Il saggio indaga sulla natura giuridica della fauna selvatica, partendo da contraddizioni rilevabili nel testo normativo che hanno immediati riflessi nelle ricostruzioni della dottrina e della giurisprudenza. In particolare la legge afferma l'appartenenza al patrimonio indisponibile dello Stato, ma allo stesso tempo prevede l'acquisto in capo al cacciatore della preda abbattuta e ciò è incompatibile con l'appartenenza al patrimonio indisponibile. La tesi sostenuta nel saggio parte da una ricostruzione del concetto di bene ed individua la possibilità di affermare l'esistenza di due beni in senso giuridico, intesi cioè come valori, inerenti al medesimo oggetto, ossia la fauna selvatica. Un bene è costituito dal valore di esistenza della risorsa ed appartiene al patrimonio indisponibile. Un altro bene è costituito dal valore d'uso della risorsa ed è appropriabile a titolo di proprietà privata. Ciò che consente di scavalcare il muro della destinazione costituito dall'appartenenza al patrimonio indisponibile è la pianificazione dell'attività venatoria che conduce all'assegnazione al singolo cacciatore di capi cacciabili. In buona sostanza il cacciatore non abbatte capi appartenenti al patrimonio indisponibile che costituiscono il valore di esistenza della risorsa, ma capi che gli sono previamente assegnati, che costituiscono il valore d'uso della risorsa.

Natura giuridica della fauna selvatica

Marco Olivi
Membro del Collaboration Group
2020-01-01

Abstract

Il saggio indaga sulla natura giuridica della fauna selvatica, partendo da contraddizioni rilevabili nel testo normativo che hanno immediati riflessi nelle ricostruzioni della dottrina e della giurisprudenza. In particolare la legge afferma l'appartenenza al patrimonio indisponibile dello Stato, ma allo stesso tempo prevede l'acquisto in capo al cacciatore della preda abbattuta e ciò è incompatibile con l'appartenenza al patrimonio indisponibile. La tesi sostenuta nel saggio parte da una ricostruzione del concetto di bene ed individua la possibilità di affermare l'esistenza di due beni in senso giuridico, intesi cioè come valori, inerenti al medesimo oggetto, ossia la fauna selvatica. Un bene è costituito dal valore di esistenza della risorsa ed appartiene al patrimonio indisponibile. Un altro bene è costituito dal valore d'uso della risorsa ed è appropriabile a titolo di proprietà privata. Ciò che consente di scavalcare il muro della destinazione costituito dall'appartenenza al patrimonio indisponibile è la pianificazione dell'attività venatoria che conduce all'assegnazione al singolo cacciatore di capi cacciabili. In buona sostanza il cacciatore non abbatte capi appartenenti al patrimonio indisponibile che costituiscono il valore di esistenza della risorsa, ma capi che gli sono previamente assegnati, che costituiscono il valore d'uso della risorsa.
2020
La caccia sostenibile. Profili biologici, etici e giuridici
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