Velimir Chlebnikov, My i doma <1914-1915>: lo “spettro” di una visione utopica nell’architettura russa d’avanguardia

L'obiettivo del presente intervento è verificare l’esistenza di una relazione tra alcune delle ricerche sperimentali in campo architettonico elaborate nell'Unione Sovietica degli anni Venti, le cui manifestazioni più estreme sfociano in utopia o addirittura nella fantascienza, e l'opera di Velimir Chlebnikov, poeta avanguardista generalmente ascritto al gruppo dei cubo-futuristi. Ci serviamo del termine “spettro” in una sua accezione metaforica, mutuata dall’etimologia (dal lat. Specĕre, “guardare, vedere”), per mostrare da un lato come il clima culturale dell'epoca abbia favorito le reciproche influenze tra arti apparentemente così distanti, dall'altro come il trionfo della superficie trasparente e del volume puro e i progetti di “città volanti” dei costruttivisti si intreccino con la particolare ricerca poetica chlebnikoviana, che manifesta la necessità di un radicale mutamento del tessuto architettonico della città.