Arte e economia sono curiose l’una dell’altra. Da molto tempo. Ma negli ultimi anni l’interesse si è fatto più preciso e il dialogo più intenso. Le imprese percepiscono i contributi possibili del linguaggio artistico e gli artisti trovano contesti che orientano la creatività in direzioni inattese. Ma l’arte contemporanea può davvero essere “motore di creatività” utile a dare un vantaggio competitivo alle PMI venete? Per capire se e come questo sia possibile, il progetto di ricerca Art&Business ha accompagnato gli artisti nelle imprese venete, attivando collaborazioni sperimentali che hanno dato risultati differenziati ma comunque utile a gettare nuova luce sul rapporto tra arte e impresa. I discorsi e le parole d’ordine che circolano nel mondo imprenditoriale ripetono che non c’è innovazione senza creatività, immaginata come l’ingrediente fondamentale per sviluppare e mantenere la competitività. Per far questo, ci viene detto, l’impresa deve investire in processi creativi a supporto dell’innovazione, che si concretizzano in una maggiore attenzione verso la componente estetica e di progettazione del prodotto, in connessione con soggetti e processi tipici della produzione artistica. Si tratta quindi di una connessione strategica riconosciuta unanimemente dalla ricerca accademica, dal mondo imprenditoriale e dalle politiche pubbliche che rimane però sorprendentemente poco indagata sul piano empirico. Si dice che il patrimonio culturale e artistico sia fonte primaria dell’identità e del vantaggio competitivo del “made in Italy” ma poco si sa delle modalità concrete con cui questa connessione si stabilisce e si trasmette. Art&Business ha cercato di colmare questo divario di conoscenza contribuendo tanto all’arricchimento della conversazione accademica quanto alla comprensione di cruciali processi imprenditoriali come quello dell’innovazione e della competitività che ne dovrebbe conseguire. Le aziende coinvolte nel progetto sono state sette, distribuite tra Venezia (Fallani, Cantiere Manin), la provincia di Vicenza (Ugolini srl e OMP Engineering) Treviso (DeCastelli, DelineoDesign) e Padova (Cultour Active). I settori sono i più diversi: dall’industria creativa a quella metalmeccanica passando per la carpenteria metallica e approdando ai lavori marittimi. Art&Business ha proposto un intreccio tra arte e azienda che punta a superare le forme già note di mecenatismo, filantropia o sponsorizzazione, modi tipici di supportare produzioni artistiche e culturali che restano esterne ai luoghi di produzione. Gli interventi realizzati e qui esposti hanno invece cercato di favorire processi di “artificazione” dell’azienda, in cui l’attività artistica si inserisce tra le tradizionali attività aziendali, dialoga con esse, le arricchisce di nuovi significati e metodi. Per noi “Artificare” l’azienda ha significato attivazione di processi ideativi secondo le logiche proprie della produzione artistica, avendo in mente l’innovazione strategica e tecnica, ma anche accettando e imparando a gestire la complessità derivante dall’inserimento di una logica, quella artistica, per molti versi diversa da quella aziendale. Gli artisti hanno lavorato come “action-researchers” con l’obiettivo di traferire in azienda valori e codici artistici, quali il carattere simbolico dell’opera d’arte, la peculiarità processuale del lavoro artistico, i principi di libertà di espressione e autonomia, l’imprevedibilità dei risultati, il paradosso e l’ironia. Tale trasferimento di valori e significati è stato analizzato da tre assegniste di ricerca : Corinne Mazzoli, Annabella Sperotto e Viviana Carlet, che hanno assunto il ruolo di mediatrici tra linguaggi artistici e aziendali. La loro mediazione è stata fondamentale per attivare e comprendere i processi di “artificazione” delle imprese volti a stimolare l’innovazione strategica e tecnica. Per apprezzare pienamente i risultati di questo progetto ci vorrà tempo. Non si tratta di processi rapidi che producono esiti precisi. Ci si può però aspettare, sul versante delle imprese, una più articolata, profonda e innovativa capacità di interazione con il mondo della produzione artistica così da arricchire di significato il concetto stesso di “industria creativa” dotandola di uno specifico elemento di differenziazione. A beneficio delle ricercatrici ci si attende un consolidamento del loro posizionamento sul mercato del lavoro in virtù di una aumentata capacità di costruire connessioni tra arte e business sviluppando una competenza distintiva che gli potrà permettere di intervenire come agenti di creatività all’interno delle imprese o autonomi professionisti nella mediazione culturale. Le ricadute sul sistema delle imprese si potranno avere in termini di integrazione sociale e sviluppo del tessuto economico derivanti dall’attivazione di nuovi modi di fare impresa e lo sviluppo di una forma di ’“arte del management”, intesa come quell’insieme di competenze e pratiche manageriali che mettono in rapporto esigenze aziendali con stili passionali, creativi e non standardizzati, attraverso la presenza in azienda di competenze nuove, di matrice essenzialmente artistica.

