La sezione conclusiva della survey sugli stereotipi nel servizio sociale offriva la possibilità di raccontare episodi o situazioni nelle quali il genere dell’assistente sociale poteva aver avuto un impatto ritenuto significativo nella gestione di un “caso”, o in generale di lasciare commenti al questionario. Le domande erano libere, con campi non obbligatori, nei quali si è chiesto agli assistenti sociali di raccontarsi senza alcun vincolo. Lo scopo era quello di lasciare spazio alle memorie di ciascuno e fare emergere sprazzi di pratiche professionali, impresse nella storia lavorativa, che le domande del questionario potevano aver rievocato. Ne è nata una miscellanea di storie che rilevano, da una parte, un bisogno di raccontare e di trasmettere l’esperienza vissuta nel lavoro, dall’altra, le criticità che si incontrano nella pratica e che attivano la riflessività del professionista. Ciò sembra aver dato spazio al desiderio degli assistenti sociali di riflettere in modo critico sul proprio lavoro, senza timore di esporre le difficoltà e le fragilità del lavoro quotidiano in ambiti complessi e incerti, riuscendo a evidenziare un sapere costruito nel tempo, informale e tacito, ma significativamente operativo.
Narrare la differenza di genere nella pratica professionale. Resoconti e storie di assistenti sociali
Marta Pantalone;
2021-01-01
Abstract
La sezione conclusiva della survey sugli stereotipi nel servizio sociale offriva la possibilità di raccontare episodi o situazioni nelle quali il genere dell’assistente sociale poteva aver avuto un impatto ritenuto significativo nella gestione di un “caso”, o in generale di lasciare commenti al questionario. Le domande erano libere, con campi non obbligatori, nei quali si è chiesto agli assistenti sociali di raccontarsi senza alcun vincolo. Lo scopo era quello di lasciare spazio alle memorie di ciascuno e fare emergere sprazzi di pratiche professionali, impresse nella storia lavorativa, che le domande del questionario potevano aver rievocato. Ne è nata una miscellanea di storie che rilevano, da una parte, un bisogno di raccontare e di trasmettere l’esperienza vissuta nel lavoro, dall’altra, le criticità che si incontrano nella pratica e che attivano la riflessività del professionista. Ciò sembra aver dato spazio al desiderio degli assistenti sociali di riflettere in modo critico sul proprio lavoro, senza timore di esporre le difficoltà e le fragilità del lavoro quotidiano in ambiti complessi e incerti, riuscendo a evidenziare un sapere costruito nel tempo, informale e tacito, ma significativamente operativo.File | Dimensione | Formato | |
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