In un saggio ormai classico, Sanjay Subrahmanyam ha mostrato le convergenze e le connessioni tra le attese millenaristiche che nel XVI secolo investirono l’Europa occidentale e l’India Moghul, passando per l’Impero ottomano e l’Iran. Una ‘congiuntura millenaristica’ di portata in parte comparabile sembra da anticipare alla metà del secolo precedente: l’espansione ottomana, infatti, culminata ma non conclusa con la conquista di Costantinopoli (1453), rappresentò un evento profetico capitale per culture e religioni diverse. Il presente intervento si concentra su tre figure relativamente note nel panorama profetico italiano del Rinascimento, ma non ancora studiate in un’ottica comparativa, come suggerisce la loro comune condizione di emigrati da territori che stavano per cadere o che erano caduti sotto il dominio ottomano. Frate Minore conventuale e poi arcivescovo, il dotto e ambizioso teologo bosniaco Giorgio Benigno Salviati (Juraj Dragišić, nato a Srebrenica) fu direttamente coinvolto nei più significativi episodi carismatici del suo tempo (prendendo le difese di Girolamo Savonarola e contribuendo alla stesura e divulgazione dell’Apocalypsis nova). Il sedicente papa angelico Teodoro, irrequieto monaco olivetano figlio di Giovanni di Scutari, fu condannato invece nel 1515, a Firenze, a una pubblica ritrattazione del proprio messaggio profetico. Il sacerdote secolare Paolo Angelo, infine, emigrò con la sua famiglia da Drivasto alla terraferma veneziana, da dove, tra il terzo e il quinto decennio del Cinquecento, inviò alle massime autorità laiche e religiose di quegli anni le proprie solerti compilazioni di profezie vecchie e nuove, orientate in senso anti-luterano e anti-ottomano. Giorgio Benigno, il monaco Teodoro e Paolo Angelo si inserirono nel vivace contesto profetico italiano con esiti molto diversi: esiti che invitano a riflettere sulla geografia oltre che sulla storia del profetismo nell’Italia di quegli anni, sulla diffusione di inquietudini e tensioni profetiche a diversi livelli culturali e sociali, e sul problema dei rapporti di quelle tensioni e inquietudini con le autorità politiche e religiose.

Migraciones y expectativas mesiánicas. Giorgio Benigno Salviati, el monje Teodoro y Paolo Angelo en la Italia del Renacimiento

Michele Lodone
2018-01-01

Abstract

In un saggio ormai classico, Sanjay Subrahmanyam ha mostrato le convergenze e le connessioni tra le attese millenaristiche che nel XVI secolo investirono l’Europa occidentale e l’India Moghul, passando per l’Impero ottomano e l’Iran. Una ‘congiuntura millenaristica’ di portata in parte comparabile sembra da anticipare alla metà del secolo precedente: l’espansione ottomana, infatti, culminata ma non conclusa con la conquista di Costantinopoli (1453), rappresentò un evento profetico capitale per culture e religioni diverse. Il presente intervento si concentra su tre figure relativamente note nel panorama profetico italiano del Rinascimento, ma non ancora studiate in un’ottica comparativa, come suggerisce la loro comune condizione di emigrati da territori che stavano per cadere o che erano caduti sotto il dominio ottomano. Frate Minore conventuale e poi arcivescovo, il dotto e ambizioso teologo bosniaco Giorgio Benigno Salviati (Juraj Dragišić, nato a Srebrenica) fu direttamente coinvolto nei più significativi episodi carismatici del suo tempo (prendendo le difese di Girolamo Savonarola e contribuendo alla stesura e divulgazione dell’Apocalypsis nova). Il sedicente papa angelico Teodoro, irrequieto monaco olivetano figlio di Giovanni di Scutari, fu condannato invece nel 1515, a Firenze, a una pubblica ritrattazione del proprio messaggio profetico. Il sacerdote secolare Paolo Angelo, infine, emigrò con la sua famiglia da Drivasto alla terraferma veneziana, da dove, tra il terzo e il quinto decennio del Cinquecento, inviò alle massime autorità laiche e religiose di quegli anni le proprie solerti compilazioni di profezie vecchie e nuove, orientate in senso anti-luterano e anti-ottomano. Giorgio Benigno, il monaco Teodoro e Paolo Angelo si inserirono nel vivace contesto profetico italiano con esiti molto diversi: esiti che invitano a riflettere sulla geografia oltre che sulla storia del profetismo nell’Italia di quegli anni, sulla diffusione di inquietudini e tensioni profetiche a diversi livelli culturali e sociali, e sul problema dei rapporti di quelle tensioni e inquietudini con le autorità politiche e religiose.
2018
Visiones imperiales y profecía. Roma, España, Nuevo Mundo,
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