Questo studio indaga sul complesso nesso storico tra la danza delle tenebre iconoclasta dell’Ankoku Butō, originariamente consacrata all’informale e l’invisibile, e il processo tecnologico di “scrittura di luce” della pratica fotografica, prendendo ispirazione dalla splendida collezione di immagini, Kyoto Butoh-kan (2020), in cui l’artista Fabio Massimo Fioravanti ricrea i corpi, lo spazio e l’estetica performativa del teatro Kyoto Butoh-kan, inaugurato nel 2016 dalla danzatrice Butō Ima Tenko. Partendo da queste foto vive e pulsanti che ritraggono momenti scenici di Ima Tenko, Fukurozaka Yasuo e Yurabe Masami, e dalle loro interviste, si analizza non solo il ruolo incisivo che la fotografia ha svolto sin dal debutto del Butō modulandone la storia e divenendone una parte inscindibile, ma anche come questa arte del nikutai (corpo di carne) abbia influenzato e ispirato le sperimentazioni fotografiche stesse. Viene posto in evidenza come dall’incontro tra specifici processi creativi e dinamiche di questa danza e dell’arte fotografica emerga un segreto rapporto di connivenza e osmosi tra performer e fotografo, che si riflettono a vicenda in un paesaggio e passaggio unico di ombre.
Osmosi tra fotografia e butō nell’indipendenza dell’ombra: l’invisibile si fa danza
Katja Centonze
2020-01-01
Abstract
Questo studio indaga sul complesso nesso storico tra la danza delle tenebre iconoclasta dell’Ankoku Butō, originariamente consacrata all’informale e l’invisibile, e il processo tecnologico di “scrittura di luce” della pratica fotografica, prendendo ispirazione dalla splendida collezione di immagini, Kyoto Butoh-kan (2020), in cui l’artista Fabio Massimo Fioravanti ricrea i corpi, lo spazio e l’estetica performativa del teatro Kyoto Butoh-kan, inaugurato nel 2016 dalla danzatrice Butō Ima Tenko. Partendo da queste foto vive e pulsanti che ritraggono momenti scenici di Ima Tenko, Fukurozaka Yasuo e Yurabe Masami, e dalle loro interviste, si analizza non solo il ruolo incisivo che la fotografia ha svolto sin dal debutto del Butō modulandone la storia e divenendone una parte inscindibile, ma anche come questa arte del nikutai (corpo di carne) abbia influenzato e ispirato le sperimentazioni fotografiche stesse. Viene posto in evidenza come dall’incontro tra specifici processi creativi e dinamiche di questa danza e dell’arte fotografica emerga un segreto rapporto di connivenza e osmosi tra performer e fotografo, che si riflettono a vicenda in un paesaggio e passaggio unico di ombre.File | Dimensione | Formato | |
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