera sinergie dalle reciproche interconnessioni, secondo il modello dell’equilibrio delle tre E: Ecologia, Equità, Economia. Occorrono inoltre una presa di coscienza e il contributo, in termini di scelte e iniziative, da parte di tutti i soggetti del sistema socioeconomico, a partire dagli Stati e dalle istituzioni in genere, le forze politiche, i mercati finanziari, le realtà aziendali, e via via fino alle famiglie e al singolo cittadino. Coerentemente con questa impostazione necessaria mente pluralista, che chiama in causa una molteplicità di attori, la sostenibilità può essere esaminata da punti di osservazione diversi: quello politico, quello sociologico, quello delle scienze ingegneristiche ambientali, quello macroeconomico, quello economico aziendale. Questo libro intende declinare il concetto di sostenibilità partendo proprio da quest’ultima prospettiva, assumendo pertanto come centro di riferimento l’attività economica svolta dalle aziende (e dalle imprese in particolare) attraverso i processi gestionali, organizzativi, di rilevazione e informazione. Si tratta di una prospettiva «micro», se comparata con le riflessioni di maggiore portata («macro») abbracciate da altri punti di osservazione tra quelli richiamati, ma non per questo meno complessa o meno rilevante. È convinzione dell’autrice, condivisa da altri studiosi, che le imprese possano agire, in questo periodo storico, da vero e proprio motore della transizione verso la sostenibilità. Secondo una recente rilevazione Istat, molte imprese italiane, indipendentemente dal settore produttivo e dall’area geografica in cui hanno sede, dichiarano di adottare comportamenti volti a migliorare il benessere lavorativo del proprio personale, a ridurre l’impatto ambientale dei processi e a migliorare il livello di sicurezza all’interno dell’impresa o nel territorio in cui operano, ponendo attenzione a tutte e tre le dimensioni costitutive della sostenibilità. Può non essere sufficiente, qualora si tratti di iniziative – ancorché meritorie – più in linea con i presupposti della charity o della responsabilità sociale d’impresa, ma senz’altro l’orientamento e l’adesione (il commitment) nei confronti della sostenibilità da parte di imprenditori e manager possono generare innovazioni nelle modalità strutturali e tecniche di svolgimento dell’attività economica e pratiche potenzialmente in grado di coniugare crescita e performance economica, sostenibilità sociale e ambientale secondo un approccio integrato. Come peraltro dimostrano i casi aziendali che prenderemo in esame in questo libro. L’attività d’impresa, in questo senso, può fungere da volano di una cultura della sostenibilità, e questo è forse il risultato di maggior portata da perseguire in questa fase storica. Un salto culturale. Il libro si articola in cinque capitoli. Nel primo si pro pongono i concetti base riguardanti la sostenibilità nella prospettiva economico aziendale, in termini di paradigma, in riferimento ai tratti caratterizzanti sia le aziende orientate alla sostenibilità sia i settori; il capitolo mette in luce anche le differenze tra sostenibilità, charity e responsabilità sociale d’impresa, che talvolta vengono erroneamente impiegati come sinonimi. Il secondo capitolo analizza il ruolo degli Stati, non ancora dispiegato compiutamente, quali veicoli dei principi e degli obiettivi della sostenibilità, e sulla ricerca di migliori modalità di svolgimento dei processi economici da parte delle imprese attraverso i modelli di business. Nel terzo capitolo si evidenzia il potenziale contributo dei consumatori allo sviluppo sostenibile, richiamando anche la valenza della comunicazione della sostenibilità e la centralità, per le imprese che intendono mettere in pratica il concetto di sostenibilità, del coinvolgimento dei portatori di interesse (le attività di stakeholder engagement). Il quarto capitolo è un excursus sull’economia circolare, di cui illustra le possibili interpretazioni e realizzazioni, gli aspetti che ne fanno un modello di produzione sostenibile, i principali driver che ne favoriscono attualmente la diffusione. Infine, il quinto e ultimo capitolo si occupa della finanza sostenibile e mostra il sentiero tracciato dalle istituzioni finanziarie e dalle agenzie di rating, per concludere con una panoramica su gli indicatori di performance della sostenibilità. In ogni capitolo si fa riferimento alle conoscenze più recenti sui temi trattati e all’esperienza accumulata sul campo; vengono inoltre presentati, in sintesi, alcuni casi aziendali quali esempi virtuosi di approccio alla sostenibilità.| File | Dimensione | Formato | |
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