Questo studio ha preso le mosse da un progetto che mirava alla realizzazione di una mappatura degli archivi d'arte del Novecento a Venezia e nel Veneto, consistente in un censimento e una descrizione degli archivi di artisti, galleristi, critici e storici dell’arte del Veneto del ‘900. L’embrionale progetto di censimento in ambito Veneto è iniziato da alcuni fondi veneziani, scegliendo soggetti produttori diversi tra loro: pittori, scultori, critici, fotografi, galleristi. I primi dati raccolti sono stati inseriti in cartelle esemplificative per darne una immediata fruibilità, utilizzando i criteri per la compilazione e la creazione delle “schede tipo”, secondo le direttive del Sistema Archivistico Nazionale (SAN). I lavori avviati in tal senso hanno subito evidenziato le difficoltà e i limiti che si frapponevano all'ipotesi di partenza: archivi dispersi e inaccessibili per vari motivi, inizialmente aperti e poi richiusi, mancanza di inventari e molti altri impedimenti che si incontrano affrontando la dimensione documentaria della contemporaneità. Imprevisti, come l’impossibilità momentanea di consultare i materiali, hanno fortunatamente fatto portare l’attenzione ad un caso emblematico, quello della documentazione di Silvio Branzi. Il Fondo del critico d’arte di origine trentina Silvio Branzi (1899-1976), un archivio di notevole importanza creato durante il periodo di lavoro al Gazzettino di Venezia (1930-1960 circa), è diventato il nucleo principale della ricerca per la quantità e varietà dei materiali conservati, oltre che per la sua storia di dispersione e alienazione.
Archivi per la storia dell'arte contemporanea: il caso di Silvio Branzi
Vittorio Pajusco
2017-01-01
Abstract
Questo studio ha preso le mosse da un progetto che mirava alla realizzazione di una mappatura degli archivi d'arte del Novecento a Venezia e nel Veneto, consistente in un censimento e una descrizione degli archivi di artisti, galleristi, critici e storici dell’arte del Veneto del ‘900. L’embrionale progetto di censimento in ambito Veneto è iniziato da alcuni fondi veneziani, scegliendo soggetti produttori diversi tra loro: pittori, scultori, critici, fotografi, galleristi. I primi dati raccolti sono stati inseriti in cartelle esemplificative per darne una immediata fruibilità, utilizzando i criteri per la compilazione e la creazione delle “schede tipo”, secondo le direttive del Sistema Archivistico Nazionale (SAN). I lavori avviati in tal senso hanno subito evidenziato le difficoltà e i limiti che si frapponevano all'ipotesi di partenza: archivi dispersi e inaccessibili per vari motivi, inizialmente aperti e poi richiusi, mancanza di inventari e molti altri impedimenti che si incontrano affrontando la dimensione documentaria della contemporaneità. Imprevisti, come l’impossibilità momentanea di consultare i materiali, hanno fortunatamente fatto portare l’attenzione ad un caso emblematico, quello della documentazione di Silvio Branzi. Il Fondo del critico d’arte di origine trentina Silvio Branzi (1899-1976), un archivio di notevole importanza creato durante il periodo di lavoro al Gazzettino di Venezia (1930-1960 circa), è diventato il nucleo principale della ricerca per la quantità e varietà dei materiali conservati, oltre che per la sua storia di dispersione e alienazione.File | Dimensione | Formato | |
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