Art & Business. 
Accrescere il contenuto creativo-culturale delle imprese venete

fabrizio panozzo
Investigation
2017-01-01

Abstract

Arte e economia sono curiose l’una dell’altra. Da molto tempo. Ma negli ultimi anni l’interesse si è fatto più preciso e il dialogo più intenso. Le imprese percepiscono i contributi possibili del linguaggio artistico e gli artisti trovano contesti che orientano la creatività in direzioni inattese. Ma l’arte contemporanea può davvero essere “motore di creatività” utile a dare un vantaggio competitivo alle PMI venete? Per capire se e come questo sia possibile, il progetto di ricerca Art&Business ha accompagnato gli artisti nelle imprese venete, attivando collaborazioni sperimentali che hanno dato risultati differenziati ma comunque utile a gettare nuova luce sul rapporto tra arte e impresa. I discorsi e le parole d’ordine che circolano nel mondo imprenditoriale ripetono che non c’è innovazione senza creatività, immaginata come l’ingrediente fondamentale per sviluppare e mantenere la competitività. Per far questo, ci viene detto, l’impresa deve investire in processi creativi a supporto dell’innovazione, che si concretizzano in una maggiore attenzione verso la componente estetica e di progettazione del prodotto, in connessione con soggetti e processi tipici della produzione artistica. Si tratta quindi di una connessione strategica riconosciuta unanimemente dalla ricerca accademica, dal mondo imprenditoriale e dalle politiche pubbliche che rimane però sorprendentemente poco indagata sul piano empirico. Si dice che il patrimonio culturale e artistico sia fonte primaria dell’identità e del vantaggio competitivo del “made in Italy” ma poco si sa delle modalità concrete con cui questa connessione si stabilisce e si trasmette. Art&Business ha cercato di colmare questo divario di conoscenza contribuendo tanto all’arricchimento della conversazione accademica quanto alla comprensione di cruciali processi imprenditoriali come quello dell’innovazione e della competitività che ne dovrebbe conseguire. Le aziende coinvolte nel progetto sono state sette, distribuite tra Venezia (Fallani, Cantiere Manin), la provincia di Vicenza (Ugolini srl e OMP Engineering) Treviso (DeCastelli, DelineoDesign) e Padova (Cultour Active). I settori sono i più diversi: dall’industria creativa a quella metalmeccanica passando per la carpenteria metallica e approdando ai lavori marittimi. Art&Business ha proposto un intreccio tra arte e azienda che punta a superare le forme già note di mecenatismo, filantropia o sponsorizzazione, modi tipici di supportare produzioni artistiche e culturali che restano esterne ai luoghi di produzione. Gli interventi realizzati e qui esposti hanno invece cercato di favorire processi di “artificazione” dell’azienda, in cui l’attività artistica si inserisce tra le tradizionali attività aziendali, dialoga con esse, le arricchisce di nuovi significati e metodi. Per noi “Artificare” l’azienda ha significato attivazione di processi ideativi secondo le logiche proprie della produzione artistica, avendo in mente l’innovazione strategica e tecnica, ma anche accettando e imparando a gestire la complessità derivante dall’inserimento di una logica, quella artistica, per molti versi diversa da quella aziendale. Gli artisti hanno lavorato come “action-researchers” con l’obiettivo di traferire in azienda valori e codici artistici, quali il carattere simbolico dell’opera d’arte, la peculiarità processuale del lavoro artistico, i principi di libertà di espressione e autonomia, l’imprevedibilità dei risultati, il paradosso e l’ironia. Tale trasferimento di valori e significati è stato analizzato da tre assegniste di ricerca : Corinne Mazzoli, Annabella Sperotto e Viviana Carlet, che hanno assunto il ruolo di mediatrici tra linguaggi artistici e aziendali. La loro mediazione è stata fondamentale per attivare e comprendere i processi di “artificazione” delle imprese volti a stimolare l’innovazione strategica e tecnica. Per apprezzare pienamente i risultati di questo progetto ci vorrà tempo. Non si tratta di processi rapidi che producono esiti precisi. Ci si può però aspettare, sul versante delle imprese, una più articolata, profonda e innovativa capacità di interazione con il mondo della produzione artistica così da arricchire di significato il concetto stesso di “industria creativa” dotandola di uno specifico elemento di differenziazione. A beneficio delle ricercatrici ci si attende un consolidamento del loro posizionamento sul mercato del lavoro in virtù di una aumentata capacità di costruire connessioni tra arte e business sviluppando una competenza distintiva che gli potrà permettere di intervenire come agenti di creatività all’interno delle imprese o autonomi professionisti nella mediazione culturale. Le ricadute sul sistema delle imprese si potranno avere in termini di integrazione sociale e sviluppo del tessuto economico derivanti dall’attivazione di nuovi modi di fare impresa e lo sviluppo di una forma di ’“arte del management”, intesa come quell’insieme di competenze e pratiche manageriali che mettono in rapporto esigenze aziendali con stili passionali, creativi e non standardizzati, attraverso la presenza in azienda di competenze nuove, di matrice essenzialmente artistica.
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