La scoperta del fenomeno di luminescenza legato alla pietra di Bologna1 risale ai primi anni del XVII secolo. Nel 1602, Vincenzo Casciarolo, ciabattino con la passione per l’alchimia, ne trovò alcuni esemplari sul monte Paderno, nel bolognese. Incuriosito dai bagliori metallici di una pietra che si intravedeva tra le argille dei calanchi, la raccolse e la portò nel laboratorio dietro casa con la speranza di poterne ricavare dell’argento. In seguito ad alcune operazioni di calcinazione, e dopo aver esposto la pietra alla luce solare e averla riposta al buio, Casciarolo ottenne un fenomeno di luminescenza2 dovuto all’emanazione luminosa dalla pietra. Questo fenomeno si è installato nella ricerca scientifica come oggetto di curiosità e di interpretazioni diverse, segnate da diverse concezioni della natura e da diverse teorie della scienza.3 Intento di questo lavoro è mettere in luce il mutamento paradigmatico degli studi del XVII e XVIII secolo sul fenomeno connesso alla pietra di Bologna, evidenziando il progresso scientifico dall’alchimia alla fisica e le diverse funzioni teoriche svolte dalle spiegazioni scientifiche proposte. Nel corso del Seicento, gli studi alchemici ne fanno un oggetto di paragone della natura, esempio particolare e modello della forza di quest’ultima che l’operare dell’uomo porta alla luce. Nel secolo successivo, il fenomeno di luminescenza è posto in relazione a teorie fisiche più generali, che chiedono alla chimica verifiche sperimentali e prove empiriche. Tra il Seicento e il Settecento si assiste al passaggio dallo studio della pietra agli studi sul fenomeno che essa realizza, esempio dello sviluppo della scienza chimica e delle modalità conoscitive a essa collegate.
La Pietra di Bologna da Descartes a Spallanzani. Sviluppo di un modello scientifico tra curiosità, metodo, analogia, esempio e prova empirica
baldassarri
2014-01-01
Abstract
La scoperta del fenomeno di luminescenza legato alla pietra di Bologna1 risale ai primi anni del XVII secolo. Nel 1602, Vincenzo Casciarolo, ciabattino con la passione per l’alchimia, ne trovò alcuni esemplari sul monte Paderno, nel bolognese. Incuriosito dai bagliori metallici di una pietra che si intravedeva tra le argille dei calanchi, la raccolse e la portò nel laboratorio dietro casa con la speranza di poterne ricavare dell’argento. In seguito ad alcune operazioni di calcinazione, e dopo aver esposto la pietra alla luce solare e averla riposta al buio, Casciarolo ottenne un fenomeno di luminescenza2 dovuto all’emanazione luminosa dalla pietra. Questo fenomeno si è installato nella ricerca scientifica come oggetto di curiosità e di interpretazioni diverse, segnate da diverse concezioni della natura e da diverse teorie della scienza.3 Intento di questo lavoro è mettere in luce il mutamento paradigmatico degli studi del XVII e XVIII secolo sul fenomeno connesso alla pietra di Bologna, evidenziando il progresso scientifico dall’alchimia alla fisica e le diverse funzioni teoriche svolte dalle spiegazioni scientifiche proposte. Nel corso del Seicento, gli studi alchemici ne fanno un oggetto di paragone della natura, esempio particolare e modello della forza di quest’ultima che l’operare dell’uomo porta alla luce. Nel secolo successivo, il fenomeno di luminescenza è posto in relazione a teorie fisiche più generali, che chiedono alla chimica verifiche sperimentali e prove empiriche. Tra il Seicento e il Settecento si assiste al passaggio dallo studio della pietra agli studi sul fenomeno che essa realizza, esempio dello sviluppo della scienza chimica e delle modalità conoscitive a essa collegate.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Baldassarri La pietra di Bologna.pdf
non disponibili
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Accesso chiuso-personale
Dimensione
787.97 kB
Formato
Adobe PDF
|
787.97 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in ARCA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.