Il 1917 fu un anno decisivo non solo per il corso della guerra, ma per l’intero ventesimo secolo. Se ciò vale innanzitutto in una dimensione globale, contraccolpi e riscontri importanti vi furono tanto sul piano nazionale italiano, quanto su quello locale veneto. I tanti, troppi caduti ed ancor più il numero esorbitante dei feriti e dei mutilati, nonché quello a sua volta tutt’altro che trascurabile e non meno inquietante dei prigionieri, portarono allora drammaticamente la guerra e i suoi orrori nelle case di tutti, mutandone drasticamente la percezione. La trasformazione fu paradossalmente avvertita più nelle retrovie, nelle famiglie, nelle piccole realtà locali di paese, se non di contrada, che non in linea. E furono allora le donne, le operaie tessili di Thiene e Schio, come le contadine delle campagne, tra Cassola, Rosà e Cartigliano, a mettersi a capo della protesta. Non si tratta, né probabilmente poteva trattarsi di una protesta politicamente consapevole, o anche solo orientata. In realtà si trattò, come i fatti seguenti dimostrarono, di una rivolta nemmeno abortita, quanto piuttosto semplicemente “mancata”. Proprio per questo però la sua incubazione, le sue premesse, le dinamiche che avrebbero potuto garantire sviluppi ed esiti diversi meritano un’attenzione maggiore di quella che la storiografia non abbia riservato loro finora. Questi atti del convegno vicentino sul 1917 non possono naturalmente considerarsi risolutivi in tal senso, ma colmano almeno in parte una lacuna. Le luci “accese”, i percorsi individuati, le suggestioni colte e suggerite segnano altrettanti importanti progressi nella comprensione di quanto la “catastrofe originaria” del ‘900 ha inciso nelle realtà local
A Ovest di Caporetto: profughi e rivolte nel 1917
Giovanni Favero;
2018-01-01
Abstract
Il 1917 fu un anno decisivo non solo per il corso della guerra, ma per l’intero ventesimo secolo. Se ciò vale innanzitutto in una dimensione globale, contraccolpi e riscontri importanti vi furono tanto sul piano nazionale italiano, quanto su quello locale veneto. I tanti, troppi caduti ed ancor più il numero esorbitante dei feriti e dei mutilati, nonché quello a sua volta tutt’altro che trascurabile e non meno inquietante dei prigionieri, portarono allora drammaticamente la guerra e i suoi orrori nelle case di tutti, mutandone drasticamente la percezione. La trasformazione fu paradossalmente avvertita più nelle retrovie, nelle famiglie, nelle piccole realtà locali di paese, se non di contrada, che non in linea. E furono allora le donne, le operaie tessili di Thiene e Schio, come le contadine delle campagne, tra Cassola, Rosà e Cartigliano, a mettersi a capo della protesta. Non si tratta, né probabilmente poteva trattarsi di una protesta politicamente consapevole, o anche solo orientata. In realtà si trattò, come i fatti seguenti dimostrarono, di una rivolta nemmeno abortita, quanto piuttosto semplicemente “mancata”. Proprio per questo però la sua incubazione, le sue premesse, le dinamiche che avrebbero potuto garantire sviluppi ed esiti diversi meritano un’attenzione maggiore di quella che la storiografia non abbia riservato loro finora. Questi atti del convegno vicentino sul 1917 non possono naturalmente considerarsi risolutivi in tal senso, ma colmano almeno in parte una lacuna. Le luci “accese”, i percorsi individuati, le suggestioni colte e suggerite segnano altrettanti importanti progressi nella comprensione di quanto la “catastrofe originaria” del ‘900 ha inciso nelle realtà localFile | Dimensione | Formato | |
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